Via Magna Grecia: il mercato tra memorie, progetti e sogni

MercatoForse per molti non sarà proprio il massimo in termini di estetica. Anche perché presenta tutti i segni del tempo. Passato e presente sono stati complici nell’aver svilito questo manufatto.

Da una parte perché gli anni Cinquanta hanno rappresentato, soprattutto per Roma, un’infinita colata di cemento da parte di una schiera di scaltri “palazzinari” che hanno lasciato pochi margini per l’Architettura con la A maiuscola, anche se non tutti sono d’accordo. Di fatto, però, il cemento per molto tempo è stato sinonimo unicamente di brutto.

Dall’altra quell’edificio accusa un lungo abbandono, una colpevole mancata manutenzione ed oggi le conseguenze sono visibili ad occhio nudo, così come le tante infiltrazioni d’acqua.

Eppure il complesso del Mercato Metronio di via Magna Grecia, perlomeno a detta degli esperti, rappresenta un’eccellenza architettonica degna di ben altra attenzione. E’ opera dell’ingegnere Riccardo Morandi, pionere del cemento armato precompresso e firma, nella nostra città, del viadotto della Magliana, degli hangar Alitalia di Fiumicino e del viadotto di corso Francia. Insomma, un nome di primo piano nella storia architettonica nazionale e internazionale.

La struttura di via Magna Grecia, presente nei libri di arte, presenta una caratteristica facciata dall’andamento cosiddetto “a dente”, che rende dinamico il grande edificio polivalente adibito a mercato rionale. A fianco c’è il celebre parcheggio esterno di tre piani (uno interrato e due superiori), con uno esterno sul terrazzo.

Si legge in un testo dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Roma: “Il mercato Metronio, realizzato dall’ingegnere Riccardo Morandi, è stato inserito come edificio di rilevante interesse architettonico e urbano e rappresenta un’opera rilevantissima non solo per la storia della nostra città, ma anche per la vicenda dell’architettura italiana del novecento. L’autore, apprezzato e riconosciuto a livello internazionale come uno dei più importanti progettisti di strutture in cemento armato, è stato uno dei protagonisti, nel secondo dopoguerra, della stagione più felice dell’ingegneria italiana. L’edificio, una sorta di ‘macchina’ funzionale – con le spettacolari rampe elicoidali che raggiungono il parcheggio sommitale e l’originale pieghettatura della facciata – presenta caratteri architettonici e costruttivi di grande interesse. Ospita un mercato e un’autorimessa e continua a svolgere da oltre 50 anni il ruolo di servizio pubblico, un ruolo assolutamente attuale e da conservare”.

Lo stesso Ordine evidenzia come l’opera sia stata messa a rischio dalle modifiche che sono state apportate dal decreto legge sullo sviluppo (D.L. 13 maggio 2011, n. 70) al Codice dei Beni culturali e del paesaggio. Il decreto, infatti, innalza da 50 a 70 anni dal completamento della costruzione la soglia per dichiarare l’interesse culturale dei beni immobili di proprietà pubblica e l’edificio di Morandi, ultimato nel 1956, ricade proprio nella fascia di quelle architetture che potevano fino a pochi mesi fa usufruire di diritto della protezione costituita dal vincolo e che oggi sono invece esposti a rischi di aggressione e di incontrollate trasformazioni (l’edificio lo sarà per almeno altri dieci anni).

Il crescente degrado della struttura ha richiamato attenzioni non sempre finalizzate a rilanciare l’edificio e le attività connesse. Anzi, una delibera comunale di qualche anno fa, 15 novembre 2011, prevedeva addirittura l’abbattimento e la ricostruzione di questo e di altri mercati rionali per realizzare gli “immancabili” parcheggi privati.

Si legge nelle cronache del tempo che l’allora assessore al Patrimonio, Alfredo Antoniozzi, s’impegnava a cedere alla società Cam del costruttore Marinelli gli edifici e il sottosuolo di tre mercati storici della città, in via Chiana, al quartiere Trieste, in via Antonelli ai Parioli e appunto in via Magna Grecia a San Giovanni in cambio di parcheggi, che la società aveva in concessione altrove, ma che non era stato possibile realizzare. “Le tre strutture dovrebbero essere demolite e poi ricostruite con vari piani di parcheggi interrati e nuove cubature come ristoranti, negozi o appartamenti – denunciava Anna Maria Bianchi del comitato No Pup. “Il tutto in cambio di un numero imprecisato di alloggi”. Un affare da milioni di euro vista la posizione centrale dei mercati.

Da qualche mese, con fondi del VII Municipio, sono cominciati i lavori di messa in sicurezza del mercato: rifacimento  della parte superiore della tettoia,  alla sua impermeabilizzazione e alla  successiva sistemazione della parte sottostante sul lato  di largo Magnagrecia. Dopo questo primo  intervento si continuerà  sulla parte centrale del mercato, dove piove copiosamente da anni,  riparando e sostituendo  i pannelli danneggiati  e imbiancando tutta la parte interna rovinata. Infine verrà affrontata  la messa in sicurezza di alcune parti esterne del mercato, per un costo totale che  si aggira intorno ai 200.000€.