Villa Lazzaroni

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Casale con vigna fuori porta. Villa «di delizia» di baroni dinobiltà. . . bancaria. Rifugio per terremotati. Orfanotrofio. Asilo di suore e, infine, sede del nono municipio. La storia di Villa Lazzaroni è uno spaccato tipico di vita romana dell ultimo secolo. A metà dellOttocento era una vigna suburbana, con una cintura di ulivi e casale: la vigna Peromini. I Lazzaroni, proprietari all epoca, tra laltro, di Palazzo Grimaldi a largo dei Lucchesi e della tenuta di Tor di Quinto, la comprano nella seconda metà dell Ottocento. Finanzieri collegati alla Banca Romana, titolati di baronia motu-proprio di Umberto I dell aprile 1 879, decidono subito di trasformarla in villa «di delizia», nello stile secondo il gusto delle grandi famiglie nobiliari romane. I baroni Edgardo e Michele Lazzaroni, appassionati d arte e d antiquariato, ristrutturano il casale. Trasformano la vigna in un ricco giardino padronale, nello stile dei grandi parchi romani della fine dell Ottocento. La tenuta di Villa Lazzaroni diventa così un vero e proprio orto botanico di quasi 7 ettari, che conta ben 64 specie diverse di piante, molte delle quali esotiche: dall albero di Giuda al pino di Aleppo, dall araucaria al gingko biloba. Nel 1 893, però, lo scandalo della Banca Romana travolge il barone Michele Lazzaroni, amministratore dell istituto di credito. La famiglia Lazzaroni scompare dalle scene pubbliche e i lavori di trasformazione si bloccano. Nelle piante dell Istituto cartografico italiano, la tenuta compare per la prima volta col nome con cui la conosciamo soltanto nel 1 906. Ma essa ha ormai cessato di esssere una villa «di delizia». Nel 1 908, l Orfanotrofio Pio Benedettino la utilizza come ricovero per gli orfani del terremoti di Messina. La decadenza della villa viene arrestata solo 1 4 anni più tardi, con l attribuzione del vincolo monumentale (D.M.  del 2 agosto 1 922). Nel 1 930 un Michele Lazzaroni è ancora menzionato come intestatario di fornitura d acqua dell Acquedotto Felice. Dopodiché, i destini della famiglia si separano da quelli della tenuta a Ponte Lungo. Nel secondo dopoguerra, la Provincia I taliana del Pio Istituto delle Suore Francescane Missionarie di Maria compra Villa Lazzaroni. Nel 1960-61 le suore fanno costruire un orfanotrofio (poi trasformato in asilo) e la chiesa. Negli anni seguenti l istituto religioso cede 2 ettari del parco sul lato di via Raffaele De Cesare al Comune, per una permuta. L apertura al pubblico (60mila utenti potenziali) degrada a tal punto questa parte del parco che dopo appena due anni si deve intervenire. Ma non si tratta solo di restauri: il Comune fa costruire la pista di pattinaggio (oggi in abbandono), un circolo con due campi di bocce, giochi per bambini. Nel 1 979 il Comune espropria il resto della villa. Nel palazzo padronale vengono sistemati gli uffici della IX circoscrizione. Fienile, stalle e magazzini, ristrutturati, ospitano i vigili del IX gruppo. Tra il 1 984 e il 1 985, con un finanziamento di 229.321 .000 lire, della Provincia di Roma, la chiesa viene trasformata in teatro. L apertura al pubblico cancella buona parte di quanto era rimasto del parco dei Lazzaroni: prati, aiuole e cespugli scompaiono, i viali degradano, le fontane vengono messe fuori uso, l edificio padronale è sistematicamente imbrattato dai «writers».