Liceo Russell: ecco il “Piccolo atlante della corruzione”

RussellIl liceo “Russell” di via Tuscolana ha portato a termine il progetto “Piccolo atlante della corruzione”, vivendolo come un’opportunità di crescita e di confronto, perché capace di coinvolgere non solo alunni e docenti del liceo ma anche il territorio circostante in un vero e proprio laboratorio di educazione alla legalità. Gli esiti dell’iniziativa potranno essere comparati con quelli di altre realtà scolastiche e sociali della nostra città, della regione Lazio e dell’intero ambito nazionale.

La prima fase del progetto è stata dedicata alla formazione degli studenti sulle tematiche centrali del progetto; successivamente, si è passati all’ideazione e alla somministrazione di un questionario, costituito da 30 domande da rivolgere alle categorie di cittadini più esposte al fenomeno in questione. Più precisamente, si è circoscritta l’area di indagine ai quartieri Appio Latino e Tuscolano-Quadraro (municipio VII di Roma), ovvero le zone più prossime all’istituto scolastico; le categorie di cittadini che i ragazzi hanno individuato come particolarmente rappresentative e interessanti sono state: commercianti, membri del clero, esponenti della pubblica sicurezza e delle forze armate, casalinghe e pensionati.

Durante la somministrazione, non sono mancate resistenze a cui i ragazzi hanno reagito con una crescente consapevolezza e determinazione.

Il lavoro è proseguito con lo spoglio delle schede e con l’analisi dei dati, in un clima spesso condizionato dalla delusione per certi risultati negativi ma che tuttavia, alla fine, ha lasciato definitivamente spazio all’entusiasmo, alla speranza, alla passione civile dei partecipanti.

Al questionario hanno risposto in maggioranza donne (56 per cento), per lo più italiani (89 per cento), per il 35 per cento appartenenti alla fascia 36-50 anni e per il 32 per cento alla fascia 51-65 anni, per il 48 per cento commercianti (poi casalinghe, pensionati, rappresentanti della pubblica sicurezza e del clero).

Alla domanda “Oltre che reato, che cos’è per il te la corruzione?” la risposta più frequente è stata “Un fenomeno culturale” (46 per cento), ma ha fatto seguito la dichiarazione “Una pratica a volte necessaria per conseguire un obiettivo” (ben il 16 per cento), quindi “Un istinto innato che andrebbe regolamentato e non proibito” (15 per cento). Una persona su dieci ritiene che sia una chiave di accesso al lavoro.

Alla domanda se “chi decide di pagare una tangente (il corruttore), che sia denaro o altra utilità, lo faccia per…”, la risposta più frequente è stata “per garantire successo alle proprie iniziative” (38 per cento), quindi “per minacce o pressioni” (25 per cento), “per evitare trafile burocratiche” (19 per cento), “non ha alternative” (16 per cento).

Una domanda ha riguardato, nello specifico, il Municipio: quali pratiche illegali sono più diffuse? Queste le risposte: “Offrire o ricevere qualcosa per evitare o ammorbidire controlli” (79); “Chiedere o garantire un favore presso un ufficio pubblico” (70); “Offrire o ricevere qualcosa in cambio di permessi e licenze” (61); “Offrire o ricevere qualcosa in cambio di un incarico o di un appalto” (55). Secondo il 79 per cento del campione gli episodi di corruzione accadono in tutti i settori. Tra i comparti che una minima parte del campione ritiene esenti, ci sono la pubblica sicurezza, la scuola, lo sport, l’edilizia e la pubblica amministrazione.

Andando sul personale e chiedendo al campione se nel proprio ambiente vi siano episodi di corruzione, la risposta più frequente è per fortuna “No, nessuno” (57), ma è il Sì a dominare se sommiamo tutte le sue declinazioni: chi accenna a promozioni e incarichi irregolari, chi a licenze e permessi ottenuti o assegnati dietro ricompense o regalie, che a mancati controlli, che all’abusivismo, chi ancora al clientelismo. C’è anche chi preferisce non rispondere. Più nello specifico si accenna a promozioni ricevute senza titoli e requisiti necessari, proposte di regalie in cambio di giudizi positivi dell’utente, corruzione politica per appalti pubblici, patente di guida “comprata”, pagamento di tassa per protezione, salto della fila per prestazioni sanitarie, appropriazione abusiva carico-scarico merci, pagamento per ottenere posti di lavoro, promozioni poco trasparenti sul lavoro, mancato pagamento di multe e sanzioni grazie a ricompensa in denaro ad addetto all’intervento sanzionatorio. Più specifico il racconto di due casi: un controllo della Asl che stava mettendo molti paletti, quando il titolare ha mostrato il tesserino da finanziere, il locale era tutto a posto; chiamare qualcuno della circoscrizione che si conosce per far togliere i cassonetti che intralciano il punto vendita. Qualcuno racconta di conoscere persone di zona (VII Municipio) arrestate per corruzione in ambito di Mafia Capitale.

Tuttavia, soltanto una persona su cinque di quelle intervistate ha detto di essere venuta a conoscenza direttamente di un caso di corruzione.

Sul comportamento da assumere, quasi la totalità del campione asserisce che sia meglio denunciare, anche se nell’ipotesi di un caso personale, una buona percentuale rifiuterebbe l’offerta ma non denuncerebbe.

Lo stesso campione ammette, in maggioranza (53 per cento) che chiederebbe un favore per i proprio cari e ben un terzo del campione giustifica la corruzione in diverse circostanze, dal caso di disoccupazione o problemi di salute alla conoscenza intima con il funzionario corruttore fino al percorso obbligato per raggiungere un obiettivo.

Interessante la domanda: “In che modo pensi che i cittadini stiano contribuendo, loro malgrado, alla diffusione della corruzione?”. “Rassegnandosi all’esistente senza lottare per i loro diritti” è la risposta più frequente (78), quindi “Disinteressandosi al problema” (76) e “Votando i politici sbagliati” (60). Infine “Non rinunciando a ‘conoscenze’ e ‘corsie preferenziali’ (46).

Nell’analisi dei dati, i promotori dell’iniziativa sottolineano come sia preoccupante che quasi la metà degli intervistati ritenga che la corruzione sia un aspetto peculiare della nostra cultura, insito nella stessa, dal quale è impossibile fuggire. Questo tipo di risposta denota infatti una sostanziale rassegnazione verso il fenomeno.

La stessa rassegnazione la si può riscontrare anche nel 16 per cento degli intervistati che considera la corruzione come un passo necessario per raggiungere i propri obiettivi. “Secondo noi la corruzione non può essere ritenuta imprescindibile e chi la giudica tale (specialmente i commercianti) esprime piuttosto la difficoltà di affrontare correttamente gli innumerevoli oneri con il fisco e con la burocrazia oppure non ha la coscienza pulita – scrivono gli studenti. “Considerare la corruzione un istinto innato, a ben vedere, presuppone una concezione dell’uomo come un essere incapace di adattarsi alle regole, dunque una bestia piuttosto che un individuo dotato di ragione e senso etico, ovvero in grado di riconoscere ciò che è giusto o sbagliato”.

Alla domanda “La corruzione secondo te riguarda anche le persone giovani?”, il 51 per cento risponde sì, il 36 per cento risponde sì ma meno degli altri, il 6 per cento risponde di no, l’8 per cento non so e l’1 per cento non risponde. Gli adulti (protagonisti dei questionari) pensano dunque che ci sono molti giovani corrotti. “Abbiamo provato a realizzare un sondaggio ai minori di 20 anni (nessuno degli intervistati rientra infatti in questa categoria) rivolgendo a noi stessi la domanda – scrivono gli studenti. “Queste le risposte, basate sulla nostra esperienza:

  • 64 per cento sì, ma meno degli altri
  • 18 per cento sì, al pari degli altri
  • 14 per cento no
  • 4 per cento non so

La maggior parte ritiene quindi che i giovani coinvolti in casi di corruzione siano casi isolati. Una componente più piccola è convinta invece del fatto che i giovani non siano coinvolti direttamente, ma a causa di una figura genitoriale. Questo momento dell’analisi è stato comunque molto dibattuto, e ha fatto riflettere su aspetti della vita di persone anche molto giovani che sono ai limiti della legalità (s’è parlato, ad esempio, dei ragazzi che ottengono il loro diploma grazie a scuole private, dove il titolo di studio è ottenuto in modo meno faticoso in cambio di denaro).

La domanda 21: “Su una scala da 1 a10, quanto ritieni di essere circondato dalla corruzione?”. A questa domanda, il 10 per cento degli intervistati ha risposto “10” mentre il 4 per cento ha riposto “1”. La maggior parte ha risposto “7”. “I risultati di questo quesito non ci sembrano in linea con quanto asserito precedentemente, quando molti sostenevano di non essere mai venuti in contatto con atti di corruzione – sottolineano i promotori. “Abbiamo pensato che la percezione della corruzione è comunque un fatto molto soggettivo, e legato alle categorie di appartenenza che sono più o meno esposte al fenomeno. La domanda che ci siamo infine posti, quasi automaticamente, è stata: qual è il rapporto tra la percezione della corruzione e la disponibilità a combatterla?

Altra domanda: “Saresti disposto ad esprimere in pubblico disapprovazione per un tuo concittadino che ha commesso un atto di corruzione?”, i promotori ricordano come non abbiano potuto fare a meno di notare che sussiste una certa contraddizione con le risposte precedenti, perché prima in tanti affermavano di preferire la denuncia anonima, mentre ora oltre il 50 per cento afferma che sarebbe disposta ad esprimere in pubblico disapprovazione per un concittadino che ha commesso un atto di corruzione.

È interessante, inoltre, constatare quanto il fenomeno della corruzione sia presente nella nostra quotidianità: il 39 per cento degli intervistati ritiene che si tratti di qualcosa di “determinante” per la carriera e il successo professionale.

Altra domanda: “Che effetti stanno avendo, secondo te, i provvedimenti anticorruzione approvati fino ad oggi?”. La maggior parte degli intervistati pensa e che questi provvedimenti non stiano avendo alcun effetto, o che alimentino la corruzione. É chiaro quindi che più della metà delle persone ha un atteggiamento negativo o pessimista. Molti addirittura si astengono dall’esprimere un’opinione, rispondendo “non so”. Questo é comunque molto grave, poiché é indice di disinteresse e rassegnazione.

Altra importante domanda: “Quali delle seguenti iniziative sono utili, a tuo avviso, per combattere la corruzione in Italia?”. Dalle risposte date si evince che le persone spesso credono che la corruzione non li riguardi in prima persona ma che sia circoscritta alle zone “alte” della società. E quando si afferma che per combattere la corruzione bisogna togliere i corrotti dalle proprie cariche, si teorizza una sorta di utopia, poiché in molti casi è difficile sapere chi è corrotto e chi no.

“Dalla nostra lunga discussione a riguardo – raccontano i ragazzi – è emerso che a nostro parere l’impegno degli insegnanti è giusto ma non rappresenta un fattore determinante perché la scuola può aprire gli occhi ai ragazzi ma poi, in base alla maturità raggiunta e alla disposizione personale, saranno loro a scegliere se intraprendere un percorso di lotta alla corruzione, se cedere all’immoralità che li circonda o addirittura restare insensibili al fenomeno”.

Il lavoro del “Piccolo atlante” si è arricchito con l’analisi di un caso giudiziario. Gli studenti hanno avuto modo di conoscere un episodio di concussione che si è verificato a Roma, di leggere la rassegna stampa e gli atti giudiziari, di confrontare il punto di vista della pubblica accusa, della difesa e della stampa.

Più specificamente, il caso che è stato esaminato riguarda due ispettori dell’Agenzia delle Entrate, che sono stati giudicati e condannati in primo grado principalmente ai sensi dell’art. 317 (Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da sei a dodici anni) del c.p.

I funzionari, infatti, in occasione di una verifica fiscale, avevano contestato (con calcoli infondati) ad una società di ristorazione dei ricavi di gran lunga superiori a quelli dichiarati (inizialmente nella misura di 1.132.000 euro, poi di 560.000 euro).

Gli ispettori avevano proposto al rappresentante legale della società e al suo commercialista una riduzione illegale della contestazione, a patto che fosse applicato un vero e proprio “metodo” (ideato dal principale imputato), consistente nel pagamento di 7-8.000 euro per ogni 100.000 euro non dichiarati. Si trattava a tutti gli effetti della richiesta di una tangente per una somma finale di € 25.000.

Lo scorso 4 novembre, una delegazione di 15 studenti, in rappresentanza del gruppo di lavoro del Russell, ha partecipato ad un workshop sul caso in Tribunale, alla presenza del sostituto procuratore della Repubblica dott. Palazzi e della giornalista dott.ssa Federica Angeli.

In seguito la riflessione dei ragazzi si è approfondita attraverso un’analisi più attenta delle posizioni dei due principali accusati, delle modalità in cui si è compiuto il reato, dei procedimenti giudiziari, degli argomenti della pubblica accusa e della difesa, fino alla sentenza di primo grado.

 

INTERCETTAZIONI

Si riporta l’intercettazione di una conversazione telefonica che ha come protagonista uno degli imputati (C.), il quale commenta la perquisizione ambientale effettuata dal G.I.C.O (Gruppo di Investigazione sulla Criminalità organizzata) e le indagini a proprio carico ormai in corso.

C: “L’avevo già detto tante volte, perché troppe storie, troppe…”

L: “Ah!”

C: “…troppa gente che protestava, che…” (sbuffa)

L: “Gente che se rivolge… che se rivolge n’a… un pezzetto più su. Eh?”

C: “No, è gente che nun ce vo’ sta, che non l’accetta…”

L: “E apposta dici, se rivolgono tramite eh…”

C: “…eh!…”

L: “…a quello più su, altro nun te ponno fa’…”

C: “Per for….”

L: “…e te fanno… te fanno e’ cattiverie!”

C: “…per fortuna che io i soldi non l’ho presi! Non…”

L: “Ma dimme te!…”

C: “Per fortuna!… E infatti per questo poi non hanno… so’ soltanto indagato so’. …Per fortuna che i soldi non l’ho presi, quello me li voleva dà per forza me li voleva dà’”

L: “Eh”

C: “E invece non l’ho presi e me so’ … ho portato il verbale da 410 mila euro”

L: “Ah ma dimme te”

C: “Quello ci insisteva cercava de incastrarme cercava…”

 

RELAZIONE WORKSHOP IN TRIBUNALE

Il 4 Novembre 2016 alcuni dei ragazzi che hanno partecipato al progetto “Piccolo Atlante della Corruzione” si sono recati presso il Tribunale Penale di Roma per partecipare ad un incontro riguardante un caso di corruzione o, per meglio dire, un caso di concussione. Erano presenti la curatrice nazionale del progetto dott.ssa Beatrice Ravaglioli, il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma dott. Mario Palazzi e la giornalista della testata nazionale “La Repubblica” dott.ssa Federica Angeli.

In primo luogo il magistrato ci ha illustrato la differenza tra corruzione e concussione: la corruzione è un rapporto paritetico, basato su un accordo tra pubblico e privato, mentre la concussione è un’estorsione (ovvero un atto in cui si costringe qualcuno a fare qualcosa), più specificamente un’estorsione “qualificata” perché fatta sulla base di poteri di cui si è titolari.

Il dott. Palazzi ha poi esposto un preciso caso di concussione: il caso riguardante due ispettori dell’Agenzia delle Entrate, arrestati a seguito della richiesta di una tangente tra i sette e gli ottomila euro al proprietario del Ristorante “Mezzo” di Roma per ogni riduzione da 100mila euro sulla somma da versare al fisco. I due ispettori e i loro complici, utilizzando un sistema da loro stessi definito un “metodo” (ovvero una pratica consolidata), sono riusciti quasi sicuramente a truffare numerose imprese.

A seguito della discussione, il PM e la giornalista hanno analizzato il caso sia dal punto di vista della pubblica accusa che della stampa. Si sono soffermati sulla causa del consolidamento di un rapporto di omertà: l’utilizzo di intermediari tra potenziale corrotto e potenziale corruttore. Hanno inoltre spiegato che nel momento in cui il corrotto denuncia l’atto, non viene più definito testimone, ma indagato. Proprio per questo, solitamente l’atto di corruzione viene denunciato solamente da coloro che non hanno ancora pagato la “mazzetta”, poiché in caso contrario il corrotto diventa penalmente perseguibile, essendo entrato nel meccanismo di corruzione innescato dalla richiesta della tangente.

Al termine del workshop il magistrato ha lanciato un messaggio a tutti i giovani presenti nell’Aula Giudiziaria definendoli: “messaggeri della legalità” e spronandoli a diffonderla.

Claudia Mazzetta e Giulia Tomassetti

 

 

CONCLUSIONI DEGLI AUTORI

 

Riflessioni sul questionario

 

Durante l’anno scolastico ci è stato proposto di partecipare ad un progetto sulla corruzione. Ci siamo iscritte non essendo consapevoli a pieno di ciò a cui andavamo incontro, soprattutto per superficialità; ci sembrava un progetto come un altro, ma ci siamo iscritte lo stesso per curiosità. Abbiamo partecipato con frequenza agli incontri programmati e più andavamo avanti e più l’argomento ci sembrava interessante e coinvolgente. La parte forse più originale è stata la consegna dei questionari, quando siamo stati messi di fronte ad una realtà che avevamo sottovalutato, poiché più volte, solamente nominando il “questionario sulla corruzione” venivamo congedate. Ciò ci ha sorprese negativamente, in quanto non pensavamo di trovare così tanta indifferenza ed ostilità. Un altro aspetto che ci ha colpito è stato lo spoglio delle schede, giacché i risultati, per noi, erano del tutto inaspettati; infatti dalle risposte è emersa una sostanziale indifferenza delle persone, che spesso concepiscono questo fenomeno come un qualcosa di estraneo, di eccessivo, che non appartiene loro e che non tocca la loro sfera personale. Ad oggi siamo soddisfatte di aver portato a termine questo progetto, che ci ha arricchite come cittadine e ci ha reso consapevoli della realtà che ci circonda, dove spesso la corruzione è proprio a casa NOSTRA!

(Sara Berardinetti e Iman Fizazi)

 

Durante la consegna dei questionari alla categoria dei commercianti ho riscontrato una iniziale resistenza nei confronti di un’attività riguardante un argomento sostanzialmente comune, ma sul quale evidentemente la gente preferisce chiudere gli occhi. Infatti, qualsiasi fosse l’età o il sesso dell’intervistato, la reazione più comune ha visto le persone ignorare la mia proposta e, quando essa non è stata ignorata, i comportamenti a me rivolti hanno dimostrato la noncuranza e, a volte, la maleducazione con cui le persone affrontano ciò che a prima vista sembra lontano dal proprio interesse. Nonostante l’iniziale resistenza, coloro che hanno accettato i questionari si sono impegnati a rispettare gli accordi presi e sono rimasti entusiasti che dei ragazzi abbiano avuto la possibilità di affrontare ed analizzare un fenomeno così importante, ma soprattutto di iniziare ad invertirne la rotta.

(Johel Simeoni)

 

Durante lo svolgimento di questo progetto, una delle parti che più mi ha colpito, soprattutto a causa dei risultati riscontrati, è stato il momento del ritiro dei questionari somministrati. Personalmente ho potuto riscontrare una certa mancanza di responsabilità da parte della maggioranza delle persone da noi intervistate. Spesso, infatti, la riconsegna dei questionari da parte dei cittadini è stata soggetta a ritardi o, nel peggiore dei casi, omissione e mancata restituzione. Ciò sottolinea l’ostinato disinteresse verso gli impegni presi, nonostante le frequenti sollecitazioni rivolte agli intervistati. Questa esperienza mi ha consentito di riflettere su alcuni punti ed alcune ‘critiche’ che spesso gli adulti rivolgono a noi ragazzi riguardo al mancato rispetto di una scadenza o al mancato adempimento di impegni presi, scolatici o meni. In conclusione questo progetto non solo ha permesso di renderci più consapevoli rispetto a un problema poco trattato, come quello della corruzione, ma ci ha dato la possibilità di riflettere su temi quotidiani che spesso noi ragazzi tendiamo a ignorare

(Alessandro Lombardo)

 

Il progetto del “Piccolo atlante della corruzione” ci ha permesso di interagire con alcune persone appartenenti a specifiche categorie sociali, quali commercianti, clero, agenti della polizia e altro. Noi studenti ci siamo divisi in piccoli gruppetti di 3-4 persone ciascuno e successivamente abbiamo sottoposto ad alcune persone appartenente alle categorie individuate i questionari che ci sono stati affidati dalla professoressa. Durante la consegna, volta per volta mi sono accorta delle diverse reazioni che hanno avuto gli intervistati. Generalmente hanno assunto un atteggiamento scettico, alcuni diffidavano di noi. Tuttavia la reazione che più mi ha impressionata è stata quella da parte del clero poiché molte informazioni non le hanno volute dare in quanto a loro giudizio erano dati personali e privati. Complessivamente questa esperienza è stata fortemente educativa e mi ha reso maggiormente consapevole, se pur in scala ridotta, del mondo a me circostante.

(Arianna Amadio)

 

Personalmente, ho riscontrato una certa difficoltà nel distribuire i questionari: molte persone temevano di esporsi, anche se sapevano che le risposte sarebbero rimaste anonime. Sono riuscita a convincere un ufficiale di polizia solamente dopo averlo rassicurato sulla garanzia di anonimato, e ciò mi ha fatto veramente capire quanto le persone avvertano il bisogno di sentirsi protette, quanto temano che le loro azioni possano causare loro conseguenze negative. Così la corruzione rimane uno dei problemi più gravi della nostra società ma anche uno dei meno considerati. Una cosa mi ha molto sorpresa: durante lo spoglio ho notato che a volte i questionari con il minor numero di risposte appartenevano a membri delle forze dell’ordine . Eppure dovrebbero essere i primi a combattere questo problema, considerato il lavoro che svolgono! Tuttavia mi sono sentita molto orgogliosa della presenza di gente che non si sente rassegnata alla corruzione nonostante la difficile situazione in cui si trova il nostro paese. Malgrado le difficoltà che devono affrontare ogni giorno, queste persone trovano la forza di andare avanti e vedere positivamente il futuro. (Eleonora Oddi)

 

Quest’esperienza mi ha messo in contatto con aspetti positivi e aspetti negativi. La consegna dei questionari per il quartiere Appio Latino è stata molto faticosa ma soddisfacente. Nonostante vi siano stati molti rifiuti di sottoporsi al questionario (ad es. da parte di esponenti della Polizia di Stato), contemporaneamente vi sono state molte persone che sono state accondiscendenti (es. Vigili del fuoco). Prima di iniziare questo percorso del “Piccolo atlante della corruzione”, non avevo tutta questa consapevolezza riguardo al tema della corruzione; o meglio ero a conoscenza della sua esistenza ma consideravo tutto ciò un qualcosa di estraneo, qualcosa che non avrebbe mai potuto toccarmi in prima persona. Niente di più sbagliato, la corruzione esiste ed è una spina nel fianco per l’animo umano poiché ne corrode la moralità e l’integrità.

(Edoardo Brugnoli)

 

Riflessioni sul caso giudiziario

Venerdì 4 novembre, noi ragazzi del “Piccolo atlante” ci siamo recati al tribunale di Roma per partecipare ad un incontro con il giudice Mario Palazzi e la giornalista Federica Angeli. Durante la discussione, abbiamo capito come si affronta un caso dal punto di vista giudiziario e dal punto di vista giornalistico. Una cosa che mi ha colpito molto è stata sapere che le persone tendono a parlare molto con i giornalisti. Questa scoperta ha sorpreso le mie aspettative perché credevo che la gente avesse “paura” del potere che ha la stampa e si limitasse a dire ai giornalisti il minimo indispensabile. Invece non è così anche perché i giornalisti devono mantenere il segreto professionale nel bene e nel male. Secondo la mia opinione, è stata un’esperienza molto interessante e formativa partecipare a questo incontro in tribunale ma anche partecipare al “Piccolo atlante della corruzione” perché mi ha aiutato a comprendere meglio il fenomeno della corruzione mettendomi faccia a faccia con la realtà rilevata dai questionari e dandomi inoltre la possibilità di vederlo attraverso gli occhi di un giudice e di una giornalista.

Leggere le dichiarazioni della difesa è stato molto interessante. L’imputato ha ovviamente scaricato la colpa al “truffato” sostenendo di aver svolto una normale verifica e che il proprietario del ristorante sottoposto a verifica fiscale insisteva nel dargli dei soldi per incastrarlo perché molti altri ristoratori che erano stati sottoposti a verifiche dichiaravano, scorrettamente secondo l’imputato, di aver ricevuto minacce da lui. Inoltre i testimoni a favore della difesa sostenevano che il verificatore poteva scegliere autonomamente il tipo di controllo da eseguire; infatti, l’Agenzia delle Entrate sapeva che l’imputato utilizzava il criterio dei primi piatti. Leggere e analizzare tutto ciò mi ha fatto riflettere molto su quanto le persone siano disposte a mentire davanti a prove certe e soprattutto ad approfittarsi delle debolezze o delle paure degli altri per arricchirsi illecitamente a loro spese. È da un po’ che mi chiedo: “come riesce una persona ad organizzare e a fare tutto ciò?” ma, guardando la realtà, capisco che la mia domanda non troverà mai una risposta e che il fenomeno è purtroppo in aumento. Proprio per questo penso che ognuno di noi, nel suo piccolo, debba fare di tutto per combattere il fenomeno della corruzione per costruire un mondo migliore, il nostro mondo migliore.”

(Francesca Iazzetta)

 

Riflessioni generali sulla corruzione

La parola corruzione un tempo era usata per definire il contagio (ad es. di peste, o di vaiolo). Ora la sua definizione più comune si riferisce all’opera di un individuo che induce una seconda persona al compimento di un atto contro la legge per proprio vantaggio, ovvero per ottenere denaro o altro. La corruzione nella vita di un individuo può essere un elemento isolato, ma quando si entra nel giro poi è difficile uscirne. Infatti, come nel significato di un tempo, agisce similmente ad un contagio. Chi all’inizio svolge il ruolo del corruttore potrebbe ritrovarsi in altre situazioni analoghe, magari nel ruolo del corrotto. Chi è stato precedentemente corrotto è portato a corrompere qualcun altro. Si entra quindi in un circolo vizioso che porta la corruzione sempre più avanti e coinvolge sempre più persone, esattamente come un’epidemia. La corruzione è una malattia: corrompe, quindi rovina e distrugge il mondo.

(Veronica Santini)

 

Spesso tendiamo a restare indifferenti nei confronti della corruzione che ci circonda, a prendere con leggerezza l’argomento, come se non fosse un elemento presente nelle nostre vite e, di conseguenza, non facciamo nulla che possa in qualche modo fermare questo fenomeno. Ci lamentiamo di esso spesso facendo ricadere la colpa su gente lontana da noi, come i politici, ma siamo noi stessi che ci lasciamo scappare la possibilità di porre fine al problema, comportandoci come se non esistesse. In questo modo diventiamo, magari solo in minima parte, colpevoli della sua diffusione.

(Luisa Zeneli)

 

La corruzione è un fenomeno ampiamente diffuso, viene operato da lungo tempo e arriva fino ai giorni nostri. Chi non denuncia questo atto ne è colpevole tanto quanto chi lo realizza, entrando a far parte del giro di coloro che non agiscono per il bene comune, ma piuttosto per quello individuale (egoistico) contribuendo ad un declino generale della società.

(Arianna Amadio)

 

Prima di realizzare questo disegno, ho pensato che la semplicità sarebbe stata lo strumento migliore per esprimere ciò che volevo, perché desideravo essere diretta e far capire quanto la corruzione sia ormai un problema tanto esteso e tanto grave da pesare più del mondo stesso. La bilancia rappresenta l’equilibrio, un equilibrio che va preservato perché se uno dei due piatti tende a pendere troppo da un lato, la stabilità si perde. Proprio perché ciò succede lentamente, le persone finiscono per non accorgersene e tendono ad entrare sempre di più nell’orbita della corruzione. Dall’altra parte sta il pianeta, piccolo di fronte ad un problema di tali dimensioni. La corruzione è ovunque, diversificata e ramificata anche nelle cose più piccole, anche se nascosta dietro una maschera che non ci permette di riconoscerla.

(Eleonora Oddi)

 

La nostra indifferenza è complice”, secondo me, è una frase emblematica riguardo il tema affrontato nei nostri incontri. Credo che il non denunciare, il non prendere una posizione riguardo la corruzione sia la causa principale della diffusione di questa terribile pratica. La corruzione, oramai, è ritenuta come un’ azione normale e presente nel nostro ambiente; nessuno si sente in dovere di combatterla. Spesso questo succede perché il fenomeno è considerato come troppo lontano e quindi ci si sente impotenti. Il solo avere questo atteggiamento di rassegnazione e indifferenza fa aumentare e proseguire la corruzione senza intralci e ostacoli.

(Camilla Marcocci, Arianna Carotenuto, Gabriele Covaia, Iman Fizazi)

 

Nel disegno ho rappresentato due mani, quella a sinistra è la mano del corruttore che stringe una mazzetta di soldi, mentre a destra la mano del corrotto in procinto di afferrare i soldi, il tutto posto su uno sfondo nerastro che va sfumando da sinistra dove è più intenso, a destra dove lo è meno, con una certa concentrazione nel mezzo. Questa sfumatura rappresenta lo spazio della corruzione. La sfumatura di sinistra è più intensa perché la mano del corruttore è già sporcata, al centro è abbastanza concentrata perché è l’atto vero e proprio mentre la sfumatura della mano destra è meno intensa perché il corrotto si sta sporcando piano piano.

(Claudia Mazzetta)

 

Con questa immagine si sottolinea come la giustizia, raffigurata dalla donna con la caratteristica bilancia a doppio braccio, abbia pieno potere per contrastare il fenomeno della corruzione (impersonato dall’uomo in abito da lavoro preso per il colletto). Questo potere esiste realmente ma non viene utilizzato quanto dovrebbe.

Benedetta Carocci e Luca Zugaro

La corruzione è un reato a cui dobbiamo reagire, non rimanendo indifferenti di fronte alle ingiustizie che essa comporta. Se non ce ne curiamo, non riusciremo mai a bloccare questo fenomeno, ma continueremo solamente ad impoverire noi stessi e l’intero Paese su tutti i fronti. La corruzione è come una sorta di tifone, il quale stravolge la vita di chi ne è coinvolto. È una vera e propria umiliazione della dignità umana a cui non si dovrebbe mai cedere.

(Sara Berardinetti)

 

LICEO CLASSICO STATALE “B. RUSSELL” – ROMA

Gli Studenti

Amadio Arianna

Arcangeli Giulia

Berardinetti Sara

Brugnoli Edoardo

Carocci Benedetta

Carosi Eleonora

Carotenuto Arianna

Castracane Chiara

Catania Marta

Ciccarelli Francesca

Cicoletti Isa Sofia

Colombo Federica

Covaia Gabriele

D’Ascanio Ilaria

Di Rienzo Telene

Donfrancesco Dario

Favelli Cristina

Fizazi Iman

Genovese Isabella

Iazzetta Francesca

Lombardo Alessandro

Mancini Claudia

Marcocci Camilla

Marino Martina

Mazzetta Claudia

Nikiforova Victoria

Oddi Eleonora

Plini Erika

Puglielli Caterina

Rossi Giorgia

Santini Veronica

Simeoni Johel

Sorrentino Martina

Tomassetti Giulia

Tudorake Anastasia

Zeneli Luisa

Zugaro Luca

Zumbo Alessandra

I Docenti:

Donatelli Maria Margherita

Verticchio Daniela

 

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano per l’opportunità offertaci: L’Associazione Libertà e Giustizia Il Direttore Generale della “Direzione per lo studente” del MIUR dott.ssa Giovanna Boda L’Università di Pisa – Dipartimento Scienza Politica – Master APC L’Associazione Nazionale Magistrati ANM L’Autorità Nazionale Anticorruzione ANAC Il Quotidiano la Repubblica.it IL Liceo Scientifico Statale Giuseppe Peano, scuola capofila del progetto, e la Docente Maria Arena, responsabile per la scuola capofila. Si ringraziano per la disponibilità e l’ausilio professionale: Alberto Vannucci, politologo, docente di Scienza Politica, esperto di corruzione e Direttore del Master APC dell’Università di Pisa Michele Corradino, Consigliere dell’Autorità Nazionale Anticorruzione ANAC Mario Palazzi, Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Roma ANM Federica Angeli, giornalista del Quotidiano La Repubblica Beatrice Ravaglioli, autrice e coordinatrice nazionale del progetto.

Inoltre:

– Gli studenti e i docenti che hanno reso possibile la redazione dell’Atlante per il territorio del Liceo classico “B. Russell”

– Il Dirigente scolastico del Liceo classico “B. Russell” dott.ssa Anna Maria Aglirà

– Il personale scolastico del Liceo classico “B. Russell”

– I cittadini che hanno collaborato