Liceo Augusto: la “lezione” di Tito Baldini sulle problematiche adolescenziali

Tito Baldini nella palestra del liceo Augusto

La psiche è fatta di rappresentazioni. Cioè di cose, oggetti, persone che c’erano e poi non ci sono più e ne resta una rappresentazione. Rappresentando stiamo bene. È un po’ l’adagio del chi si contenta gode. È questo il meccanismo che forma la natura della nostra mente. Ad esempio, un bambino accompagnato a scuola dai propri genitori, li rappresenta poi nel gioco con gli altri. Sono proprio le esperienze offerte dalle rappresentazioni a farci risolvere i problemi. Quando, invece, come negli ultimi anni, siamo narcotizzati dai consumi compulsivi si crea una sorta di perversione educativa, per cui siamo vittime di bisogni artificiali e si finisce per aver necessità degli stessi bisogni fintamente appaganti”.

Parola dello psicoanalista Tito Baldini, firma di Repubblica, ospite di un incontro svoltosi presso il liceo “Augusto” di via Gela, all’Appio. L’autore di numerose pubblicazioni scientifiche in tema di adolescenza in Italia e all’estero e di saggi raccolti in volume a cura di altri autori s’è soffermato, in particolare, sulle crescenti problematiche che stanno caratterizzando le nuove generazioni, confermate dalle testimonianze delle professoresse presenti.

I giovani oggi sono molto fragili e non è certamente colpa loro – ha sottolineato Baldini. “C’è purtroppo un’enorme responsabilità sociale. Uno dei problemi è che s’è perso l’ambito dell’assenza, cioè quel vuoto indispensabile per creare bisogno, ricerca, desiderio. I consumi sfrenati tendono a colmare quell’assenza e con loro si moltiplica quel pompare costantemente il bisogno delle cose. Ma l’oggetto è a termine e rende una felicità molto labile, temporanea. Viceversa, ad ogni mancanza, c’è la ricerca del vero piacere. E se i tempi attuali sono dominati dall’agonismo totale, dall’ossessione per la performance, dall’obbligo di vincere, di affermarsi, al contrario ogni sconfitta aiuta a fare meglio, ogni errore è utile per imparare e progredire. Una mente sempre più piena di oggetti riserva meno spazio a quella materia psichica e a quell’energia sana che servono per affrontare una vita normale”.

Lo psicanalista ricorda i danni determinati dal periodo pandemico che ha sottratto ai giovani ogni relazione sana: la mancanza di condivisioni comporta la detrazione di ogni impegno energetico. Tra le conseguenze, i tanti mali che stanno caratterizzando le nuove generazioni, dall’autolesionismo alle disfunzioni alimentari, che sottintendono richieste di aiuto. “Ma è inutile poi imbottire questi ragazzi di antidepressivi, è chiaro che bisogna intervenire prima”. L’esperto offre un’efficace similitudine: “È come quando si riempiono di antibiotici i polli in batteria”. E ricorda anche il crescente consumo di sostanze stupefacenti a causa di un uso più casalingo, di una chimica più gestibile e di prodotti meno costosi.

Baldini mette sotto accusa anche il web, in particolare i social, che tendono alla semplificazione, “una scorciatoia che ha sempre successo, basta vedere i politici delle nuove generazioni”, spiega lo psicanalista. La superficialità incide anche nell’eros. “Prendiamo il caso della sempre più diffusa masturbazione online, meno impegnativa e faticosa. O il fatto che la sensualità, con tutti gli affascinanti rituali, abbia lasciato il posto al sesso iperfallico. Nonostante cresca la cultura generale, a compiere i femminicidi non sono soltanto gli emarginati o gli immigrati, ma anche ‘i bravi ragazzi’, come nei casi più recenti. Perché non è più un problema di uomini che non hanno il senso della misura, ma di ‘maschi’ che non tollerano che una ragazza di possa laureare prima o la frustrazione di essere lasciati dalla partner. Si torna sempre al fatto di essere diventati tutti iperperformanti”.

L’esperto ha concluso evidenziando come tutti questi fenomeni abbiano una “parzialità occidentale” che ha le radici proprio in quell’industrializzazione che ha creato emarginazione in chi non regge il ritmo tra produzione e consumo. Gli stessi manicomi traggono origine proprio da qui, da quando s’è rotto il ciclo naturale in cui tutti, compresi i presunti “matti”, erano armonicamente inseriti. “Non a caso i nostri molti immigrati africani, che non hanno vissuto l’iperconsumismo, li vedi sempre con il sorriso – chiosa Baldini.

(G.C.)

(si ringrazia Giovanni Castellotti)