Inquinamento: i dati del dossier “Mal’Aria” di Legambiente

Aria sempre più irrespirabile: nel 2015 ben 48 città italiane fuorilegge con il livello di Pm10 alle stelle. Roma compresa. Maglia nera a Frosinone Scalo. La Capitale sempre più spesso si risveglia velata da un’insolita foschia, sottolinea Legambiente, che ha presentato i dati scientifici di “Mal’Aria di città” 2016, il dossier annuale dell’associazione ambientalista sull’inquinamento atmosferico e acustico nelle città italiane.

Delle 90 città monitorate dall’associazione ambientalista nella campagna “PM10 ti tengo d’occhio”, nel 2015 ben 48 (il 53%), hanno superato il limite dei 35 giorni di sforamento consentiti di Pm10. Le situazioni più critiche si sono registrate, appunto, a Frosinone che guida anche quest’anno la classifica dei capoluoghi di provincia dove i giorni di superamento nel 2015 sono stati 115; seguita da Pavia con 114 giorni, Vicenza con 110, Milano con 101 e Torino con 99.

Per quanto riguarda gli altri inquinanti, per gli ossidi di azoto, nel 2014, sono 10 i capoluoghi di provincia sui 93 monitorati (il 12%) che hanno superato il limite normativo (Torino, Roma, Milano, Trieste, Palermo, Como, Bologna, Napoli, Salerno, Novara).

Per Legambiente per contrastare in maniera efficace l’inquinamento atmosferico, è indispensabile un cambio di passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova, e rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti della città di Roma o ai 67 di Catania, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra. Per l’associazione ambientalista è perciò indispensabile una strategia nazionale per la qualità dell’aria e un piano per la mobilità in città, accompagnato da studi accurati sulle fonti di emissione, eseguiti a scala locale e urbana, per pianificare le giuste politiche di intervento.

“L’emergenza smog – dichiara Rossella Muroni, la presidente nazionale di Legambiente – difficilmente si potrà risolvere con interventi sporadici che di solito le amministrazioni propongono in fase d’emergenza tra targhe alterne, blocchi del traffico, mezzi pubblici gratis, come avviene attualmente in gran parte delle città italiane, e senza nessuna politica concreta e lungimirante. Per uscire dalla morsa dell’inquinamento è fondamentale che il Governo assuma un ruolo guida facendo scelte e interventi coraggiosi, mettendo al centro le aree urbane e la mobilità sostenibile, impegnandosi per approvare a livello europeo, normative stringenti e vincolanti, abbandonando una volta per tutte le fonti fossili e replicando quelle esperienze anti-smog virtuose messe già in atto in molti comuni italiani in termini di mobilità sostenibile, efficienza energetica e verde urbano”.

“Il protocollo firmato lo scorso 30 dicembre – continua Muroni – tra ministero dell’Ambiente, rappresentanti di comuni e regioni, non è stato all’altezza del problema e il rischio è che si rincorra sempre l’emergenza senza arrivare a risultati concreti e di lunga durata. Per questo è urgente e indispensabile che l’Italia adotti un piano nazionale per la mobilità urbana, dotato di risorse economiche, obiettivi misurabili e declinabili. La priorità deve essere la realizzazione di nuove linee metropolitane e di tram, a cui devono essere vincolate da subito almeno il 50% delle risorse per le infrastrutture, da destinare alle città, dove si svolge la sfida più importante in termini di rigenerazione urbana e di vivibilità”.

Ogni anno l’inquinamento dell’aria causa oltre 400mila morti premature nei paesi dell’Unione europea. Fra questi, l’Italia ha uno dei peggiori bilanci in Europa: la Penisola detiene il record di morti per smog con 59.500 decessi prematuri per il Pm2,5 – 3.300 per l’ozono e 21.600 per gli NOx nel solo 2012 (Dati Agenzia Europea dell’ambiente). Stime che potrebbero crescere esponenzialmente se come valori limite di riferimento per gli inquinanti si prendessero quelli consigliati dall’Organizzazione mondiale della sanità; in base a questi valori dell’Oms, la percentuale di popolazione in ambiente urbano esposta a concentrazioni di polveri sottili dannose per la salute salirebbe dall’attuale 12% a circa il 90%; per l’Ozono si passerebbe dall’attuale 14-15% al 97-98%.

Per quanto riguarda più nel dettaglio Roma, le sei le centraline dell’Arpa hanno registrato sforamenti di polveri sottili superiori al limite dei 35 giorni stabiliti dalle direttive comunitarie. Peggiora il quadrante est, con 65 giorni di superamento dei limiti a Cinecittà, 57 a largo Preneste e 54 a Tiburtina. E già nel primo mese del 2016, Tiburtina e Cinecittà hanno registrato otto giorni di sforamento. Si tratta di due zone funestate dai roghi tossici sprigionati negli insediamenti rom per recuperare materiali ferrosi dai rifiuti bruciando le parti in plastica che li avvolgono. Ma le cose non vanno meglio altrove, con sforamenti oltre i limiti anche a corso Francia (43 giorni), via Magna Grecia (41), e viale Cipro (36), senza contare che la centralina di Villa Ada.Inquinamento