Pianobi al Quadraro, mostra di Marco Emmanuele

Fino al 30 settembre 2021 in via dei Ciceri, 97-99 al Quadraro è visitabile, solo su appuntamento, la mostra di Marco Emmanuele, classe 1986.

Inizialmente dedito alla ricerca e produzione musicale, nel 2010 ha deciso di continuare gli studi in Architettura trasferendosi a Roma, dove vive e lavora.

L’artista siciliano realizza opere in ceramica, ferro o vetro, che ruotano intorno ai detriti, testimoni dell’attitudine umana alla colonizzazione ed alterazione dei luoghi. La ricerca più recente verte sulla performance e sulla progettazione di macchine per disegnare, dispositivi in grado di manifestare l’interferenza uomo-macchina, altrimenti definita malfunzionamento.

Nel 2020 è stato in residenza a Lozio (Brescia) per Falía* artist in residence e a Terni per la residenza Radici, alla Residenza La Fornace a Milano nel 2019, e presso Les Atelier Wonder-Liebert a Parigi nel 2018. Ha esposto i suoi lavori e realizzato performance in Italia e all’estero. Tra le mostre più recenti: Drawing machine #13 (Superstudiolo, 2021, Bergamo), Drawing machine #8 (Casa Vuota, 2020, Roma), Ionian Archaeological Archives (Bivy Space, 2018, Anchorage, Alaska), It was not me, It was not me (Wonder-Liebert, 2018, Parigi), Rosina #0 (Limone Space, 2016, Londra).

Marco Emmanuele (Sicily, 1986). Initially devoted to music research, in 2010 he decided to continue his studies in Architecture by moving to Rome, where he now lives and works. The artist creates works in ceramic, iron or glass, which revolve around the debris, a witness of the human attitude towards colonizing and altering places. The most recent research focuses on the performance and design of drawing machines, devices that show human-machine interference, otherwise defined as malfunction. In 2020 he was in residence in Lozio (BS) for Falía* artist in residence and in Terni for Radici, at Residenza La Fornace in Milan in 2019, and at Les Atelier Wonder-Liebert in Paris in 2018. He exhibited his works and performed performances in Italy and at abroad. Among the most recent exhibitions: Drawing machine #13 (Superstudiolo, 2021, Bergamo), Drawing machine #8 (Casa Vuota, 2020, Roma), Ionian Archaeological Archives (Bivy DSC_1761.jpg

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Ibidem, adesso e nell’ora della mostra.

Pulvis es et in pulverem reverteris: queste potrebbero essere le parole che l’artista Marco Emmanuele rivolge segretamente alle sue opere realizzate con un impasto di polvere di vetro, facenti parte della serie Iso. Un duplice ritorno alle origini, sia per il vetro, il quale attraverso una meticolosa e paziente lavorazione torna a essere sabbia, sia per l’artista il quale proprio sulla sabbia delle spiagge siciliane ha passato parte della sua vita, raccogliendo con saggio rigore quei frammenti di vetro multicolore che smussati e spinti dalle onde, si depositano in riva al mare dove fiduciosi aspettano di essere scorti.

Il quadro in mostra, Iso #42, reinterpreta e mescola miti e iconografie. Realizzata con sabbia di mare e polvere di vetro che l’artista stesso macina minuziosamente a mano alla stregua di un rituale mantra, l’opera interpreta la materia che così trasformata, riflette una nuova luce rivelandone l’intima visione degna di essere inserita nell’Iconologia di Cesare Ripa e così ipoteticamente descritta: “Donna bella, d’onesta faccia che abbia coperto il capo, vestita dei colori del mare, e a canto vi sarà un toro sul cui capo tiene la mano destra e con la sinistra gli porge il seno in atto di allattare”. Una matrona, Gran Madre di tutti gli animali, in questo caso di un toro da sempre raffigurato in moltissime pitture, da quelle rupestri in quanto animale dalle proprietà magiche e benefiche, all’iconologia cristiana, in quanto simbolo cristologico, animale sacrificale per eccellenza.

Questa l’atmosfera che l’artista ha voluto ricreare all’interno dello spazio di pianobi: un misticismo effimero, che lascia il tempo che trova, come trapela dal titolo. Ora, in questo luogo e in questo momento, lo stesso per tutti, ma per tutti diverso. Proprio come nell’opera Ibidem, vetrate site-specific da cui traspare un senso di religiosità e dove sembrano essersi incastrate le corna del toro prima di essere accolto e nutrito. Ed è forse proprio questa la parola chiave: accoglienza.

Un palese invito a entrare, a prendere ciò che c’è di bello per poi lasciare le proprie tracce, come sulla sabbia, come i sassolini che restano attaccati ai piedi. Così l’opera Nettascarpe, prima di uscire, ci invita ad una riflessione: restituire ciò che abbiamo ricevuto, come un dono scambiato.

Isabella Vitale