Metro C: indagati,perquisizioni e sequestri

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Sono tredici le persone che risultano indagate nell’ambito dell’inchiesta sulla lievitazione dei costi per la Metro C di Roma. Il reato contestato è quello di truffa aggravata ai danni dello Stato. Tra gli indagati l’ex assessore alla Mobilità della Giunta Marino, Guido Improta, e l’ex dirigente del ministero dei Trasporti, Ercole Incalza.

Secondo l’impianto accusatorio “gli accordi che hanno portato al pagamento delle somme non dovute di 230 milioni e poi dei 90 milioni sono state il frutto non solo di artifici e raggiri circa la consistenza delle riserve” finanziare “ma anche di procedure illegittime e illecite consumatesi negli uffici della amministrazione comunale, segnatamente l’assessorato alla Mobilità e negli uffici del ministero delle Infrastrutture, dove lavorava Incalza”.

A finire nel registro degli indagati anche alcuni amministratori dell’epoca di Roma Metropolitana. In particolare il direttore tecnico Luigi Napoli, il consigliere di amministrazione Massimo Palombi, il responsabile unico del procedimento Giovanni Simonacci, i consiglieri del cda, Luadato e Nardi, il responsabile unico del procedimento Sciotti. Per Metro C finiti nel registro degli indagati sono: il presidente Franco Cristini, l’ad Filippo Stinellis e il dg Francesco Maria Rotundi e il direttore dei lavori Molinari.

La metro C, da Centocelle-Pantano, alla periferia est della Capitale, è per ora ferma a San Giovanni. Per costruire tre chilometri fino al Colosseo il contraente generale – cioè il consorzio di imprese – ha annunciato 84 mesi, cioè sette anni. Poi, il buio: nessuno sa se si proseguirà fino a piazza Venezia e men che meno fino a piazzale Clodio, il capolinea previsto nel progetto iniziale. Il Movimento 5 stelle, visti gli enormi costi, nicchia. Già in campagna elettorale Virginia Raggi, non ancora sindaca, aveva annunciato che dopo la stazione Colosseo sarebbe stata necessaria «una riflessione». E finora non sembra aver cambiato idea.