L’ANALISI / La superficialità di ieri, le ferite di oggi

PdDel peso che le periferie delle grandi città hanno avuto sulla tornata elettorale amministrativa appena conclusa è stato scritto parecchio. Con ragione nell’individuare lo scollamento profondo tra il disagio sociale nei “ghetti” urbani e una sinistra ormai incapace di intercettare quel voto. Anche perché, tanti ex elettori della sinistra “storica”, mal conciliano la propria appartenenza ideologica con le cronache di malaffare che accompagnano sempre più spesso gli “eredi” di quelle importanti stagioni politiche degli anni Settanta, invischiati oggi in storie di banche, di finanza, di grandi opere cementizie, di municipalizzate quotate in borsa e ridotte all’osso. La parola “lobby”, contro cui s’è combattuto una vita, ora fa parte del vocabolario quotidiano di casa.
Anche questo spiega i successi del Movimento Cinque Stelle, formazione in fondo dalle tante zone d’ombra rispetto alla concezione tradizionale della politica (destra e sinistra, capitalisti e anticapitalisti, ecc.), ma con l’offerta ideale per l’esigenza decisamente disperata del “proviamo almeno con loro” (specie dopo Veltroni2, Alemanno e Marino).
I pentastellati hanno fatto ciò che i partiti tradizionali facevano qualche decennio fa: andarsi a conquistare i consensi nel ventre dei centri abitati, con il gazebo nelle piazze, nelle strade dello shopping, nei mercati, nelle periferie, dialogando con i cittadini, con i comitati di quartieri, con le associazioni. Mentre la sinistra – ma anche la destra – è finita nei salotti del centro storico, tra i professionisti infilati nelle sacche del potere, tra chi comanda, tra i ceti abbienti che – con la crisi – si assottigliano sempre più.
C’è un’altra area di consenso che è stata poco valutata: il web. Qui i grillini, sin dalla prima ora, hanno intercettato la rabbia. E hanno saputo fare controinformazione. E’ chiaro che Mafia capitale, l’improvvisa e anomala scoperta di un debito di oltre 12 miliardi (con chi?), il caso Marino, il grottesco supporto da call center della Boschi a Giachetti hanno giocato a favore di questo popolo crescente digitalizzato, spesso accomunato da uno slogan in grado di seppellire l’amara realtà. Così interi blocchi sociali si sono sgretolati, alcune certezze di appartenenza sono svanite, feudi come Garbatella, Tiburtino, Casilino, Prenestino o Tuscolano politicamente hanno guardato altrove.
Quegli squilibri sociali sempre più marcati, le distanze accentuate tra classi di popolazione, gli spiccati interstizi anche nella dimensione fisica della città fanno il paio con un Pd palesemente schierato con i cosiddetti “poteri forti” dei Caltagirone, dei Toti, dei Parnasi, del partito delle Olimpiadi o del nuovo stadio della Roma, di una metro C costata una fortuna, dell’Acea privatizzata e delle municipalizzate lottizzate e ridotte all’osso. Un pezzo di Paese, sostenuto da giornali che non a caso perdono centinaia di lettori ogni giorno, sempre più lontano da quell’onda grillino spesso sottovalutata con tanta superficialità da chi oggi si lecca le ferite.

(Giampiero Castellotti)