A spasso per il Celio, da San Clemente a San Gregorio

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Una stupenda passeggiata alla scoperta del rione Celio, uno dei sette storici colli che sovrastano Roma. Uno dei luoghi-matrice della città, dove vi dimorava gens etrusca, i primi Re e, fondamentalmente, Gregorio Magno, che tracciò dal Celio, quando divenne Papa, il primo tratto della via Francigena. Il “walkabout”, cioè la “passeggiata chiacchierata” grazie al supporto di radio e cuffiette, è stata promosso domenica 26 giugno da Urban Experience in collaborazione con la dinamica associazione “Progetto Celio”, presieduta da Paolo Gelsomini. Presente anche Piero Meogrossi, ex direttore della Soprintendenza per il Colosseo.

Il gruppo s’è ritrovato all’ingresso della basilica di San Clemente, in via San Giovanni in Laterano, per esplorare il rione denso d’impronta storico-archeologica e individuato dal Vaticano come un vero e proprio “parco religioso per l’accoglienza “vivenziale”.

Guidati da Carlo Infante, carismatico animatore dell’iniziativa, i partecipanti hanno posto “sguardi partecipati” sui principali monumenti posti lungo il tragitto e soprattutto sui dettagli, oggetto della condivisione dei saperi e delle esperienze. Grazie ai sistemi radio, infatti, è stato possibile attivare uno scambio serrato di informazioni tra i partecipanti, camminando.

Paolo Gelsomini ha fatto emergere il genius loci del suo quartiere, illustrando il progetto partecipato per il Celio già denominato “a spasso con la storia alla ricerca dell’identità dei luoghi”. Un percorso di consapevolezza che prevede la valorizzazione dei percorsi storici, architettonici, paesaggistici e religiosi.

L’itinerario ha toccato la basilica dei SS. Quattro che domina il colle del Celio, la chiesa più antica di Roma insieme a Santa Maria in Antiqua. Poi è stata la volta della chiesa di San Tommaso in Formis dell’ordine dei Trinitari, in via della Navicella, con un mosaico in facciata che ritrae Cristo tra due schiavi, uno bianco e uno nero. Altro dettaglio: il simbolo delle due colonne sull’arco di Dolabella e Silano, emblema archetipico che rappresenta un importante punto d’accesso o il passaggio verso l’ignoto. Tra tanta storia, anche un’attualità fatta della piuma di un pappagallo individuata durante il percorso, di un edificio civile che è stato la scuola dei ragazzi ebrei dopo le leggi razziali, delle tante automobili in divieto di sosta lungo il tratto pedonale che conduce agli studi di Mediaset, di uno splendido noce. Insomma, è stata sviscerata l’anima segreta dei luoghi, degli edifici civili, delle chiese, dei parchi, delle ville. E si è discusso della riqualificazione delle strade, dei marciapiedi, dell’illuminazione, della raccolta dei rifiuti.

Gran finale a San Gregorio, dove, dietro a due cancelli, il gruppo ha scovato prima uno splendido orto e poi le missionarie della carità di Madre Teresa di Calcutta.

Nel monastero dei Benedettini, grazie allo spessore culturale dell’abate Innocenzo, è stato possibile acquisire una miriade di informazioni, dalla storia di Gregorio, “l’ultimo grande Romano”, fino allo straordinario trono della Mesopotamia, bottino di guerra dell’antica famiglia senatoriale della gens Anicia da cui discende San Gregorio. E’ sulla loro villa che è nato il monastero.

“Esploriamo il Celio per rilevare le opportunità di un territorio da valorizzare e le criticità che ne inibiscono la risoluzione, per intraprendere un percorso partecipativo da condividere con il primo Municipio e Roma Capitale – ha sottolineato Infante. Progetto Celio ha già proposto al primo Municipio le linee guida di un progetto di riqualificazione generale del rione con la partecipazione attiva dei residenti e degli operatori economici.

La conversazione-esplorazione sarà funzionale alla definizione di un documento che delinei l’importanza dell’area e denunci lo stato di abbandono e prospetti un impegno delle istituzioni e della società civile per riportarlo alla centralità che storicamente merita.

A testimonianza dell’indimenticabile giornata, le splendide immagini scattate da Roberto Corradini.

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