La scuola di via Bobbio e il problema degli alunni no vax

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Nell’istituto di via Bobbio  dov’è iscritto il bambino di 8 anni affetto da una leucemia linfoblastica acuta di tipo B, che non può rientrare a scuola perché alcuni suoi compagni non hanno le coperture vaccinali,  i medici dell’Asl Rm2 incontreranno la direzione, i docenti e le famiglie comprese quelle no-vax per spiegare scientificamente cosa potrebbe accadere ad un organismo immunodepresso se entrasse in contatto con focolai di morbillo, ad esempio, o rosolia e varicella. Il bimbo, che sarebbe potuto rientrare in classe l’8 febbraio, rimane ancora a casa. Terminata la chemioterapia lo scorso 27 dicembre, la patologia è in remissione ma ciò non significa che il piccolo sia guarito dalla leucemia. Lui, come riporta il Messaggero, “chiede sempre quando potrà tornare in classe. Mamma e papà gli hanno detto che è meglio non andare a scuola in questo periodo di grande freddo”. Già perchè purtroppo il caso non è facilmente risolvibile a causa della legislazione italiana. Se il piccolo frequentasse ancora l’asilo o la scuola d’infanzia, ad esempio, i compagni non vaccinati dovrebbero essere allontanati. Infatti , i bambini da 0 a 6 anni non possono entrare in classe se non hanno le coperture vaccinali ma nel nostro caso il bimbo frequenta le elementari e alle primarie, così come alle medie, per i piccoli non immunizzati al massimo si procede con una sanzione pecuniaria. D’altronde “basterebbe una varicella per farlo morire” dice la mamma, che ha deciso anche di rivolgersi direttamente alla preside dell’istituto: “Stiamo cercando di sensibilizzare la scuola per fare in modo che torni in un ambiente sicuro per un bambino immunodepresso”. Ma ad oggi nessuna soluzione. Intanto la regione Lazio è pronta a far scattare sanzioni pecuniarie nei confronti delle famiglie No Vax.