L’ex scuola “Guidoni” di via Tuscolana (1931-39)

RussellE’ rimasta l’insegna, scritta nella tipica grafica del periodo fascista, in via Tuscolana, poco prima del ponte ferroviario, tra via Gela e via Adria. E’ l’ex scuola “Guidoni”, edificio che oggi ospita il liceo “Russell”.
Già dal 1926 erano state avviate trattative. da parte del Governatorato per l’acquisto dell’area dove sarebbe sorto il “Guidoni” per una destinazione genericamente scolastica, che nel 1930 veniva definita superiore in considerazione dei buoni standard offerti al quartiere dalle scuole elementari già esistenti.
L’area in questione era parte di un più grande lotto che ospitava le attività industriali della ditta “F.O.C.I.S.” (“Fonderie Officine Casseforti Impianti di Sicurezza”), che la progressiva urbanizzazione aveva imposto, come già accennato, di trasferire in zona più periferica. L’acquisto dell’area fu deliberata dal Governatorato il 20 maggio 1927 e formalizzata con atto notarile il 13 gennaio 1931, al prezzo di £ 32,50 al mq. L’importo non fu però mai corrisposto ai proprietari a causa della lentezza della burocrazia e del successivo intervento italiano nella seconda guerra mondiale.
La restante parte dell’area fu lottizzata dalla “F.O.C.I.S.” per la fabbricazione di intensivi.
Della primitiva destinazione industriale – concentrata lungo l’asse dell’ Appia – rimane oggi solo la ciminiera compresa nell’isolato delimitato dalle vie Noto-Gela-Saluzzo-Tuscolana.
Il terreno prospiciente la Tuscolana era, invece, pressoché libero ed includeva la “Osteria della Stella”, un casale sette-ottocentesco che prendeva il nome dall’insegna postavi da un suo vecchio proprietario.
Lungo la Tuscolana ancora a metà degli anni ‘30 scorreva a cielo aperto la Marrana dell’ Acqua Mariana, uno dei rami dell’Almone, che fino al 1870 giungeva fino in prossimità della Porta San Giovanni fiancheggiata da un sistema di mulini.
Pertanto, quella piccola parte di città presentava due aspetti del tutto giustapposti: una concentrazione industriale, benché limitata, attestata sull’ Appia ed un lacerto dell’Agro lungo la via Tuscolana. Entrambi erano destinati a sparire per dare luogo ad un town design piuttosto ambizioso, di cui il nuovo edificio scolastico fu parte integrante ed organica.
In data imprecisata, ma comunque prima della progettazione, si decise di intitolare il nuovo complesso scolastico alla memoria di un celebre eroe del regime, “pioniere dell’aria”.
L’aviatore Alessandro Guidoni, (1880-1928) ingegnere e generale del genio aeronautico, diplomatico accreditato presso la Francia, prima, e gli U.S.A., poi, fu progetti sta di aeroplani e dirigibili e costruttore di idrovolanti. Morì sperimentando un paracadute nel cielo del paese di Montecelio, presso il quale sarebbe, in seguito, sorta una città a lui intitolata: Guidonia.
Alla sua memoria fu assegnata la prima medaglia d’oro al valore aeronautico.
Figura carismatica di livello internazionale dalla poliedrica valenza – scientifico-tecnologica, politica, militare – Alessandro Guidoni ben si prestava a divenire un nobile exemplum per gli studenti nel nuovo ordine istituito dal regime fascista.
La titolazione della scuola, a pochi anni dalla sua morte, testimonia palesemente l’attenzione che il Fascismo dedicò al tema della formazione dei giovani, anche in ambiti prettamente simbolici che sembrerebbero, in prima istanza, poco significanti e che, invece, rivelano una trama di simboli ideologici, organicamente interconnessi.
Il progetto architettonico di massima fu elaborato direttamente dall’Ufficio Tecnico del Governatorato, probabilmente per problemi di limitatezza del budget finanziario, che impediva l’affidamento del progetto a professionisti terzi,come era avvenuto per gli altri edifici scolastici realizzati negli anni precedenti.
La documentazione d’archivio attesta solo i nominativi del personale difettivo che- approvò il progetto medesimo, ma non permette di far luce sul progettista.
I lavori edilizi furono divisi in due lotti:
I) dal 21 settembre 1936 al 12 ottobre 1938 fu realizzata la gran parte dell’edificio, esclusa l’ala su via Gela (costo: £ 4.440.000);
II) dal 24 novembre 1938 al 27 ottobre 1939 fu conclusa l’ala su via Gela
(costo: £ 1.600.00).
L’edificio fu dotato di un piano seminterrato, di un piano rialzato con segreteria e ufficio di presidenza posti nell’atrio e di due piani-tipo, l’ultimo dei quali avrebbe dovuto essere arricchito da terrazze-giardino nelle due braccia prospicienti la via Tuscolana, che originariamente furono costruite con un piano in meno.
Il volume delle palestre, su due piani, fu ideato come un blocco autonomo posto a chiusura del cortile interno rispetto all’ area retrostante.
Le attività scolastiche cominciarono dall’A.S.1938-39.
I locali furono dati in uso alla “Regia Scuola di Magistero per la Donna Principessa di Piemonte” ed al “Regio Ginnasio Liceo Augusto”, la cui istituzione fu gemellare a quelle del “Virgilio” e del “Giulio Cesare” nell’ambito del comune progetto delle celebrazioni programmate dal regime fascista per il “Bimillenario Augusteo” nel 1937, anno successivo a quello della proclamazione dell’Impero.
Fra i tre nuovi Licei, il “G. Cesare” fu l’unico ad essere dotato di un progetto architettonico tipologicamente avanzato e formalmente qualificato secondo le più recenti tendenze, grazie all’opera dell’ architetto Cesare Valle.
L'”Augusto” occupò quattordici aule del piano rialzato e del primo piano, più quattro del seminterrato. Alla scuola magistrale furono destinate, in principio, undici aule del secondo e del terzo piano. Infine il 4 aprile 1939 si stabiliva l’apertura anche di una Biblioteca Popolare di quartiere nei locali seminterrati.
L’area a giardino retro stante la scuola fu utilizzata fino agli anni ’60 come campo di allenamento per le lezioni di Educazione Fisica dei due istituti.
Nel 1956 (lavori dal 15 novembre 1955 al 20 giugno 1956) le esigenze di espansione della “Principessa di Piemonte” imposero la sopraelevazione dei due bracci di testata sulla via Tuscolana. Nei nuovi locali furono allocati alcuni laboratori ed aule speciali: sala da pranzo, cucina fredda, stireria.
Alla fine degli anni ’50 l’espansione del Liceo “Augusto” comportò la costruzione di un nuovo complesso edilizio, impostato su tre corpi, sulla rimanente area acquistata dalla “F.O.C.I.S.”. Fino all’A.S.1959-60, con il quale cominciò l’utilizzazione della costruzione sulla via Appia Nuova, le due testate su via Tuscolana ospitavano scritte gemelle a quella soprastante il corpo centrale e attestante l’ intitolazione dell’ intero edificio; sul braccio di sinistra: “Regio Ginnasio Liceo Augusto”, su quello di destra: “R. Magistero per la donna Principessa di Piemonte”.
Nel corso degli anni ’70 e ’80 la costruzione è stata interessata solo da adeguamenti alle nuove normative edilizie: ascensore, centralina termica esterna nel cortile e rampa per disabili all’ingresso.
La parziale e incongrua sostituzione della recinzione originale in travertino non ha alterato di molto l’immagine complessiva dell’edificio che ha mantenuto inalterati i suoi caratteri di alterità rispetto all’edilizia circostante.

Caratteristiche costruttive, tipologiche e formali del “Guidoni”
I documenti d’archivio conservati presso l’Ufficio Patrimonio del Comune di Roma consentono di ricostruire il pur breve iter progettuale dell’edificio. Infatti rispetto al disegno originario la costruzione fu condotta con ulteriori criteri di risparmio.
Non vennero modificate le planimetrie e le cubature ma alcuni significativi aspetti delle finiture esterne, che avrebbero attenuato la rigida stereometria dell’insieme. Nella fase esecutiva furono eliminate le partizioni quadrangolari della stilatura a giunti della superficie intonacata esterna, determinata dalla griglia del disegno delle finestre, la cui articolazione avrebbe attenuato la forte monotonia dell’insieme.
Non è definibile la colorazione originaria, che sicuramente doveva essere diversa dall’ attuale – o comunque di tonalità più chiara – in quanto questa è tipica della cultura da “Genio Civile” invalsa nella manutenzione degli edifici pubblici dagli anni ‘ 50 in poi.
Le due testate su via Tuscolana, più basse di un piano, avrebbero inoltre dovuto raggiungere il livello delle ali laterali con una gabbia in cemento armato di pilastri e travi di gusto spiccatamente razionalista, alleggerendo assai la massa dell’ insieme. Le due conseguenti terrazze, come già detto, dovevano ospitare due giardini pensili.
Dal verbale di consegna dell’edificio si evincono alcuni dati costruttivi, di un certo interesse storico. Per ragioni di autarchia la costruzione fu realizzata in muratura portante tradizionale “alla romana”, ossia in blocchetti di tufo con ricorsi in laterizio, ma con l’inserzione di cordoli di cemento per garantire un miglior comportamento statico.
Le uniche parti realizzate integralmente in gabbia di cemento armato furono i corpi scala.
Ciò consentì un notevole risparmio di acciaio, allora particolarmente costoso sul mercato a causa delle sanzioni economiche stabilite dalla Società delle Nazioni contro il governo italiano a causa dell’aggressione dell’Etiopia nel 1936.
Tale soluzione tecnologica, necessariamente assai arretrata dal punto di vista tecnologico, spiega il notevole spessore delle murature – che sono tutte portanti – anche all’ultimo piano. Rispetto alle soluzioni di avanguardia sperimentate nei primi anni ’30 dagli architetti razionalisti nelle grandi città industriali dell’Italia del Nord o in un’opera emblematica del volto moderni sta del regime,quale la Stazione FS di S.Maria Novella a Firenze – opera di Giovanni Michelucci – il “Guidoni” testimonia una notevole involuzione tecnologica e culturale e la conseguente necessità di rapportare le ambizioni celebrative e propagandistiche dell’ architettura con un nuovo quadro non solo economico, ma anche politico, determinato dalla progressiva alleanza con il Terzo Reich.
I tre anni in cui fu aperto il cantiere della scuola corrispondono, infatti, al processo ideativo e progettuale del nuovo quartiere dell’Esposizione Universale del 1942, nei cui edifici l’esaltazione dei materiali e delle tecniche della tradizione è consustanziale all’opera di propaganda nazionalista.
Materiali pregiati furono utilizzati solo per l’ingresso (scale in massello di travertino e rivestimento dei fomici di ingresso in lastre dello stesso materiale), per l’atrio (pavimento in marmi colorati ad intarsio) e le scale (corrimano in noce lucidato).
Lo stesso atrio risultava arricchito, secondo il documento citato, da bassorilievi e da due carte geografiche dipinte.
Anche la semplicità delle soluzioni tipologiche e spaziali fu determinata dalle stesse esigenze di autarchia Infatti, diversamente, da altre costruzioni scolastiche precedenti la cura fu concentrata solamente nel sistema ingresso-atrio e in quello di smistamenti delle due scale principali.
Chiaramente condizionato da un modello di organizzazione scolastico fortemente accentrato e concentrazionario, l’edifico è impostato secondo una tipologia ad “H”, aperta sulla via Tuscolana e chiusa,invece, sul retro dal semplice volume parallelepipedo della palestra.
Il braccio centrale doveva ospitare nel progetto originario la presidenza e la segreteria al piano terreno, permettendo così un efficace sistema di controllo delle entrate e delle uscite.
Tale tipologia è tipica di tutta la corrente produzione edilizia europea e nordamericana coeva impostata secondo criteri di rigida funzionalità rispetto alle esigenze di town-design delle esperienze precedenti di edilizia scolastica nel quartiere.
L’esperienza dell’Alphabet City è soprattutto tipica dell’ambiente urbano statunitense, mentre è molto più raramente applicata nell’ area romana; pertanto il “Guidoni” offre una testimonianza di soluzione di disegno urbanistico abbastanza inusitato e, perciò, storicamente. rilevante. L’idea di città risultante è propria delle grandi metropoli europee e nordamericane – ad esempio Berlino, New York, Chicago, con gli opportuni adeguamenti di scala – nella realizzazione di un tessuto. edilizio molto denso e compatto, costituito da isolati intensivi e connotato da un linguaggio architettonico sobrio e severo.
Nell’insieme l’edificio è impostato secondo criteri di rigida organizzazione geometrica e di simmetria bilaterale, che è esaltata all’esterno, con una funzione comunicativa assai eloquente, dalla ripetizione del modulo base dell’infisso finestra. All’interno, però, i corridoi che disimpegnano le braccia infrangono tale ordine disponendosi secondo il criterio del migliore orientamento all’esposizione solare delle aule verso Sud-Est.
Ciò consente nelle ore mattutine un buon riscaldamento ed un’ottimale illuminazione naturale d’inverno, al pari di un minor grado di soleggiamento in estate.
La soluzione tipologica permette di perseguire una monumentalità facilmente percepibile nella sua simbologia ideologica anche dalle masse, stante l’asse di simmetria bilaterale costituito dal percorso ingresso-palestra, sottolineato dal propileo di ingresso in travertino, nonché dallo stesso trattamento dei volumi e dell’ apertura delle finestre.
La legge cosiddetta del “2%”, relativa all’obbligo di stanziare detta percentuale del costo complessivo in opere d’arte di abbellimento di tutte le costruzioni realizzate da enti pubblici, fu regolarmente applicata anche per il “Guidoni”:l’atrio fu ornato da bassorilievi e da due carte geografiche dipinte, tutti perduti dopo la guerra e non altrimenti documentati se non dagli atti di archivio. È probabile che le due carte predette rappresentassero l’Impero romano e quello mussoliniano, ossia l’Africa Orientale Italiana.
Del decoro “fascista” dell’edificio originario rimangono comunque alcune significative testimonianze: la grande scritta in lettere scatolari di travertino con la titolazione dell’ istituto ad un eroe dell’ aviazione, le due teme di fasci littori nel pavimento dell’atrio, la piattaforma ed il pennone per l’alza-bandiera nel cortile.
Ma, in realtà, tutto l’edificio nella sua ossessiva e monotona griglia modulare e nella sua volumetria a blocco concorre nel suscitare un’immediata associazione analogica tra il forte impatto visivo-architettonico ed un’idea di società totalitaria e gerarchizzata socialmente e culturalmente. Nonostante alcuni aspetti negativi l’edificio scolastico contraddistingue il suo ambito urbano con un segno fortemente riconoscibile rispetto al babelico caos di linguaggi che lo fronteggia.
Il confronto tra le volumetrie dell’edificio di progetto e quello risultante dalle successive modifiche (fino al 1956) rivela un appesantimento delle masse architettoniche, in particolare sulla testata dell’ingresso a causa della mancata realizzazione dei tetti-giardino e della successiva sopraelevazione.
Da “I quaderni del liceo Bertrand Russell”:”Il complesso scolastico Alessandro Guidoni” di Marco Spesso