Lo sviluppo delle attività produttive del IX municipio dai primi del 900

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Nel 1920 veniva edificata, tra la via Appia e via Mondovì, la parrocchia di Ognissanti (prima di allora, una semplice chiesetta in un piccolo casolare), in uno dei tre grossi isolati della convenzione Marsaglia, sui terreni della ex-villa Colonna, già appartenuti alla famiglia del sindaco Prospero Colonna.
Le attività produttive proseguivano lo sviluppo iniziato nei decenni precedenti.
• Nel 1919, lungo la via nei pressi di quello che sarà l’odierno Largo dei Colli Albani, nasceva il grande stabilimento della FATME (Fabbrica Apparati Telefonici e Materiali Elettrici) della casa madre svedese Ericsson, L’azienda romana, che diventerà nel 1925 concessionaria del servizio telefonico per il mezzogiorno e la Sicilia. Con 1.500 dipendenti e rimarrà nella zona fino al 1964, costituendone il maggior datore di lavoro, insieme al Poligrafico di via Gino Capponi. Quest’ultimo, nato probabilmente ai primi degli anni ’20 come “Stabilimento Poligrafico per l’Amministrazione della Guerra”, verrà poi assorbito, con i suoi 1900 dipendenti, dall’Istituto Poligrafico dello Stato, istituito il 1929.
• Sempre sulla via Appia, già dal 1909, aveva la sede la Società Arco, costruttrice di strumenti elettrici di misura, lampade ad arco e apparecchi elettrici in genere, in via Caltagirone 5.
• Nei pressi del Ponte Lungo iniziò ad operare la FOCIS che, occupò gli stabilimenti della dismessa società Meriggia, costituendo, nel 1919, un ampio comprensorio industriale (con sede in via Saluzzo n. 10) per l’esercizio di fonderie e officine meccaniche, un piccolo residuo ne e l’area ancora presente all’interno dell’isolato delimitato dalle vie Noto – Gela – Saluzzo – Modica e contrassegnata da una vecchia ciminiera, ben visibile nella zona circostante.
• Sempre a Ponte Lungo gli stabilimenti dell’antica Società Romana Fosfati passarono, nei primi anni ’20, alla Montecatini, già proprietaria dell’industria sulla via Tuscolana.
• Nella zona della Tuscolana la gamma delle attività nelle imprese (industrie molitorie, di produzione di bibite gassate, falegnamerie e fonderie, industrie elettromeccaniche, chimiche e della gomma) era piuttosto ampia, con aziende che raramente impiegavano più di 100 persone.
• Nel 1912 in via Assisi, al n. 29, nacquero le Officine meccaniche e fonderie Meloni.
• Nello stesso anno sorge la Società anonima cooperativa Bernini tra scalpellini e ornatisti, in via Mondovì 33, e sempre nello stesso periodo iniziò la sua attività la Fonderia artistica in bronzo Crescenzi e Nelli, al n. 7 di via dello Scorpione (l’attuale via Etruria).
• Nel 1921 fu aperto lo stabilimento del conte Manzolini con il nome “Società Romana Costruzioni Meccaniche” su via Faleria, al n. 25, uno dei più importanti stabilimenti metalmeccanici della città, trasformatosi poi (durante la II guerra mondiale) in spolettificio e in fabbrica di utensili in alluminio (nel secondo dopoguerra). Durante la prima guerra mondiale fu edificata, nei pressi dell’attuale via Etruria, la Direzione di artiglieria, dotata di proprie officine meccaniche.
• In via Velo, nel 1911, fu fondata la Società Anonima Cooperativa Ostia Florens per la costruzione di case fra impiegati e pensionati dello stato. Complessivamente tutto il territorio compreso tra la via Appia e la via Prenestina, per lo sviluppo industriale che ebbe fino agli anni ’20, veniva classificato nei documenti della Camera di Commercio e Industria di Roma come “la zona industriale più importante della città “. C
considerando anche le piccole imprese artigianali e/o familiari, la media degli occupati al Tuscolano era di 4 per azienda, mentre all’Appio Latino saliva a 6.
Alcuni interventi pubblici furono diretti alla costruzione di impianti sportivi:
Nell’area del IX Municipio, ad esempio, nel gennaio del 1921 fu inaugurato presso i “Cessati Spiriti”, sul lato sinistro della via Appia, il Velodromo Appio (mi ricordo vagamente che mio padre mi ci portò a vederlo fine anni 50, infatti fu demolito nel 1960). Comprendeva: campo da calcio e pista podistica, costruito per ospitare gare di ciclismo e motociclismo in sostituzione di un velodromo costruito a inizio secolo su viale Lazio ai Prati di Tor di Quinto. L’impianto, pur disponendo di un terreno poco adatto alle partite di calcio, nel 1927-1928 ospiterà le prime partite di campionato della neonata A.S. Roma, la quale, col pretesto del nome della zona, verrà apostrofata come la “Roma dei fantasmi” dai laziali accesi da forte antagonismo contro la squadra rivale. L’impianto fu poi sede della squadra calcistica Mater, che giunse alla serie B del campionato di calcio nazionale, e ospitò frequentemente importanti derby locali come quello FATME- STEFER. Fu inoltre meta, per molti anni, delle tappe romane del Giro d’Italia e luogo di confronti fra popolari campioni di pugilato. Il motovelodromo verrà ricostruito nei pressi dell’ EUR in occasione delle olimpiadi del 1960. Inutilizzato fino al 1968 e demolito nel 2008 per una forte concentrazione di amianto.

(tratto da un articolo di Alfredo Caruso)

fonte (“Il patrimonio culturale del IX Municipio di Roma” -edito da Palombi nel 2010 – Riccardo La Bella)