Via Muzio Scevola: la storia del leone Tarzan il “re dell’ Alberone”

Una storia di quartiere, degli anni 80, di quelle particolari, raccontata con minuziosità da Enrico Lanza su un gruppo fb di quartiere:

In un Circo che si esibiva a Roma diversi anni fa c’era un leoncino di nome Tarzan che non dava segni di aggressività e rifiutava l’addestramento. Non faceva scena, per cui aveano deciso di sopprimerlo. Un amante del Circo, venuto a conoscenza della cosa, si impietosì e chiese di adottare il povero cucciolo. Lo portò via con sé , gli costruì una gabbia spaziosa sistemandola dentro un box in muratura nel cortile di un palazzetto all’angolo tra Via Clelia e Via Muzio Scevola dove lavorava riparando imbarcazioni. Il rapporto tra Piero (così si chiamava il suo salvatore) e Tarzan si sviluppò in modo sorprendente ed i cucciolo si affezionò al punto che piangeva ogni volta che il suo padrone lo lasciava solo. La presenza di un animale esotico suscitò la curiosità degli abitanti della zona che facevano a gara per vedere il leone. Co passare del tempo, l’animale cresceva al punto che aveva raggiunto dimensioni notevoli e gli era cresciuta una folta criniera, ma nonostante il fiero aspetto, Tarzan non aveva cambiato il proprio carattere, era un leone buono , al punto che i bambini della zona gli erano molto affezionati. il seguito appena troverò un altro po’ di tempo, abbiate pazienza!
Il leone era cresciuto ed i suoi ruggiti scuotevano le notti dell’Alberone e dintorni. Qualcuno ha detto che si sentivano fino a San Giovanni,al punto che alla gente del quartiere sembrava di trovarsi in mezzo alla savana .Venne presentato un esposto alle Autorità richiedendo il rispetto della quiete pubblica sostenendo anche che l’animale subiva maltrattamenti. Il proprietario, per paura che glielo portassero via, si alzava in piena notte per andare a tranquillizzarlo. Ogni volta che lo vedeva, Tarzan smetteva di fare rumore. La povera bestia non era abituata al nostro clima e pur dormendo al coperto, si era ammalata di reumatismi. Per questa ragione, quando gli venivano i dolori, si lamentava per richiamare l’attenzione del suo padrone che lo curva amorevolmente. Tarzan si faceva fare le iniezioni antidolorifiche senza mai ribellarsi. Le Autorità proseguirono negli accertamenti e la Polizia Veterinaria si presentò a Via Muzio Scevola con l’intenzione di portare via Tarzan, ma quando si resero conto che era custodito con cura, che non c’erano problemi di carattere igienico e che non subiva alcun genere di maltrattamenti, chiusero l’indagine positivamente e si fecero ritrarre davanti alla gabbia del leone mentre all’ingresso del cortile i bambini della zona avevano organizzato una manifestazione spontanea al grido di “Volémo Tarza, volémo Tarzan!”.
Il fatto suscitò l’interesse della stampa e la Televisione mandò un troupe per fare un filmato. Il padrone venne ospitato dal compianto Corrado Mantoni ijn una trasmissione di cui mi sfugge il nome e Tarzan divenne ancora più famoso….

Gestire un bestione di quel genere diventava sempre più impegnativo, ma Piero, un po’ perché aveva con il suo leone un rapporto speciale e un po’ anche perché grazie a lui aveva acquisito notorietà, non si risparmiava nell’accudirlo. Ormai tutti lo conoscevano, tanta gente lo indicava a dito e lui non nascondeva la sua soddisfazione. Era una persona che amava profondamente gli animali, senza distinzioni, ed il fatto che avesse preso con sé un leone non era una forma di esibizionismo, era invece l’espressione di una condizione dell’animo che è patrimonio di poche persone. E’ giusto parlare anche un po’ di lui, purtroppo venuto a mancare stroncato da un male incurabile, perché era un uomo davvero speciale. Il suo fisico imponente e la sua aria burbera contrastavano con la sua gentilezza d’animo e con la sua generosità. Sapeva fare di tutto, possedeva una manualità eccezionale e una genialità incredibile. Aveva sempre avuto una vera passione per gli animali e quando lavorava in Africa come responsabile delle sale macchine di imbarcazioni per la pesca d’altura nel Golfo di Guinea con base a Cotonou nell’allora Dahomey, ogni volta che tornava a Roma portava con sé qualche animale. Escogitava i modi più impensati per eludere i controlli aeroportuali ed in questo modo si portò dietro scimmiette, pangolini e persino piccoli coccodrilli. Quando non poteva tenerli più con sé, li donava ai giardini zoologici o agli zoo-safari. Niente di cui stupirsi, quindi, del fatto che avesse preso con sé il leone che però continuava a dargli problemi. Ai ruggiti agghiaccianti de re della foresta che animavano le notti del quartiere, dovuti al fatto che era diventato sessualmente maturo e quindi sentiva il bisogno di una femmina, si aggiunsero anche quelli provocati da quelli causati da un ascesso dentario. Il veterinario, dopo averlo visto, si rifiutò di somministrargli gli antibiotici perché aveva paura di essere assalito e toccò a Piero gli prestargli le cure fino alla guarigione senza che vi fossero problemi. La situazione diventava sempre più problematica: Tarzan non poteva rimanere lì, bisognava trovargli un posto più adatto. Né la Guardia Forestale e neppure il bioparco si dichiararono disposti ad accettarlo. Pensando di operare per il meglio, accettò l’offerta di uno strano tipo che gestiva una specie di villaggio con una mega discoteca, piscina e attrazioni di vario genere che si dichiarò disponibile ad ospitare Tarzan che sarebbe andato a fare compagnia ad un altro leone. La bestia andò via e si trasferì in provincia di Frosinone. Ad un certo punto si venne a sapere che Tarzan era morto e Piero apprese la notizia con molto dispiacere. La persona che l’aveva preso in custodia gli riferì che l’aveva trovato morto. Piero non rimase particolarmente convinto e cercò di capire meglio cosa era accaduto veramente ma non lo seppe mai. La storia è rimasta misteriosa perché non vollero spiegargli esattamente dove era stato seppellito e gli vennero fornite vaghe indicazioni, come se avessero qualcosa da nascondere. Il villaggio dove era stato trasferito non esiste più, ma il mistero del leone permane. Qualcuno sostiene che sia stato trovato morto per incuria e malnutrizione, qualcun altro che sia stato ucciso a colpi di pistola e gettato di nascosto nel fiume Liri nottetempo, per sbarazzarsene perché era ammalato e non costituiva più un’attrazione: povero Tarzan! Comunque sia finita ci dispiace che quello che era stato il Re dell’Alberone sia sparito così miseramente.

Enrico Lanza