Villa Fiorelli: La triste fine del parco botanico con le vie intitolate a giornalisti

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«Non è più un’isola verde, né un parco botanico da visitare. Villa Fiorelli, oasi urbana di un ettaro fra piazza Lodi (Metro C), Re di Roma e la Stazione Tuscolana, nel VII Municipio, sta per soccombere, abbandonata al suo destino. Le belle immagini visibili sui siti della Soprintendenza comunale e del Campidoglio ormai rappresentano dei fake. Nulla è più come prima. Bisognerebbe, per onore di cronaca, pubblicare le istantanee di com’è oggi, sfigurata dal degrado e oltraggiata dai vandali».

Lo ha reso noto Antonello Palmieri, presidente dell’associazione ROMANUOVA.

«La Villa, di forma circolare, realizzata come piazza giardino negli anni 30 dall’architetto Raffaele De Vico, è anche un pezzo di storia di Roma e d’Italia: nel 1849, in quest’area, a seguito della caduta della Repubblica romana, Garibaldi, ospite di Luigi Fiorelli, riunì i suoi fedelissimi prima di partire per  Venezia. Lo ricorda una lapide», ha spiegato Palmieri.

«La viabilità interna di Villa Fiorelli, ristrutturata all’inglese nel 2004, è intitolata a tre giornalisti: un largo a Paolo Frajese e due viali a Giuseppe Fiori e Giovanni Forti. C’è ancora un grande cartello deturpato che indica dei lavori straordinari iniziati nel 2014, ma non si leggono i dettagli. La realtà è quella triste sotto gli occhi di tutti: cartoni di vino, lattine, sporcizia ovunque, panchine sommerse dalla vegetazione. Un altro cartello, anch’esso quasi illeggibile, indica l’area giochi, ricordando le regole. Solo che l’area giochi non esiste più. Mentre quella dedicata ai nostri amici quattro-zampe è irriconoscibile. Così i loro padroni, stante il degrado, preferiscono farli “deiettare” ovunque. I bambini giocano sui sampietrini della strada pedonale che abbraccia quasi interamente la villa, piuttosto che rischiare correndo nella giungla, dove non si vede cosa ci sia in terra. A largo Paolo Frajese salta agli occhi un edificio chiuso da un cancello, devastato dai graffitari e in uno stato che ricorda pellicole di horror metropolitano. Un oltraggio», ha aggiunto Palmieri.

«L’odierna Villa Fiorelli è l’emblema di una città dove si sopravvive senza una visione del futuro, senza sapere cosa fare e come, che non ha memoria né rispetto per i beni comuni, dove non c’è cura per luoghi che ovunque, all’estero, sarebbero trasformati in ricchezza, anche economica. Una città che sta morendo», ha concluso Antonello Palmieri.