Un assegno per tutti. Per le famiglie, ad esempio. O per i figli. O per i disoccupati. Un fiume di assegni che viaggiano sulle promesse elettorali. Scritte nero su bianco, proprio come un assegno, ma nei programmi dei partiti e non nei decreti legge.
Ad esempio, nel programma elettorale del Pd si legge: “Gli 80 euro a figlio costituiscono un’estensione degli assegni familiari che già adesso vengono percepiti. Quindi si stabilirà un tetto che arrivi ai redditi alti: con due figli, fino ai 18 anni 160 euro in più di detrazioni al mese, con tre figli 240 euro”.
Poi c’è l’ormai noto “reddito di cittadinanza” targato Cinquestelle: con l’affermazione del partito di Beppe Grillo tanti cittadini lo vedono ormai vicino, quasi palpabile.
Ma anche la destra non scherza e sulla nuova tassazione occorre approfondire un po’ i dettagli.
Certo, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, recita un antico proverbio. Saggezza della tradizione orale. Perché, anche se si è votato solo qualche giorno fa, c’è chi pretende che dalle promesse si passi subito ai fatti.
Forse si spiega solo così quanto sta succedendo non solo a Palermo, a Bari, a Napoli, dove decine di persone si stanno recando presso i Caf per richieste riguardanti soprattutto quanto fuoriuscito nella campagna elettorale. Il tema del reddito di cittadinanza la fa da padrone. Ma non solo. E se a Palermo, dove i numeri dei cittadini richiedenti informazioni sono stati più rilevanti, gli operatori di un Caf sono stati costretti ad affiggere un cartello, scritto anche in lingua araba, spiegando l’inesistenza di una tale pratica, a Roma la scena si sta ripetendo, come attesta la responsabile di un centro di assistenza fiscale del Centro.
“Un caso abbastanza frequente in questi giorni è la richiesta di un bonus da 1.900 euro per single e vedovi – spiegano al Caf Unsic. “Tutto deriverebbe dalla promessa di un aumento dell’Anf, cioè dell’assegno per il nucleo familiare di 142 euro al mese. Qualcuno ha fatto i calcoli e si presentano ai Caf già con la richiesta annuale”.
Insomma, se i problemi di informazioni fuorvianti e di richieste a volte paradossali sono continui presso i Caf, le promesse politiche non hanno fatto altro che alimentare il fenomeno.
Un altro caso che segnalano dai Caf dell’Unsic e che ha interessato tutto il 2017 è quello dell’Ape volontaria. “Annunciata a fine 2016, in realtà non è ancora possibile presentare la domanda, ma solo, da un mese, richiedere il certificato del diritto. Eppure è da oltre un anno che fiumi di persone pretendono di presentare le domande presso le nostre sedi”.
Ma le aspettative sul reddito di cittadinanza non tengono conto di un altro aspetto, delicato, della questione. “Occorre che si sciolga subito un gigantesco equivoco attorno al reddito di cittadinanza: è evidente che non potrà essere un ‘reddito universale’, ipotesi tanto affascinante quanto utopistica e accademica, che nessun paese al mondo pratica – spiega Domenico Mamone, presidente dell’Unsic. “In realtà, quello che serve e che si può fare è soltanto un reddito minimo ‘condizionato’, dove chi si trovi in dimostrato stato di bisogno si impegni a seguire corsi di formazione, a lavorare in forme di servizio civile, a accettare le proposte di lavoro offerte. Questo è quanto si fa in tutta Europa. In pratica, si può estendere e rafforzare il nuovo strumento del Reddito di inclusione, che già va in questa direzione: qui c’è uno spazio importante per i patronati, gli enti di formazione, le agenzie di collocamento pubbliche e private, e qui tutti possono fare la loro parte – conclude Mamone.