LA NOTA / Quei retroscena sulla possibile fuga dall’euro

Uscirà tra circa un mese in tutta Europa con il titolo “L’ultimo bluff”. E’ un libro di cui si parlerà molto. L’hanno scritto due stimate giornaliste internazionali, Eleni Varvitsiots, corrispondente di Bruxelles del quotidiano di Atene Kathimerini e Viktoria Dendrinou di Bloomberg.

Il volume racconta l’ipotesi, concreta tra il 2012 e il 2016, di uscita dall’euro da parte della Grecia. Tra i sostenitori della Grexit ricordiamo in particolare Yanis Varoufakis. L’ex ministro dell’economia ellenica (da gennaio a luglio 2015) sarà poi allontanato dal premier Alexis Tsipras, il quale pur partendo da posizioni anti-euro, si ammorbidirà successivamente sulla via di Bruxelles.

L’inedito retroscena che il libro racconta è come i “piani alti” dell’Unione europea si sono preparati al possibile evento. Un gruppo di esperti, tra cui avvocati ed economisti, certi della catastrofe che la Grexit avrebbe comportato soprattutto per il Paese ellenico, ha prodotto un documento di 157 pagine in cui si prefigurano le conseguenze dell’abbandono della moneta unica, un vero e proprio disastro non solo economico ma umanitario per la Penisola ellenica. Per mascherare il pericolo della Grexit, il documento fa riferimento all’Albania e infatti s’intitola “Albania contingency analysis & plan, sovereign default 2015”.

Al di là degli aspetti da romanzo di Ian Fleming, il racconto delle due giornaliste fa luce sugli scenari ipotizzati dagli stessi esperti dell’Unione europea in caso di fuoriuscita dalla moneta unica. “L’unica cosa certa di Grexit – racconta il libro, facendo riferimento al documento comunitario tenuto segreto per tutto questo tempo – è il fatto che il Paese avrebbe avuto immediatamente bisogno di un altro piano di salvataggio. In particolare per stabilizzare la moneta che si svaluterebbe subito e controllare l’inflazione”. Tra le conseguenze anche il collasso delle banche.

L’esito finale sarebbe stato un disastro umanitario non dissimile da quello provocato da una guerra.

Il Segretariato generale della Commissione europea, in particolare, s’è occupato di ipotizzare gli aiuti umanitari necessari in quanto il default spingerebbe molte persone al di sotto della soglia di povertà, rendendole incapaci di far fronte ai bisogni primari, compreso il cibo. “Almeno il 20 per cento dei greci, circa due milioni di persone, avrebbe avuto subito bisogno di cibo e medicine – si legge nel documento, che fa riferimento anche al collasso negli ospedali e alla crisi del carburante. In seguito l’emergenza avrebbe colpito anche gli alloggi e la mancanza di abbigliamento. Inoltre si sarebbe determinato un flusso migratorio verso altri Paesi.

Sappiamo che la moneta unica non gode di molte simpatie anche nel nostro Paese. Molti economisti, specie in area Lega, si spingono ad ipotizzare l’Italexit come soluzione ai nostri mali.

Noi non siamo dei fans assoluti di questa Europa, che continua a tradire lo spirito originario del Manifesto di Ventotene, né di una moneta unica che ha finito per accentuare divari anziché garantire equità e solidarietà tra nazioni. Tuttavia siamo coscienti che fuoriuscire oggi dall’attuale sistema valutario comporterebbe esiti nefasti per l’intero sistema-Paese. Non possiamo addossare tutti i problemi all’euro dal momento che quelle zavorre ancestrali alla base di molti nostri guai – dall’evasione fiscale alla criminalità organizzata e al malaffare, dalla burocrazia asfissiante alla giustizia lenta, dai ritardi nell’istruzione e nella formazione fino al basso investimento nella ricerca e nell’innovazione, con l’euro hanno poco da spartire.

(Domenico Mamone, presidente Unsic)