Nuove norme per Parchi e Aree protette: intervento di Italia Nostra

ParcoItalia Nostra guarda con grande preoccupazione alle Nuove norme in materia di Parchi e Aree Protette in discussione in queste ore presso la 13° Commissione Ambiente del Senato, e in particolare agli emendamenti avanzati dal Senatore Massimo Caleo, capogruppo del Pd nella Commissione Ambiente, relatore della riforma della 394.

Italia Nostra stigmatizza come lesivo degli stessi principi sottesi alla legge 394/91 sul sistema dei Parchi e delle Aree protette l’impropria manomissione e “messa a reddito” di territori che hanno nella naturalità il massimo dei valori e ammettere, di fatto, negli stessi, la possibilità di impianti tecnologici o per produzione di energia “alternativa”. Ciò è contemplato in un emendamento sulle cosiddette royalties, che con il pretesto di far pagare dazio a elettrodotti, eolici e altre tipologie all’interno delle aree protette, aprirà la strada a nuovi impianti, lasciando adito a possibili interessi privati e di lobbies. Ciò compromettendo il bene comune di cui Parchi e le aree protette sono eccellenza.

Nella stessa direzione Italia Nostra considera inaccettabile quanto introdotto all’art. 10 che, di fatto, apre alla caccia della fauna selvatica in tali ambiti come controllo delle specie dette problematiche o in sovrannumero o alloctone: da validarsi da parte della stessa ISPRA per tutte le specie da “controllare” (abbattere, catturare, eradicare) mentre per il cinghiale e le specie alloctone il parere nemmeno servirà. Si potrà abbattere o catturare fauna selvatica tutto l’anno, in ogni periodo e di ogni specie. Ciò comprometterebbe irrimediabilmente la stessa naturalità dei luoghi, la sicurezza per chi frequenta i parchi e la biodiversità.

Italia Nostra chiede quindi un immediato intervento del Governo che blocchi questi emendamenti a garanzia della centralità della tutela delle aree protette italiane, come capitale unico, vera risorsa di un’economia positiva da trasmettere alle generazioni future.
Auspicando che non sia l’appello alla Corte europea l’unica strada da perseguire per ottenere ragione.