Partenza in salita per il grande raccordo anulare delle bici (GRAB)

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Dopo che se ne è parlato tanto, ora il Grab – il grande raccordo anulare delle bici della capitale – è entrato nella fase progettuale. Lo ha ricordato all’inizio di agosto il ministro delle Infrastrutture, Graziano Del Rio, quando ha annunciato la firma dei protocolli con le Regioni per le ciclovie del Garda, della Magna Grecia e della Sardegna. In quell’occasione, il ministro aveva sottolineato come quattro percorsi ciclabili – Grab, Sole (da Verona a Firenze), VenTo (Venezia-Torino) e Acqua (la ciclopista dell’acquedotto pugliese) – finanziati con 89 milioni dalla legge di Stabilità 2016, siano un passo più avanti perché nella fase della progettazione.

Per il progetto 146mila euro 
Per il progetto il Grab può contare su 146mila euro messi a disposizione dal ministero delle Infrastrutture (Mit), ma sul percorso del grande raccordo anulare delle bici – il cui tragitto nulla ha a che fare con il grande raccordo automobilistico, già esistente – la partenza comincia con un’impegnativa salita. Lo studio di fattibilità, presentato da vari attori – Legambiente, VeloLove, Touring club italiano, Vivilitalia, Open City Roma, Mobilità nuova e la collaborazione del parco regionale dell’Appia antica – e che il Mit ha fatto proprio, si scontra ora con le idee diverse del Campidoglio.

Un anello di 45 chilometri
Il Comune – che aveva dato il proprio via libera alla realizzazione del Grab nell’agosto 2015 e ha ribadito quell’intenzione in un protocollo sottoscritto con le Infrastrutture e il ministero dei Beni culturali a settembre 2016 – ora che si tratta di mettere nero su bianco il percorso del Grab, sta rivedendo in modo significativo alcuni tratti del grande raccordo delle bici. A iniziare proprio da quello che potrebbe rappresentare idealmente il “Km zero” del tragitto , che però ssendo un anello di 45 chilometri, non ha un vero e proprio inizio e una fine. L’arco di Costantino, a ridosso del Colosseo, tuttavia, ben si presta a essere visto come l’inizio della ciclopista romana.

Le intenzioni del Campidoglio
La via di S. Gregorio – quella che costeggia il Colosseo – nello studio di fattibilità è stata concepita come una strada riservata per metà a pedoni e bici e per l’altra metà alle auto. Nelle intenzioni del Campidoglio, invece, la parte ciclabile verrebbe ridimensionata e il percorso, invece di passare per la più tranquilla via di Valle delle Camene, da chiudere al traffico delle auto, farebbe una sorta di gimkana, con vari attraversamenti stradali, per poi congiungersi alla parte di pista ciclabile già esistente che corre lungo il viale delle Terme di Caracalla. Dunque, si studiano soluzioni complicate per i tratti nuovi del Grab e semplici aggiustamenti per le parti ciclabili già attive, che sarebbero comunque da rivedere perché, per esempio, corrono sui marciapiede dove camminano anche i pedoni.

La denuncia di Legambiente
La denuncia arriva da Legambiente, che dopo aver spedito una lettera alla sindaca Virginia Raggi in primavera per chiedere conto delle intenzioni del Comune, ha ora organizzato un primo tour su una parte dei luoghi del Grab per dimostrare le differenze tra lo studio di fattibilità e la relazione tecnica approntata dal Campidoglio. «L’obiettivo dell’amministrazione – afferma Alberto Fiorillo, responsabile Aree urbane di Legambiente – è giocare al ribasso, ignorando i criteri di sicurezza, gradevolezza del tracciato, facilità di individuazione del percorso anche da parte di un non residente, interconnessione con altre ciclopiste e con la rete dei trasporti urbani. Devono decidere se fare una vera ciclabile, in linea con gli standard internazionali – il che significa anche pedonalizzare vie ora aperte alle auto, a cominciare all’Appia antica – oppure semplicemente adeguare l’esistente, con costi che sono anche superiori a quelli previsti: per noi, infatti, il Grab costerà 8-10 milioni, secondo il Comune 15».

(Fonte Il Sole 24ore)