San Giovanni, dietrofront? Intanto i lavori vanno avanti (e ne parla Il Corriere della Sera)

Cartelli di divieto in via Monza affissi il 24 febbraio 2021 per rifare nei prossimi giorni le strisce blu e quelle del bus. Ma se si farà dietrofront?

Giuseppe Toti, sul Corriere della Sera di oggi, Cronaca di Roma, ci va giù duro con la sindaca Raggi a proposito del caos di San Giovanni. Scrive: “Quando pensi si sia toccato il fondo, chi governa questa incredibile città finisce sempre per stupirti. Lunedì mattina, recandosi a San Giovanni per un sopralluogo a via La Spezia e a via Taranto (lavori cominciati a maggio dell’anno scorso e non ancora ultimati), la sindaca Virginia Raggi ha dovuto ammettere – bontà sua – che sì, le proteste dei residenti della zona avevano un fondamento: rivoluzionare quelle due strade, utilizzando una montagna di soldi (nostri) per poche centinaia di metri di ciclabile, non era stato quel colpo di genio che credeva. In realtà, che fosse un’idea insensata era chiaro sin dal suo concepimento: alla prova dei fatti, i problemi di traffico sono decuplicati, anziché diminuire, e tutta la zona si ritrova congestionata”.

Tutto giusto. E uno si aspetterebbe un blocco dei lavori in attesa di illuminazioni migliori. Invece, paradosso dei paradossi, i lavori vanno avanti. Per cui, se si dovesse fare poi dietrofront, come ha promesso la sindaca, bisognerà probabilmente prevedere altre spese e buttare alle ortiche quanto sistemato. E per la seconda volta, non dimentichiamolo (la prima per l’inaugurazione della stazione di San Giovanni della metro C, tanti divisori di travertino completamente distrutti).

Invece, sorpresa delle sorprese, oggi in via Monza hanno affisso dei cartelli: nei prossimi giorni ancora una colata di vernice per rifare le strisce. Nuovi parcheggi, strisce blu. E la nuova fermata degli autobus, pur non sapendo se rimarrà lì, dal momento che 16 e 81 potrebbero tornare su via La Spezia? Anche lì nuova passata di vernice, naturalmente gialla. Chi paga?

Adesso bisogna metterci una bella «pezza», quindi stanziare e spendere altri soldi (nostri, quanti ne serviranno?) e ricominciare da capo per compensare, il più possibile, i danni prodotti da una scelta tanto scellerata – scrive ancora Toti.

Beh, in attesa della pezza, vernice a gogò. Offerta dai contribuenti.