Quando la cronaca ci consegna tre donne martiri

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Uno striscione, fiori e candele all’ingresso della scuola “Petroselli” in via Gela a Roma, frequentata da Pamela Mastropietro

Domenico MamoneMaria Luisa, Franca e Pamela. La cronaca nera di questi giorni pone sotto i riflettori i drammi di tre donne. Storie differentemente dolorose, ma in fondo accomunate dai tormenti vissuti dalle protagoniste nei ruoli di madre, insegnante e adolescente.

Maria Luisa Iavarone è la mamma di Arturo, accoltellato quasi a morte, senza alcuna ragione, da quattro minorenni a Napoli. La professoressa Iavarone si mostra in tv per dare forza alla sua battaglia di legalità e di giustizia per il figlio, che ha riportato danni permanenti dall’assurda aggressione. La sua è una lotta per “tutti i bravi ragazzi di questa città che abbiamo il dovere di proteggere”, come sottolinea lei stessa nelle numerose interviste. Nonostante le minacce per aver acceso i riflettori su un quartiere e i suoi problemi (compreso il malaffare), la professoressa Iavarone non molla e mostra a tutti noi lo stato sociale della Napoli più nascosta, con ragazzini di dieci e undici anni che hanno sposato il solo culto della violenza sull’onda dei propri cult cinematografici. La sua è una grande e coraggiosa lezione di educazione alla legalità che annienta i tanti discorsi di facciata del politico o del sociologo di turno.

Da Napoli alla vicina Santa Maria a Vico, provincia di Caserta. Qui la professoressa d’italiano Franca Di Blasio, 54 anni, viene accoltellata al viso da un suo studente all’istituto superiore Majorana-Bachelet. Nonostante il gesto dell’alunno e i trentadue punti di sutura che si ritrova sul volto, la professoressa perdona il giovane ed offre – ci offre – il più nobile insegnamento di tutta la sua carriera: la clemenza laica e l’indulgenza cristiana.

Nelle Marche la diciottenne romana Pamela Mastropietro, bella e intelligente, trova un orribile destino di morte. Ma la sua vita “normale” è finita tempo prima, un legame d’amore sbagliato con un ventenne romeno, ex carcerato e oggi ai domiciliari, un cocktail di cattive amicizie e di droga, fino all’epilogo agghiacciante, la morte e lo strazio del suo corpo. Una ragazza come tante, Pamela, sognatrice, amante degli animali. La sua morte costituisce la sconfitta delle istituzioni valoriali: la famiglia, la scuola, le amicizie, le strutture di cosiddetto recupero, la società. Nessuno, in fondo, è riuscita a capirla. E a proteggerla.

(Domenico Mamone, presidente Unsic)