Via Albalonga: il bus è bloccato, il passeggero difende l’autista e viene picchiato

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Tre auto in doppia fila impediscono il passaggio dell’autobus, l’autista del 649 suona il clacson. Due dei proprietari escono dal bar e spostano le macchine. La terza auto, una Smart, rimane lì. L’autista insiste a suonare. Due fratelli, italiani, sui 20 anni, seduti a un tavolino, restano a guardare la scena divertiti: la Smart rimasta in doppia fila è la loro.

Siamo a Roma, domenica sera, via Albalonga, a un passo da piazza Re di Roma. Il tratto di strada davanti al bar Pompi era un tempo regno del caos e delle auto in doppia fila. Poi nell’ottobre 2014 uno spartitraffico impedì la sosta selvaggia, i residenti esultarono ma il vizio non è andato del tutto perso. Solo che adesso la doppia fila non provoca solo caos ma impedisce il passaggio ai mezzi più pesanti.

L’autista del 649 insiste, preme sul clacson, poi apre le porte anteriori, chiede di spostare la Smart. “Siccome avevano un atteggiamento minaccioso – racconta Pierpaolo, 30 anni, che oggi riesce a malapena ad aprire gli occhi – ho deciso di intervenire, ho detto loro “ragazzi, siamo in tanti sull’autobus a dover tornare a casa. Spostate la macchina”. Ma quelli mi rispondevano ‘che c.. vuoi? Fatti i c… tuoi'”. Iniziano a spintonarlo. “Mi sono ritrovato a terra mentre questi due mi colpivano con calci e pugni, più vedevano sangue e più picchiavano. Poi mi sono alzato ancora pieno di sangue e hanno continuato a minacciare me e la mia ragazza”.

Finalmente i due aggressori smettono di picchiare ma non di minacciare Pierpaolo e la fidanzata, sotto shock e in lacrime. “Continuavano a dare pugni sulla carcassa dell’autobus, sembravano su di giri”. Mentre i testimoni prendono il numero di targa della Smart, i due fratelli staccano la targa, spostano l’auto e si rifugiano in un palazzo. Quando la polizia arriva, riesce a identificarli. Sono stati denunciati. Pierpaolo viene portato al Policlinico, ne esce con ecchimosi sul volto, due punti di sutura alla testa e otto giorni di prognosi.

(Fonte: Repubblica.it)