Piazza dell’ Alberone 15, la storia dell’ edificio a corte aperta

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L’intervento, il cui inizio è datato 1927, riguarda la costruzione di case popolari da parte dell’ I.C.P (Istituto Case Popolari), per la Cooperativa dei tranvieri extraurbani nei pressi di piazza dell’Alberone, lungo la via Appia Nuova, in una zona che all’ epoca era il confine della città in forte sviluppo disegnata nel P.R.G del 1909. La progettazione fu affidata all’architetto Camillo Palmerini, che negli anni Venti aveva realizzato anche altre residenze popolari all’ interno del quartiere Appio, come il complesso in piazza Tuscolo e una palazzina in via La Spezia.

L’intervento può essere suddiviso in 3 fasi, corrispondenti ai 3 lotti che nel complesso furono edificati. La prima fase, del 1927-1928, comprese il primo lotto, un isolato definito dalla ferrovia, da via Silvia Rea e da due piccole strade private. Il fabbricato è costituito da due corpi di cinque piani, collegati tra loro da due archi dell’altezza di circa due piani, che diventano gli ingressi principali alla corte chiusa interna e, quindi, ai diversi ingressi del complesso. L’ intero edificio è caratterizzato da bugnati, decorazioni e cornici tipiche del barocchetto romano.

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Nella seconda fase, del 1928, viene realizzato il secondo lotto composto da un edificio a corte aperta con facciata su piazza dell’Alberone, scomponibile in un blocco centrale di sei piani nel mezzo e cinque lateralmente, dove si trova l’ingresso principale e due blocchi laterali di quattro piani con terrazza leggermente avanzati verso la strada rispetto al precedente che definiscono gli estremi dell’isolato. Sul fronte di via Silvia Rea si sviluppa il quarto blocco di sei piani, schematizzabile in una L, che definisce lo spazio della corte aperta interna. Come per il primo lotto, viene ripreso il linguaggio del barocchetto romano che inizia però a semplificarsi con l’uso sempre minore delle decorazioni. Inoltre, in questa fase, inizia la costruzione del terzo lotto, poi interrotto per la guerra. La corte chiusa del secondo lotto viene completata con un elemento in linea e tre palazzine a T orientate con l’ingresso su via Vetruria.

Nella terza fase, iniziata nel 1929 ma ripresa solo nel 1950, viene ripreso e completato il terzo lotto, con il progetto di E. Guidi ultimato nel 1953. L’intera area presenta un fronte sulla via Appia costituito da due fabbricati a C in mezzo ai quali viene progettato un portale che permette l’accesso alla piazza interna centrale. Questa è delimitata da due blocchi chiusi a corte che presentano un prospetto curvilineo continuo con tre archi in successione.

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Quest’ ultimo complesso, rispetto agli altri, risulta quasi completamente spoglio di ogni decorazione, ma viene comunque mantenuto lo schema compositivo, caratterizzato da un perimetro unitario verso l’esterno. Nel complesso l’I.C.P ha realizzato 352 alloggi di cui 91 fanno parte del terzo lotto ultimato nel 1953, con un ottima qualità architettonica sia degli spazi interni, oggi notevolmente modificati, sia di quelli esterni, con corti che diventano veri e propri giardini pienamente vivibili, pregio questo che caratterizza non solo il complesso in oggetto, ma anche gli altri fabbricati realizzati dall’Istituto negli anni Trenta.

Il complesso è costituito sia da case popolari che da case economiche e prevede un taglio di alloggio costituito in media da tre, quattro stanze con doppio affaccio lavvode è possibile. Interessante infine risulta la presenza del terzo lotto che testimonia l’evoluzione delle tecniche costruttive in atto a Roma nella prima metà del Novecento: se si considerano i due blocchi a corte chiusa è possibile notare che sono stati costruiti in epoche diverse. Il primo presenta una muratura portante per involucro esterno con muri di spina, mentre il secondo è realizzato con una struttura in cemento armato, oltre ad un impianto decorativo decisamente semplificato.

(Fonte ArchiDiap)