OPINIONI / Il selfie con il tumore

TumoreUn’enorme massa tumorale, addirittura da quasi 13 chili, è stata asportata presso la Fondazione “Giovanni Paolo II” di Campobasso in una giovane paziente di 37 anni, che ora sta bene ed è stata dimessa dopo pochi giorni di ricovero.

L’immagine del “selfie con il tumore”, pubblicata su diversi giornali molisani, invita a qualche riflessione.

Da una parte costituisce la giusta onorificenza all’equipe che ha eseguito l’intervento di tre ore, in testa i dottori Fabio Rotondi e Francesco Cosentino. In fondo loro possono rappresentare i tantissimi chirurghi a cui ogni giorno sono affidate le sorti delle centinaia di migliaia di malati di cancro in Italia. Una vita salva altre vite, l’impegno professionale raggiunge le vette più alte. E l’immagine è davvero emblematica, quasi che i medici esibiscano un trofeo: è la lotta della forze del bene contro quelle del male, cariche sempre di un alone di mistero.

Nel contempo la fotografia è figlia dei tempi digitali: il successo va comunicato visivamente e l’immagine diventa virale. L’equipe molisana ha asportato altri tumori del genere, anche più grandi: ma l’immagine – in tempi di comunicazione interattiva – assicura la giusta visibilità al lavoro dei medici.

Al di là dell’indubbia curiosità, crediamo sia però necessario che ciò sia accompagnato dal valore e dalla deontologia medica che pone la vita quale bene supremo. Da Campobasso un messaggio simbolico per tutti coloro che sono impegnati – spesso in equipe – a dare un senso concreto all’esistenza dell’altro, alla sua cura e alla salvaguardia del bene più prezioso, la vita.