Liste d’attesa, se ne parla a “Presadiretta”

Ospedale-San-GiovanniUna realtà ricorrente, a volta addirittura ordinaria: “La lista d’attesa è di diversi mesi. Ma a pagamento può venire domani”. Succede nella sanità pubblica a Roma, ma un po’ in tutta Italia, con alti e bassi tra le differenti regioni. I dati nazionali diffusi dall’ultimo Pit Salute 2015, realizzato dal Tribunale del Malato, evidenziano tempi medi per le prestazioni davvero impossibili, specie perché si gioca con la salute. Date che scivolano di mese in mese, a volte posizionate già nel 2017. Una beffa rispetto a quei trenta e sessanta giorni previsti rispettivamente per visite ed esami diagnostici dal piano del ministero della Salute, tuttora in vigore.

Il dramma, rispetto a questa situazione, è che si continua a parlare di tagli alla sanità. E l’obiettivo di favorire il privato o di rendere ormai tutto a pagamento – altro che sanità “pubblica” – è lampante. I dati diffusi dal Tribunale del Malato sono impietosi: tredici mesi per una risonanza magnetica o una visita psichiatrica; un anno per una mammografia o una Tac; nove mesi per un’ecografia o per un controllo oculistico; otto per un appuntamento dal cardiologo; sette per una radiografia; addirittura sei per essere ricevuti dall’oncologo e altrettanti dall’ortopedico. La prevensione, con questi tempi, va a farsi benedire.

Questa sera l’ottimo “Presadiretta” di Riccardo Iacona su Raitre dedica la puntata a questa piaga. Il reportage s’intitola “Liste d’attesa” ed è stato realizzato da Alessandro Macina. Un viaggio tra ritardi, disorganizzazione e impossibilità di accedere alle cure al punto da doverci rinunciare.

Gli ultimi dati Censis spiegano che nell’ultimo anno undici milioni di italiani hanno rinunciato alle terapie a causa dei tempi troppi lunghi e dell’impossibilità di pagare una visita privata o in intramoenia. La spesa sanitaria annuale sostenuta dai pazienti è in netta crescita: 34,5 miliardi nel 2015, oltre 500 euro a persona. In due anni l’incremento è stato del 3,2%, il doppio rispetto all’aumento della spesa per i consumi delle famiglie nello stesso periodo, pari a +1,7%.