I ricordi legati al Motovelodromo Appio

MotovelodromoMotovelodromoAppio1Via del Velodromo. E’ dietro largo dei Colli Albani, limitrofa a via Genzano. Un nome non casuale. E’ un omaggio al Motovelodromo Appio, che sorgeva dove oggi c’è piazza dei Castelli Romani, tra via Albano e la chiesa di San Gaspare. Nell’attuale via del Velodromo c’era il lato maggiore dell’impianto. La struttura ha resistito per quasi cinquant’anni, poi è stata abbattuta. Cessò l’attività alla fine degli anni Cinquanta, quando venne sostituita con il velodromo Olimpico, ubicato nel quartiere Europa, in occasione dei Giochi olimpici del 1960.

Il Motovelodromo era noto anche come “Cessati Spiriti” e fu costruito nel 1910 come un comune impianto sportivo, ma con una pista sopraelevata di 400 metri, adatta ad ospitare gare di ciclismo, motociclismo e motocalcio. Del gennaio 1926 sono i lavori di rifacimento dell’impianto, che venne dotato anche di una rete metallica che separava il pubblico, capienza massima di circa 10mila persone. Il campo dell’Appio era in terra e i più anziani ricordano il polverone che caratterizzava gli incontri di calcio. In caso di pioggia, le pozzanghere caratterizzavano il terreno.

La struttura era raggiungibile dalla stazione Termini nel secondo dopoguerra, usando la linea tranviaria della Stefer, che partiva da via Giolitti e arrivava al capolinea di via Cessati spiriti, a circa 400 metri dall’ingresso dell’impianto sportivo. Ma vi era soltanto una decina di corse.

Al Motovelodromo Appio è strettamente legata la storia della Roma calcio. Qui, infatti, sono cresciute diverse leve calcistiche della città. Dal 1912 l’impianto sportivo ha ospitato l’Audace Roma per diversi anni, salvo una parentesi in cui la squadra si trasferì ai Parioli. Qui hanno iniziato tanti giocatori di Alba Roma (con cui poi l’Audace si fuse), Fortitudo, Roman e delle altre squadre che parteciperanno all’aggregazione che darà vita alla nuova squadra della Capitale. Tra l’altro portando via tanti tifosi alla Lazio, nata nel 1900, cioè ventisette anni prima. In questi anni, grazie anche all’ubicazione dell’impianto sportivo, si caratterizzerà molto l’anima popolare della nuova società, poi rafforzata a Testaccio, mentre la Lazio raccoglierà simpatie sia tra la ricca borghesia cittadina sia tra i residenti della provincia.

L’Associazione Sportiva Roma nacque esattamente il 7 giugno 1927, in via Forlì 16 a Roma, frutto della fusione delle società Alba Roma, Fortitudo, Roman. Ne fu promotore il segretario della federazione romana del Partito Nazionale Fascista, Italo Foschi, all’epoca anche membro del Coni e dirigente della Fortitudo, e dall’onorevole Ulisse Igliori, membro del direttorio nazionale del Partito Nazionale Fascista. I colori sociali sono il rosso porpora e il giallo oro del gonfalone del Campidoglio, riprendendo i colori ufficiali della città. La neonata società utilizzerà il Motovelodromo Appio nelle stagioni 1927-28 e 1928-29.

Qui i giallorossi hanno giocato la partita di esordio assoluto della loro storia contro i forti ungheresi dell’Ujpest. Un’amichevole che finisce con la vittoria dei Lupi per 2 a 1. Una squadra, quella giallorosa, costituita tutta da romani, ad esclusione di soli tre giocatori: il portiere alessandrino Rapetti, il toscano Cappa e l’italoargentino Chini, primo straniero a vestire il giallorosso. Altri tempi. La prima rete della storia è di Cappa.

In campionato l’esordio è stato contro il Livorno. Una vittoria netta, datata 25 settembre 1927. Racconta Lino Cascioli nel suo libro “Storia fotografica dell’A.S.Roma”: “Diecimila spettatori affollarono il Motovelodromo Appio, percorrendo quattro chilometri a piedi, la distanza che separava cioè l’impianto dal capolinea di Porta San Giovanni…”.

La Roma con i giocatori romani concluse la sua prima stagione all’ottavo posto con 18 punti. Un risultato dignitoso considerato che aveva nel proprio girone B squadroni come Bologna, Inter e Juventus. Bilancio: sei vittorie, sei pareggi e otto sconfitte. Maggiore realizzatore della squadra: Bussich, autore di otto reti, una sola più di Chini. Nella stessa stagione la Roma vinse però la prestigiosa Coppa Coni, superando Napoli, La Dominante, Cremonese, Brescia, Pro Patria, Novara e Modena (nello spareggio). Questa la formazione schierata dalla Roma nella gara giocata a Firenze il 29 luglio 1928: Ballante; Mattei I, Corbjons; Ferraris IV, Degni, Rovida; Maddaluno, Fasanelli, Bussich, Bossi, Chini.

Nella stagione seguente la Roma acquistò Fulvio Bernardini, uno dei migliori giocatori dell’epoca, tra l’altro formatosi calcisticamente alla Lazio. Insieme a lui il fortissimo attaccante fiumano Volk, il terzino Barzan dal Milan, il mediano novarese D’Aquino, l’ala della Reggiana Benatti e il giovanissimo Eusebio, prelevato dall’Alba. Stava per nascere lo squadrone tanto sognato. A seguire: terzo posto nel 1928-29, sesto nel 1929-30, secondo e terzo negli anni a seguire. Poi due quinti posti, un quarto e il secondo posto nel 1935-36. Il primo scudetto arriverà nel 1941-42.

Oltre al calcio, non mancarono importanti manifestazioni ciclistiche che videro anche Fausto Coppi tra i protagonisti.

Negli anni Cinquanta il Velodromo vide sul suo campo le “gesta calcistiche” della squadra del “Chinotto Neri”, divenuta “Fedit” (in serie C, giocò in questo campo contro il Catanzaro, il Foggia, la Salernitana, il Siena di Oronzo Pugliese, ecc.) e poi “Tevere Roma”.