OPINIONI / Ambientalismo vero

Di cambiamenti climatici e di problemi ambientali ci dovremmo occupare tutti i giorni. Non solo attraverso “scioperi” degli studenti o l’icona di Greta Thunberg, la giovanissima svedese che da mesi espone i suoi civili cartelli davanti al Parlamento scandinavo, facendo diventare virale in tutto il mondo il suo messaggio ecologista. Acquisita finalmente coscienza collettiva sulle criticità che incombono sul nostro pianeta, sarebbe il caso che ognuno facesse la sua parte.

I cittadini comuni possono contribuire molto attraverso i comportamenti quotidiani, dalla scelta di muoversi in modo sostenibile agli acquisiti cosiddetti “consapevoli” fino alle azioni virtuose in termini di alimentazione, rifiuti, riuso. I politici, da parte loro, non possono più ignorare le tante emergenze che investono la vita di ogni giorno, gli habitat, la qualità dell’aria, gli stravolgimenti causati dal clima. Un ruolo importante è rivestito anche dal nostro mondo delle imprese: produrre in modo sostenibile non deve essere più un’opzione, una scelta individuale, ma un obbligo orientato anche attraverso normative sempre più stringenti.

Certo, tutto ciò andrebbe contestualizzato – con piena consapevolezza – nelle derive di una civiltà caratterizzata ormai dall’irresponsabile signoria dell’uomo sulla natura. Stiamo vivendo le conseguenze di un processo ultrasecolare teso ad una dominante logica del consumo compulsivo insensibile all’impatto sull’ambiente. E il nesso tra stato dell’ambiente e condizione umana è strettissimo, investendo pratiche di sfruttamento e di diseguaglianze (quanto sta accadendo in Africa è emblematico). I continui richiami a praticare nuove strade di produzione sostenibile, ma anche di organizzazione politica e sociale, cadono quasi sempre nel vuoto.

L’Italia, un tempo giardino d’Europa, non è esente da queste aberrazioni. Le Terre dei fuochi sono cresciute e si sono moltiplicate. Il problema dell’Ilva a Taranto è ancora tutto lì. La crescita esponenziale delle malattie legate all’inquinamento è confermata da tutti gli studi medici. Ogni tentativo di rendere rappresentanza politica tutto ciò, è miseramente fallito, dalla stagione dei Verdi di Pecoraro Scanio fino alle promesse grilline che si sono sciolte alla prima prova di governo.

Ben venga, quindi, questo “Fridays for future”, che ha mobilitato una massa sterminata di studenti in tutto il mondo, Italia compresa. Perlomeno come momento per porre nuovamente al centro un tema purtroppo dimenticato da tanti amministratori pubblici ad ogni latitudine. Anche se, va detto, le tematiche ambientaliste non possono essere affidate soltanto a periodiche manifestazioni transnazionali, uno strumento che addirittura spesso trasforma tali iniziative in fuochi di paglia o in occasioni di “reflusso”, com’è successo ad esempio con il popolo di Seattle del 1999 o con le “primavere arabe” del 2011, laddove negli Usa c’è Trump e nel Nord Africa non mancano regimi sempre più soffocatori delle libertà individuali.

Più che di scioperi, avremmo bisogno di studio serio per caratterizzare l’impegno sul fronte ambientale, teso innanzitutto ad approfondire le vere e proprie emergenze rese visibili dai crescenti cataclismi che si rinnovano in tutto il pianeta: eventi atmosferici estremi, danni agricoli, desertificazione, carestie, scioglimento dei ghiacci e aumento del livello delle acque, moltiplicazione delle tempeste, tsunami. Fenomeni spesso collegati tra loro. Non sono chiacchiere, ma fatti concreti. Una situazione, tra l’altro, con conseguenze anche di natura sociale, come le epocali migrazioni, o economiche, vedi le crisi recessive ormai cicliche.

Il futuro di rispetto verso la natura, di pace e di convivenza civile si costruisce, pertanto, in primo luogo con l’apprendimento, con la conoscenza, con l’analisi. Azioni a cui si deve accompagnare l’etica. Perché questi temi complessi, che ci riguardano tutti, dovrebbero costituire un elemento di unificazione dell’intera umanità.

In conclusione, un rapporto armonico con la natura, “madre generosa e spietata matrigna” come diceva Plinio, dovrebbe rappresentare il primo punto nell’agenda di qualsiasi individuo. Lo è stata per filosofi, teologi, scienziati. “Alla natura si comanda solo ubbidendole”, ricordava Francesco Bacone. Sagge parole.

(Domenico Mamone, presidente Unsic)