OPINIONI / La giornata mondiale contro la schiavitù

MandelaNelson Mandela sosteneva: “Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli”.

Ancora oggi, su sette miliardi di essere umani, ben sei vivono in Paesi in cui vige la legge del più forte, in cui è negata la libertà e praticata la negazione della democrazia.

In troppi angoli del Pianeta è tollerata la schiavitù, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, l’oppressione, la persecuzione religiosa, la segregazione razziale, il lavoro minorile, la repressione ed il dominio di ristrette oligarchie sul resto della popolazione. La disuguaglianza impera in tutte le latitudini e l’umanità ha rinunciato a contrastarla.

Archiviata l’ideologia marxista, accantonati i valori di fratellanza cristiana, ceduto il passo ai fondamentalismi e innalzato sugli altari il nuovo credo della finanza speculativa, le classi dirigenti non si propongono più di far rispettare i diritti umani nelle diverse nazioni del pianeta, preferendo ampliare la sfera della produzione di beni, e dei commerci, come se la ricchezza finanziaria di infinitesimali nuclei di miliardari cinesi, indiani, russi o arabi, fosse equiparabile al benessere della popolazione mondiale.

L’ipocrisia dell’Occidente giunge al culmine nel traffico d’armi e nello sfruttamento indiscriminato di materie prime nei Paesi poveri, a cui si associano richiami ingannevoli sul valore della pace o sulla necessità di superare i mille focolai di guerra aperti in Medio-Oriente, Africa,  Asia o America Latina.

L’elezione di Trump non lascia presagire un’inversione di rotta e la vittoria dei movimenti populisti, xenofobi e demagogici in Europa, non apre scenari di cambiamento con una Convenzione internazionale sui diritti dell’uomo che appare sempre più lontana dalla realtà fattuale.

L’utilitarismo dei mercanti ha sostituito la civiltà costruita da Pericle, Socrate, Platone e Aristotele. L’uomo è tornato ad essere una merce nelle mani di chi detiene il potere, un suddito e non un cittadino, un oggetto e non più un soggetto. Se la cultura egemone idolatra la produzione di beni fine a sé stessa, c’è sempre meno spazio per i diritti umani.  In questo contesto dopo le aberrazioni perpetrate dalle oligarchie nei paesi del socialismo reale e la tragica conclusione dei regimi comunisti, non c’è stato più bisogno di temperare le asprezze del capitalismo con mediazioni tra capitale e lavoro. Rimasta l’unica ricetta in campo, il capitalismo ha risvegliato gli spiriti animali della sopraffazione del forte sul debole, non incrociando sulla propria strada più nessuno, se non il richiamo forte ieri dell’Enciclica “Sollecitudo Rei Socialis”  di Papa Giovanni Paolo II,  e oggi della “Laudato Si”  di Papa Francesco.

Figurarsi se figure che arricchiscono con vendite d’armi, col lavoro dei bambini e evadono sistematicamente il fisco, diventando essi stessi i Capi di governo, possono arrossire per un’Enciclica papale. Sarà anche per queste ragioni che il Mondo sta girando lo sguardo altrove e si rifiuta di fare i conti con la Rivoluzione cubana e con Fidel Castro. Sarà la storia ad emettere un giudizio sul riscatto di un paese oppresso, analfabeta, sfruttato e poverissimo, che in 50 anni, tra errori e difficoltà, ha resistito ad un embargo odioso, ha fatto studiare i bambini, ha curato i malati e innalzato il tenore di vita di tutta la popolazione. Cuba non ha visto realizzato l’Utopia ma è andata comunque avanti grazie a Fidel Castro.

(Michele Petraroia)