Le edicole non rendono più e stanno scomparendo

L’edicola di via Acaia, in vendita

Un tempo le edicole erano veri e propri “capisaldi” sociali e culturali di un quartiere cittadino. O anche di un borgo. Quasi al pari delle librerie e delle biblioteche. Tanti compravano e leggevano i giornali e l’edicolante rappresentava l’obbligato punto di riferimento non solo per fare scorta di quotidiani e riviste, ma anche per commentare le notizie del giorno, ad esempio i risultati calcistici. I più giovani vi trovavano fumetti, riviste specializzate, fotoromanzi, figurine, buste-sorprese, giocattoli. Immancabile la categoria dei giornaletti pornografici.

Alcune erano aperte anche di notte e tante persone attendevano lì davanti le prime copie dei quotidiani, in genere in arrivo intorno alla mezzanotte. I quotidiani sportivi vendevano tanto e facevano tendenza. 

Non solo. Dalle edicole spesso dipendeva la fortuna di tanti piccoli editori: avere il supporto di un edicolante, con una locandina esposta ben in vista e il giornale consigliato al cliente, facilitava la crescita di tanti periodici soprattutto locali. A Roma, poi, molte edicole appartenevano alla stessa famiglia, che aveva così acquisito potere non solo economico. Molte di queste famiglie, conoscendo le richieste più gettonate dall’utenza e avendo rapporti diretti con i distributori, erano diventate anche case editrici di giornali e libri.

Le edicole costituivano un’attività lavorativa per tante famiglie. Fino a non molti anni fa, ogni edicola “dava da vivere” ad almeno due famiglie. Un lavoro non facile, soprattutto per gli orari mattutini, per il presidio del chiostro sia con il caldo afoso sia con il freddo intenso, per l’esposizione in strada con il rischio di venire rapinati dell’incasso. Ma, si diceva, un edicolante nasce e muore edicolante. Perché per svolgere questo mestiere ci vuole soprattutto passione.

Gli edicolanti hanno anche difeso strenuamente la propria attività. Spesso hanno dovuto fare fronte comune per mantenere l’esclusiva della vendita dei giornali, in particolare contro la grande distribuzione. Oggi tutto ciò non ha più senso in quanto soprattutto il web, con la prevalenza dell’aspetto emotivo rispetto a quello critico, sta uccidendo il settore della carta stampata.

L’edicola di piazza Lodi, in vendita

Con le avvisaglie della crisi, le edicole hanno retto qualche anno prima grazie alle videocassette, poi con i Dvd e i materiali per gli adolescenti. Ora che la propensione alla lettura è calata vertiginosamente, le edicole stanno chiudendo in massa. In tante è comparso il cartello “vendesi”. Ad esempio in via Acaia e in piazza Lodi.

Questi chioschi stanno scomparendo anche nel nostro quartiere, come del resto in tutta Italia. Una tendenza irreversibile. Un tempo questi spazi erano curati, talvolta erano persino belli perché conservavano o riproducevano architetture di molti decenni fa. Oggi, nel disinteresse di tutti, molte edicole sono chiuse da tempo, sporcate dagli spray, spesso con le serrande rotte e circondate di sporcizia. Un grigiore assoluto.

Le nuove tecnologie hanno imposto la fine di questi presidi del territorio e punti di socialità. Quelle rimaste vivono soprattutto di servizi, ad esempio le ricariche telefoniche, il pagamento di bollette, lo smistamento di merci acquistate on line. In fondo le edicole seguono la stessa sorte di tanti punti vendita, qualcuno salvato più che altro dal settore gastronomico. Il commercio elettronico e i centri commerciali stanno desertificando molti lembi dei nostri quartieri. Le edicole con le serrande abbassate costituiscono emblemi di questo fenomeno.

Senza le edicole – e tante attività commerciali ormai scomparse – i quartieri sono meno vivi. Sono meno curati. Ci sono meno punti di aggregazione. E aumenta la solitudine dei cittadini.