Via Pandosia, coffee shop per minorenni in casa: : «Illegale? Non lo sapevo»

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Davanti ai carabinieri tremava. «Non pensavo fosse una cosa sbagliata», si è giustificato prima di essere riportato a casa, in via Pandosia, a San Giovanni, agli arresti domiciliari. Una reazione che ha sorpreso gli stessi investigatori della compagnia Piazza Dante che, con l’aiuto di alcuni genitori di studenti minorenni, molti ragazzini, che frequentano le scuole del quartiere, hanno individuato l’appartamento dove i giovani andavano a consumare hashish, e forse anche cocaina. Un coffee shop allestito nel salottino di un impiegato di 43 anni, fino a venerdì scorso un perfetto sconosciuto per i militari dell’Arma, che a casa sua hanno trovato dosi di stupefacenti (quasi un etto di droga), ma hanno soprattutto quattro ragazzi fra i 17 e i 18 anni che fumavano spinelli in poltrona dopo averli acquistati proprio dall’inquilino.

Il via vai al quale gli stessi carabinieri hanno assistito nei giorni precedenti l’irruzione fa pensare che l’abitazione del 43enne fosse un vero e proprio punto di riferimento per gli studenti, anche più piccoli, che in questo modo non correvano il rischio di essere notati per strada ad acquistare e consumare hashish, ma potevano farlo protetti dallo spacciatore. E sembra che il giro non fosse limitato a pochi ragazzi.

Le indagini sono scattate nel settembre dello scorso anno dopo che i carabinieri hanno fermato e identificato gruppetti di minorenni trovati in possesso di spinelli e dosi di droga. Ragazzini, non delinquenti abituali. Proprio come uno di loro è stato denunciato dalla madre: la donna aveva capito che il figlio aveva cominciato a fumare, si è insospettita e ha trovato un quantitativo di hashish nella sua camera da letto, nascosto nelle scarpe da ginnastica che ha poi consegnato ai carabinieri. Non solo. Con altri genitori ha fornito a chi indaga nomi e indirizzi sui social network di giovanissimi pusher amici di clienti della stessa età.

Indicazioni che i carabinieri considerano fondamentali per l’individuazione del coffee shop, soprattutto dopo quanto raccontato da uno dei ragazzi identificati su Facebook: perquisito in casa sotto gli occhi del padre, che lo ha sgridato davanti ai carabinieri, il giovane – anche lui non certo un delinquente – alla fine è crollato e ha fatto il nome di chi vendeva la droga. Non solo in casa, come hanno poi accertato i carabinieri, ma probabilmente anche fuori dalle scuole di San Giovanni. A quel punto non c’è voluto molto per avere la conferma che la stanza del fumo si trovasse nel palazzo di via Pandosia dove c’era sempre la fila al citofono.

(Fonte: Corriere.it)