OPINIONI / L’Italia per 5 giorni è stata Sanremo

Si è conclusa la settantesima edizione del Festival di Sanremo, confermandosi come la più importante, coinvolgente, aggregante kermesse di spettacolo prodotta dal nostro Paese. Per cinque giorni Sanremo è stata la capitale d’Italia, sovrastando persino notizie più importanti grazie ai suoi beniamini, alle esibizioni, alle passerelle, alle classifiche, alle immancabili polemiche. L’evento rivierasco rappresenta appieno il nostro Belpaese. Ne esprime la creatività e il gusto estetico. Simboleggia l’inesauribile voglia di evasione, con oltre undici milioni di persone incollate davanti ad un teleschermo. Ne incarna il gusto del giudizio, della critica, della divisione, della polemica. Ma rappresenta anche la capacità di un’organizzazione impeccabile nei settori più ludici, ad esempio insieme al calcio o ai “grandi eventi”, ciò che poi non riusciamo a replicare nella realtà sociale quotidiana delle piccole o delle grandi cose, limitati nei nostri individualismi. Certo, Sanremo conferma anche la nostra propensione alla retorica. Un “fiume di parole” che pesca nei buoni sentimenti: eterne canzoni “cuore e amore” per mamme e nonni, per figli e nipoti; momenti immersi nel politicamente corretto, con il massimo rispetto per le istituzioni, siano esse un politico che offre un’infinità di premi ai cantanti, i vertici Rai seduti e ossequiati in prima fila o l’avvincente banda dei carabinieri che esegue l’inno nazionale; l’immancabile sipario con l’esaltazione del gruppo cementato, ad esempio la schiera di attori con il film da promuovere, o della famiglia, la riunione dei “Ricchi e Poveri” e di Albano e Romina fa essere tutti più felici; o ancora il gesto solidale a favore degli ultimi e l’inesauribile propensione alla conservazione. Tutto ciò è l’Italia, nel bene o nel male, piaccia o non piaccia. Saremo poi pronti a criticarla, ma intanto ce la godiamo per cinque serate infinite. E le canzoni? I gusti sono, ovviamente, soggettivi. Ma di certo il livello complessivo è sempre buono, i dati di visualizzazione dei video musicali sul web lo confermano ogni anno. Segno che, da sempre, la nostra capacità creativa è inesauribile. E se la lingua italiana non fosse così ostica per uno straniero, probabilmente i nostri artisti non si limiterebbero ad avere successo soprattutto nei Paesi di lingua spagnola, ma sarebbero in massa delle vedette internazionali. Comunque, per concludere, complimenti al vincitore, Diodato, dalla potente vocalità (non a caso il preferito da Mina), ma anche agli artisti giunti al secondo e al terzo posto: Francesco Gabbani si conferma artista geniale e versatile, testo interessante e capacità di rinnovarsi; i Pinguini tattici nucleari rispondono alle esigenze dei più giovani. Al prossimo anno.

(Domenico Mamone, presidente Unsic)