OPINIONI / L’arresto di De Vito, un’onta per i Cinquestelle

E’ doveroso essere garantisti, d’accordo. Bisogna evitare facili strumentalizzazioni, è lapalissiano. Ma è certo che l’arresto per corruzione di Marcello De Vito, presidente del consiglio comunale di Roma, è una di quelle notizie che porta a più di qualche riflessione.

Innanzitutto perché De Vito è una figura di primo piano del Movimento Cinquestelle nella Capitale. Insomma, non è un “pesce piccolo”. Come tale è uno che deve dare l’esempio in una formazione politica che ha sbandierato l’onestà come karma della discontinuità rispetto al pattume di Mafia Capitale. Ora il commento più scontato è “sono tutti uguali”. E ciò alimenterà ulteriormente le fila dell’antipolitica e dell’astensionismo elettorale.

Altro punto: succede ancora a Roma. Dove il malaffare, stando alle carte dei giudici, sembra ormai inestirpabile. L’ennesima gettata di fango sull’immagine della Città Eterna. In base alle accuse, il solito corollario di palazzinari, le rituali mazzette, l’immancabile grande opera (stadio di Tor Di Valle) con complemento di altri interventi edilizi (costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense). Forse si rafforzano certe letture delle scelte di chi se n’è andato dai Palazzi, sbattendo anche la porta.

Altro capitolo: il capo politico del Movimento Cinquestelle, Luigi Di Maio, ha espulso immediatamente l’arrestato dal partito, senza nemmeno passare per i probiviri. Anche qui si dirà: ottimo esempio di pulizia interna. D’accordo per la tempestività. Ma ciò alimenta i sospetti di una sorta di guerra interna al movimento, che accentua le sue crepe: De Vito è estremamente vicino alla ex deputata Roberta Lombardi, antagonista storica della sindaca Virginia Raggi e candidata per il M5s alla presidenza della Regione Lazio nel marzo 2018. Con risultati modesti. Quando le cronache capitoline della neosindaca Raggi includevano vicende giudiziarie, la Lombardi definì l’ex stretto collaboratore della sindaca, Raffaele Marra, condannato per corruzione, “il virus che ha infettato il movimento”. Chissà se nelle dichiarazioni della sindaca di fronte a questa nuova bufera giudiziaria non ci sia anche qualche sassolino da togliersi. La Raggi ha detto: “Nessuna indulgenza per chi sbaglia. Ho dichiarato guerra alla corruzione e respinto i tentativi di chi vuole fermare l’azione di pulizia che portiamo avanti. Qui non c’è spazio per ambiguità”. Dichiarazione ben diversa da quella del deputato pentastellato Davide Galantino: “È una gogna vergognosa. Siamo tornati al Medioevo. Solidarietà per un uomo che non può difendersi – ha detto il deputato all’AdnKronos. “Stamani ho la nausea – ha confessato ancora il parlamentare. “Non certo per l’arresto di Marcello De Vito, chi lo conosce tra noi lo descrive come un incorruttibile. Ho la nausea per l’accanimento di certi soggetti…”.

Certo, l’arresto per corruzione del presidente dell’Assemblea capitolina nell’ambito dell’operazione “Congiunzione astrale” dei carabinieri è un’ulteriore mazzata per il Movimento Cinquestelle. Se ha già forti problemi a livello nazionale – gli ultimi sondaggi prevedono il sorpasso del Pd alle prossime europee – ora le ripercussioni nell’elettorato romano sono abbastanza scontate.