Olimpiadi, finalmente un’analisi approfondita

Foto Roberto Monaldo / LaPresse14-12-2015 RomaSportPresentazione del logo per la candidatura alle Olimpiadi di Roma 2424Nella foto Giovanni Malagò, Luca Cordero di MontezemoloPhoto Roberto Monaldo / LaPresse14-12-2015 Rome (Italy)Presentation of the logo for the candidacy at the Rome Olympics 2424In the photo Giovanni Malagò, Luca Cordero di Montezemolo

Davvero interessante la ricerca effettuata dall’autorevole La voce.info su eventuali benefici (o malefici) apportati dalle Olimpiadi. Jerome Massiani e Francesco Ramella, autori del pezzo, spiegano che tutte le candidature olimpiche sono precedute da stime ottimistiche sui risultati economici che dovrebbero produrre. Ma la realtà è spesso diversa. E i costi degli investimenti sbagliati ricadono sulla collettività, non sui promotori.

I due ricercatori prendono l’esempio di Torino 2006. Pur essendo indicato come un esempio virtuoso in termini di spese, tuttavia a parlare è il Pil regionale: se nel periodo di preparazione dei Giochi invernali di Torino, il Pil regionale era cresciuto meno di quello nazionale, cioè 6,4 per cento contro il 9,1 per cento italiano (dati tra il 2001 e il 2007), il divario dal 2008 al 2013 si è ulteriormente ampliato: se l’economia italiana ha subito una contrazione dell’8,5 per cento, quella piemontese è arretrata dell’11,6 per cento. Il confronto non basta per esprimere un giudizio definitivo sui grandi eventi, ma impone un esame attento delle “promesse” dei loro sostenitori.

Nel caso di Roma, come sappiamo, la situazione potrebbe essere ancora peggiore. Innanzitutto la maggiore parte delle cifre sbandierate nel dibattito pubblico provengono da un’unica analisi, quella realizzata per conto dei promotori del progetto. Così si parla della perdita, per l’Italia, di un finanziamento di 1,7 miliardi da parte del Comitato olimpico internazionale ma ciò – come osserva La voce – non è corretto in quanto “questa risorsa non è separabile da un insieme indissociabile di diritti e di obblighi”. Sappiamo per certo che lo Stato, cioè noi tutti cittadini, dovremmo metterci almeno due miliardi di euro come partenza, senza sapere poi come lieviteranno i costi (la realizzazione infinita della metropolitana linea C a Roma dovrebbe essere emblematica di ciò e servire da lezione).

Osservano gli autori dello studio: “La proposta di Olimpiadi low cost, allineata con gli obiettivi dichiarati del Cio nell’agenda 2020, merita un attento scrutinio. Spesso si verificano casi di etichettatura della spesa: in base alle contingenze di una determinata candidatura, diverse voci di costo possono essere fatte rientrare o meno nel bilancio. Nel caso in esame è difficile, ad esempio, accettare l’ipotesi che l’evento possa realizzarsi a costo zero per le finanze della capitale; o, ancora, che spese infrastrutturali, finora non imputate come costo delle Olimpiadi, non verranno successivamente attivate in caso di assegnazione dei giochi”.

C’è una seconda osservazione estremamente saggia: essendo Roma già una destinazione turistica di primissima notorietà, se i Giochi andassero bene, il ritorno d’immagine non sarebbe così rilevante, mentre in caso di cattiva gestione – vedi Brasile – gli effetti sarebbero negativi.

Per quanto riguarda le ultime edizioni dei Giochi, ad esclusione di quelli statunitensi, I benefici risultano di norma largamente inferiori alle previsioni, mentre i costi aumentano in modo notevole. Lo studioso danese Bent Flyvbjerg ha stimato che negli ultimi cinquantacinque anni lo scostamento dei costi è risultato in media pari al 156 per cento.

Su queste basi appare difficile concludere sull’effettivo svantaggio di avere rinunciato a Roma 2024.