MAZZETTE / L’Italia che affonda nella corruzione rileggesse Dante…

Presunte tangenti, ancora arresti. Da Nord a Sud. Da destra a sinistra. Alla vigilia dell’ennesima tornata elettorale. L’Italia continua ad offrire il peggio di sé. Appalti che si legano alle immancabili mazzette. Personaggi già condannati di nuovo al centro delle cronache. Protagonisti che nei loro discorsi pubblici e negli interventi televisivi non si risparmiano nel pronunciare, a più riprese, la parola magica: onestà.

Siamo pronti per i rinnovati sermoni degli analisti? E per lo sdegno collettivo? O, per i più raffinati, al richiamo dell’eterna “questione morale”? Eh sì, i simoniaci, in Italia, son razza dominante. Acqua santa e peccati. E tanti oboli per le indulgenze. E allora, per sovrastare gli starnazzi, facciamo parlare l’immortale e attualissimo Dante Alighieri. Canto XIX dell’Inferno…

“Deh, or mi dì: quanto tesoro volle
Nostro Segnore in prima da san Pietro
ch’ei ponesse le chiavi in sua balìa?
Certo non chiese se non “Viemmi retro”.
Né Pier né li altri tolsero a Matia
oro od argento, quando fu sortito
al loco che perdé l’anima ria.
Però ti sta, ché tu se’ ben punito;
e guarda ben la mal tolta moneta
ch’esser ti fece contra Carlo ardito.
E se non fosse ch’ancor lo mi vieta
la reverenza de le somme chiavi
che tu tenesti ne la vita lieta,
io userei parole ancor più gravi;
ché la vostra avarizia il mondo attrista,
calcando i buoni e sollevando i pravi.
Di voi pastor s’accorse il Vangelista,
quando colei che siede sopra l’acque
puttaneggiar coi regi a lui fu vista;
quella che con le sette teste nacque,
e da le diece corna ebbe argomento,
fin che virtute al suo marito piacque.
Fatto v’avete dio d’oro e d’argento;
e che altro è da voi a l’idolatre,
se non ch’elli uno, e voi ne orate cento?
Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversion, ma quella dote
che da te prese il primo ricco patre!”.