Come si legge nel volume, la sua vocazione ha trovato una genesi nell’infanzia: di fronte a un padre, Gioacchino, ricco e attratto dalla massoneria, Clelia, figlia unica – scrive Agasso jr – «accentua la sua sensibilità religiosa: medita, prega, legge, va a messa. Forse delusa dalle creature, cerca di avvicinarsi al Creatore, l’unico che non delude».
Madre Clelia, infatti, è stata segnata dalle calunnie che ne hanno determinato la destituzione dal governo e poi addirittura l’allontanamento dall’Istituto da lei fondato. Un calvario personale duro e logorante, come ha ricordato il cardinale, fatto di solitudine e di isolamento, di indebolimento della salute e di stenti, al limite della disperazione. «Fu il momento dell’incontro con il suo Sposo, Gesù Crocifisso».
Il suo era un «carattere forte» ma mostrò comunque «una tenerezza straordinaria nel dimenticare le offese subite», «non parlò mai a danno di qualcuno, anche di quante, specialmente all’interno della sua Congregazione, le erano ostili; abbracciava le sofferenze, offrendole al Signore – ha detto ancora Becciu.
Attualmente le Apostole del Sacro Cuore di Gesù sono oltre mille, presenti in quindici Paesi: Italia, Albania, Argentina, Benin, Brasile, Cile, Filippine, Haiti, Irlanda, Mozambico, Paraguay, Portogallo, Stati Uniti, Svizzera e Uruguay. Come racconta Agasso «è un’autentica storia d’amore senza resa, messa alla prova da mille sofferenze ingiuste. Ha superato ogni ostacolo, ha vinto il male con il bene, si staglia come esempio da imitare». E il processo canonico ha portato alla luce «questa donna santa, che ha esercitato eroicamente le virtù cristiane, con fede forte e coerente».
(foto da Madreclelia.org)