Parco della Caffarella: il Ninfeo di Egeria

Ninfeo di Egeria
Inoltrandosi nel parco della Caffarella, seguendo il sentiero indicato, si raggiunge il cosiddetto Ninfeo di Egeria. Si tratta di una suggestiva grotta artificiale posta in corrispondenza di una sorgente di acque oligo-minerali, erroneamente identificata nel Rinascimento come l’antro all’interno del bosco sacro delle ninfe, citato dalle fonti antiche. In realtà, esso fa parte degli edifici pertinenti al Triopio di Erode Attico (la grande tenuta del ricco politico di origine ateniese vissuto nel II sec. d.C.) e costituiva uno spazio dedicato al banchetto e al piacere dei proprietari della villa, che qui potevano prendere il fresco allietati da giochi d’acqua e circondati da una ricca vegetazione.

Il Ninfeo viene erroneamente detto di “Ninfeo di Egeria” per via di uno sbaglio commesso dai primi esploratori della zona; in realtà la sorgente egeria era il primo miglio fuori le Mura Repubblicane, lì infatti vi erano il laghetto ed il bosco sacro alle camene, con una grotta ancora esistente in età imperiale. Gli studiosi del ‘600-‘700 confusero le Mura Serviane con le Mura Aureliane che non esistevano prima del III secolo d.C.; così, calcolando un miglio a partire da porta S.Sebastiano, essi giunsero a questo ninfeo, al quale erroneamente diedero il nome di Egeria.
Le Camene erano le ninfe delle sorgenti che vivevano in una grotta circondata da un bosco sacro ed Egeria era la più importante di esse. Era la moglie e consigliera di Numa Pompilio, il secondo re di Roma, e quando lui morì fu trasformata in sorgente da Diana commossa dal suo dolore.
Oltre a questo, le fonti antiche riportano anche che, alla morte del Re Numa Pompilio Egeria scappò da Roma per rifugiarsi nel bosco dell’Ariccia e lì fu trasformata in sorgente.
In realtà questo edificio, appartiene al Triopio di Erode Attico e di Annia Regilla ed è del II secolo d.C..
L’edificio è costituito da una sala rettangolare con volta a botte, una nicchia sul fondo, dove vi è una statua coricata (forse il Dio Almone), e tre sui due lati mentre sulla facciata c’era un portico parallelo alla vasca. Al centro della sala e lungo le pareti l’acqua correva tramite tubature di terracotta creando dei giochi d’acqua, ed inoltre l’umidità condensando nella volta, creava uno stillicidio che, insieme alla ricca vegetazione che scendeva dall’alto, rendeva l’ambiente molto fresco e suggestivo.
Il Ninfeo fu costruito in “opus mixtum”, cioè accostando l’opera reticolata e laterizi, rivestita di marmi. Per il pavimento fu usato il serpentino, per le pareti il verde antico e per le nicchie il marmo bianco. Tra queste e la volta c’era una fascia di mosaici.
Fu costruito, quindi, in maniera che somigliasse ad una grotta (infatti dalla volta scendeva il capelvenere che era stato fatto attecchire in uno strato di pietra pomice) in cui Erode Attico poteva recarsi quando faceva troppo caldo per passeggiare, conversare con gli amici e banchettare.