In un’indagine promossa dal Centro studi e ricerche Idos si legge: “E’ evidente che il differenziale pensionistico tra le due popolazioni andrà riducendosi, ma permarranno tuttavia significativi margini che andranno a beneficio della gestione pensionistica, tenuto conto che la popolazione straniera nel 2025, secondo le previsioni, inciderà per il 12,3 per cento sul totale dei residenti, il doppio rispetto all’incidenza sugli immigrati pensionandi”.
Le ricerche dell’Idos evidenziano un altro aspetto importante: gli immigrati pensionati, anche in futuro, riceveranno pensioni molto basse in quanto i contributi pagati dagli immigrati sono calcolati su una retribuzione inferiore mediamente del 25 per cento rispetto a quella degli italiani. Gli immigrati pensionati saranno destinati, salvo adeguate misure di contrasto, ad aumentare le schiere dei poveri e questo costituirà un problema molto serio che sarebbe bene affrontare per tempo.
L’odierna ripartizione delle spese per la sicurezza sociale nel nostra Paese è la seguente; il 60 per cento è legata ad anziani e reversibilità, il 31 per cento a salute e disabilità, il 3 per cento alla disoccupazione. Riguardo l’accesso degli immigrati al welfare restano profondi sospetti e pregiudizi. Gli stranieri in Italia danno più di quanto prendono. Gli immigrati costituiscono il 7 per cento della popolazione il 10 per cento della forza lavoro. Usufruiscono dello 0,2 per cento delle pensioni di invalidità, dell’1 per cento delle pensioni assistenziali, del 5,5 per cento delle indennità di mobilità e del 13 per cento della disoccupazione.