RIFLESSIONI / Lo sparo della Caffarella

Quando un fatto di cronaca avviene nella Capitale, ha sempre un’onda mediatica di maggiore risalto rispetto a qualsiasi episodio, anche grave, accada in provincia. Così il ragazzo ucciso a Roma in zona Caffarella, Luca Sacchi, 24 anni, nel tentativo di difendere la compagna da una rapina, ha occupato l’apertura dei telegiornali, anche con più servizi e inviati sia sul posto del misfatto sia all’ospedale San Giovanni, dove il giovane personal trainer è morto a qualche ora di distanza dal grave episodio, dopo un’operazione disperata.

L’aspetto che ha colpito – e colpisce – di più è la brutalità dell’esito della rapina: un colpo di pistola in testa per mettere fine alle reazioni del ragazzo.

Abbiamo aspettato qualche ora prima di scrivere le nostre considerazioni sulla vicenda perché, stando all’evoluzione delle indagini, ciò che sembrava soltanto una brutale rapina ad una coppia scelta casualmente, ora avrebbe contorni diversi, stando sempre a ciò che leggiamo in queste ore: alla ricerca di droga la vittima, pusher i due ragazzi che hanno messo in atto la rapina.

Ovviamente stigmatizziamo sia i tentativi di strumentalizzazione politica del fatto – così come avvenne qualche anno fa dopo uno stupro proprio in Caffarella, che giocò a favore dell’elezione di Alemanno a sindaco di Roma – sia i tentativi di ridimensionare l’omicidio, collocandolo in una città – Roma – dove il tasso di delinquenza non è paragonabile a quello di altre capitali.

Purtroppo l’indice di degrado di una città non si misura unicamente dal numero delle vittime di omicidi. Ancora una volta un efferato delitto a Roma è marchiato dal consumo di droga. E “l’industria degli stupefacenti” non è misurabile con i freddi numeri, ma emerge puntualmente in questi e in altri episodi romani.

E’ ancora recente il caso dell’uccisione del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega in circostanze dove, stando alle indagini, la droga avrebbe un ruolo primario. E l’effetto degli stupefacenti ha mosso le mani di altri assassini, tra risse fuori dalle discoteche, tentativi di investimenti con auto, giustizia affidata ai colpi di pistola.

Roma avrà anche un tasso di omicidi inferiore a quello di altre città europee, ma è una metropoli piena di zone d’ombra e dove si vive sempre peggio. I due pusher portati in galera abitano in una delle più difficili periferie romane, San Basilio, dove da anni lo spaccio è una delle principali attività per i ragazzi, zona off-limits spesso persino per le forze dell’ordine. E di questi quartieri, dove i problemi sono tutti irrisolti, Roma è piena. La politica è colpevole di aver abbandonato molte zone della città, di avere abbandonato il proprio ruolo di mediazione, di averne indebolito i servizi con i tagli continui, di averle abbandonate e rese, di conseguenza, più brutali.

Serve davvero un’iniziativa forte contro le droghe, divenute ormai una sorta di companatico per lo sballo serale di giovani e meno giovani. E non solo. Tra i tanti lasciti che le giovani generazioni ereditano dall’insensibilità di quelle precedenti, c’è purtroppo anche questa.

(Domenico Mamone)