Verso la chiusura elettorale: molte ombre e poche luci

ElezioniUna campagna elettorale particolarmente sottotono, in linea con la crisi, si avvia al capolinea. Parafrasando il celebre motto “piazze vuote e urne piene”, il Corriere della Sera parla di “piazze vuote e urne vuote” per la fine corsa di queste elezioni amministrative. In effetti, a Roma, così come del resto a Milano, a Torino e a Napoli, è palpabile il distacco dei cittadini dalla politica e dai suoi riti consumati, compresi gli abituali eventi da corollario, come gazebo, cene o comizi. Tutto minimalista. Volantini a poco prezzo, molto on-line, la riesumazione del porta-a-porta. Persino manifestini attaccati sull’automobile del candidato, come abbiamo visto a largo dei Colli Albani. Addirittura i “salotti”, bandiera della romanità, non tirano più come un tempo. Le piazze della politica, in quei pochi, estremi tentativi mossi dai più coraggiosi, sono desolatamente semivuote. Da piazza dei Re di Roma ai luoghi di Cinecittà. I candidati si affidano ai più economici (in tempi di crisi) e meno rischiosi “apericena”. I Municipi ridotti – ed “allargati” – rendono tutto ancora più complicato per i candidati, costretti – nel VII municipio – a tour de force tra l’Appio e Cinecittà.

Le piazze colorate e “innovatrici” di Pisapia o di de Magistris, ma anche di Marino e, prima di lui, di Alemanno, appartengono al mondo dei ricordi. Ora si va per mercati. “Siamo alla frutta”, verrebbe da dire. E, tra i banchi, non manca pure qualche “mala parola” da parte di elettori (o ex elettori) esasperati.

A Roma, poi, l’effetto “Mafia Capitale” ha accentuato il clima di sfiducia. Le promesse personali, compresi gli (un tempo) abituali posti di lavoro, non vengono più nemmeno prese in considerazione. I pochi soldi in giro hanno fatto riaccendere il realismo, la concretezza, il pragmatismo. Le rovine sono ovunque. Soprattutto morali. L’esperienza di Ignazio Marino c’ha messo il carico. Orfini, questo sconosciuto. Renzi di rincalzo. Ma anche le spaccature nel centrodestra, con l’eterno Berlusconi, non aiutano certo l’immagine di quella politica che mira a riconquistare, davvero a fatica, una propria verginità.

Piazza San Giovanni a Roma, come piazza del Duomo a Milano o piazza del Plebiscito a Napoli, restano luoghi per turisti. Le camionette della polizia ed i metal detector per entrare in basilica rendono l’atmosfera ancora più irreale. L’invasione per il giubileo non c’è stata. La delusione è tanta e potrebbe caratterizzare questa tornata elettorale.

A Roma la Raggi, per la chiusura, opta per piazza del Popolo. Ed è la più coraggiosa. Il milanese Parisi, lo apprendiamo dai giornali, sarà a piazza Gae Aulenti. Altri finiscono in teatri, cinema ed auditorium. Finora non sempre pieni. Insomma, niente botti finali.

Qualcuno prova a testare le nuove relazioni trendy, quelle virtuali. Così appaiono gruppi su whatsapp in cui si butta dentro gente ignara, che imbufalita segnala il tutto come spam.

Paradossalmente, in questa campagna elettorale superliquida e anonima, ha conquistato più spazio mediatico la maratona nostalgica in piazza Vittorio a Roma dei seguaci di Casapound e le contromanifestazioni dell’Anpi e dei centri sociali. Mala tempora currunt.