Indagine, a Roma tra le percentuali più basse per incremento di decessi

La consapevolezza è ormai diffusa, suffragata da crescenti ricerche: il numero dei decessi ufficiali per Covid-19 in Italia, fornito dalla Protezione civile, è sottostimato. Mancherebbero, nei conteggi, soprattutto persone decedute nelle case di riposo o nella propria abitazione, a cui non è mai stato fatto il tampone.

Per ricalcolare la cifra, con maggiori indici di affidabilità, anche se naturalmente non di assoluta certezza, si ricorre per lo più alla differenza tra il numero dei decessi medi avvenuti negli ultimi anni e quelli totali, nello stesso periodo, di quest’anno. Da tale risultato si sottrae il numero delle morti classificate “per” e “con” Covid-19. Il resto va “indagato”.

Tuttavia il calcolo non è così scontato.

LE VARIABILI – Per quanto riguarda la media degli anni precedenti, due variabili sono costituite dal numero dei residenti (di solito decrescente) e dall’invecchiamento della popolazione (con decessi crescenti); nel raffronto con il 2020, che include febbraio, va considerato il giorno in più dell’anno bisestile; il dato quotidiano dei decessi Covid-19 spesso è falsato dai ritardi di comunicazione e registrazione, superiori alle 24 ore, come confermano le stesse Regioni, per cui va contestualizzato per settimana. Esistono, poi, le cosiddette “morti indirette”, generate dal caos pandemia che inficia le cure a pazienti con altre patologie. Infine bisogna tener conto che un “decesso Covid”, che coinvolge per lo più persone molto anziane e/o con altre patologie, non è per forza “una morte in più” nel conteggio annuale in quanto potrebbe trattarsi di una scomparsa che avviene soltanto qualche mese prima, per cui una parte dell’aumento dei decessi a fine anno si riequilibra. Infine va tenuto presente che la “quarantena” ha variato – seppur di pochissimo – le percentuali delle cause di morte, riducendo ad esempio gli incidenti stradali o sul lavoro e aumentando quelli domestici.

Tenendo in considerazione tutti questi criteri e utilizzando diverse fonti, l’Ufficio comunicazione dell’Unsic ha tentato di raggiungere il dato più vicino possibile a quello reale.

LE FONTI – La prima fonte utilizzata è l’Istat. Tre i testi: un report sui decessi per qualunque causa dal 1° gennaio al 21 marzo 2020 in 1.084 comuni; un secondo report sui decessi per qualunque causa dal 1° marzo al 4 aprile 2020 in 1.689 comuni (parte dei 5.909 che compongono l’anagrafe nazionale della popolazione residente), scelti dall’istituto di statistica tra quelli con almeno dieci decessi e un aumento dei morti superiore al 20% rispetto alla corrispondente media del quinquennio 2015-2019. Il terzo documento, “Scenari sugli effetti demografici di Covid-19”, attesta che il totale dei decessi tra il 1° marzo e il 4 aprile nei 5.069 Comuni è stato, nel complesso, superiore del 41% rispetto a quanto osservato per l’analogo periodo del 2019. Scaturiscono ipotesi da un minimo di 34mila ad un massimo di 123mila morti in più nel 2020, con discesa dell’aspettativa di vita alla nascita da 0,42 a 1,4 anni nelle condizioni del modello più sfavorevole.

Tabella con la popolazione del campione Istat (da “Verso una stima di morti dirette e indirette per Covid”
di Enrico Bucci, Luca Leuzzi, Enzo Marinari, Giorgio Parisi, Federico Ricci Tersenghi, Scienzainrete).

Altro riferimento è il Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 su incarico del ministero della Salute. Il rapporto epidemiologico include i dati di 19 città. L’ultimo report, il quinto, aggiornato al 18 aprile, parla di un incremento del 76% della mortalità totale per le città del nord, del 10% per quelle del centro-sud. Per singole città, domina Brescia (197%, la settimana precedente era al 215%), quindi Aosta (153%, era al 142%), Milano (103%, era al 96%), Genova (84%, era all’81%), Bolzano (62%, era al 58%), Torino (57%, era al 55%), Trento (50%, era al 51%), Bari (42%, era al 43%), Civitavecchia (31%, era al 41%), Bologna (47%, era al 40%), Potenza (28%, era al 35%), Verona (40%, era al 33%), Messina (20%, era al 22%), Venezia (14%, era al 16%) e Roma (7%, era al 6%).

Altre fonti: le ricerche o le rielaborazioni di Centro studi NeboInfodata del Sole 24 OreInTwigIstituto CattaneoLa VoceScienzainrete YouTrend.

FINO A 30MILA DECESSI IN PIU’ PER COVID – Cosa emerge, in termini generali, dall’assemblaggio e dalla rielaborazione dei dati operato da Giampiero Castellotti e Giuseppe Tetto dell’Ufficio comunicazione dell’Unsic?

Che al 27 aprile 2020 il numero complessivo dei decessi per Covid-19 in Italia può essere fissato a 52mila unità, nella stima più prudente, fino a 57mila, cioè da 25mila a 30mila in più della cifra ufficiale. Come si arriva a questi numeri?

Il primo rapporto Istat, nel dettaglio, già rivela un rilevante scollamento: 16.216 decessi a fronte dei 7.843 medi negli anni precedenti. Una differenza di 8.373 unità. A tale cifra vanno sottratti i decessi Covid, rapportati al campione e raffinati.

Il “peso” della Lombardia è determinante: nei comuni lombardi analizzati dall’Istituto di statistica l’aumento è stato del 143% dal 1° al 21 marzo 2020, con differenza di 5.050 unità, che proiettate a tutta la regione portano ad una prima cifra tra gli 8mila e i 9mila decessi in più. Emblematici alcuni dati nel raffronto tra il 2020 e la media 2015-2019:Bergamo (da 4,3 a 19 decessi al giorno), Brescia (da 6,4 a 18 al giorno), Alzano (più che quadruplicati) e Nembro (più che sestuplicati). Includendo tutto marzo,Bergamo ha 553 decessi, ben 428 in più rispetto a marzo 2019, mentre i numeri ufficiali parlano di 201 morti per Covid-19 (InTwig-Eco di Bergamo). Crescite significative di decessi, nei primi rilevamenti, per Emilia-Romagna (superiore al 75%), Trentino-Alto Adige e Piemonte (superiore al 50%), Veneto (superiore al 40%), Liguria (superiore al 35%), percentuali comunque superiori alle morti per Covid-19.

Tabella sui decessi stimati dal Sismg
Tabella sui decessi stimati dalla ricerca pubblicata su Scienzainrete

La seconda indagine Istat si spinge al 4 aprile, includendo quindi il picco dei decessi e può essere misurata con quella, relativa alla stessa data, del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera. Utilizzando anche il terzo documento dell’Istituto di statistica, si può estendere la nostra indagine al 27 aprile.

Per quanto riguarda gennaio 2020, il dato nazionale definitivo dei decessi per ogni causa di morte non dovrebbe scostarsi di molto da quello dello scorso anno, anche perché non abbiamo avuto un’influenza particolarmente letale ed il clima non è stato così rigido.

Ben diverso il discorso nel periodo 1 febbraio-4 aprile: se lo scorso anno sono decedute 114.695 persone (dati Istat), quest’anno è possibile ipotizzare una cifra tra le 150mila e le 160mila, di cui 15.383 morte ufficialmente per Covid-19. La stima più alta è sostanzialmente in linea con il 41% in più ipotizzato dall’Istat (circa 47mila decessi in più), quella più prudente è frutto dell’incrocio delle altre ipotesi, dell’apporto delle variabili ed è alimentata soprattutto dagli scostamenti in Lombardia, con i picchi nel Bergamasco (decessi probabilmente quintuplicati), nel Cremonese (quadruplicati), nel Lodigiano e nel Bresciano (circa triplicati).

Nei 40-50mila decessi in più è possibile individuare una rilevante quota di “morti Covid” non classificate (25-30mila casi), da sommare ai 26.977 deceduti “ufficiali” al 27 aprile. Il totale raggiunge 52-57mila casi.

A livello territoriale emerge, in linea generale, che gli scostamenti sono presenti prevalentemente in Lombardia e nel Nord Italia, mentre nel Mezzogiorno le più rilevanti differenze per numero di morti in sostanza corrispondono alle aree con i più alti numeri ufficiali per Covid-19, con una quota rilevante determinata dalle case di riposo.

Una cosa è certa: occorre aspettare anche mesi per avere un quadro più attendibile. I conti si fanno sempre alla fine.

PIEMONTE

Torino, piazza Vittorio

Dal 1 febbraio al 3 aprile 2020, a TORINO si sono registrati quasi il doppio dei decessi della media, nello stesso periodo, degli ultimi cinque anni (poco più di duemila rispetto a poco più di 1.100). Il picco, con 367 morti, ha avuto luogo durante la settimana dal 28 marzo al 3 aprile 2020. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l’incremento dei decessi nel capoluogo è stato del 57%, in crescita di due punti rispetto alla settimana precedente. Tra i comuni della provincia, in termini percentuali, gli incrementi maggiori si sono registrati a San Giusto CanaveseCercenasco e Bosconero.

In provincia di ALESSANDRIA gli incrementi maggiori, in termini percentuali, a MurisengoCasalnoceto e Pontecurone, mentre numericamente rilevante il dato di Ovada, che ha raddoppiato i decessi (da 17 a 34).

In provincia di ASTI, incrementi presenti ma non molto marcati come in altre province. Per percentuale in testa Castelnuovo Don Bosco e Villafranca, numericamente rilevanti i 14 decessi in più a Nizza Monferrato.

BIELLA da 44 a 112 decessi, a Cossato (da 19 a 61), Vigliano (da 5 a 19) e Valdilana (da 15 a 27). Incrementi percentuali maggiori: Lessona (da 2 a 14) e Pray (da 1 a 5). A Pollone e Sandigliano s’è passati da 3 a 11.

In provincia di CUNEO, percentuali in forte crescita a Roccavione e Garessio.

In provincia di NOVARA, forte crescita percentuale a San Pietro Mosezzo (da 1 a 9), incrementi numerici rilevanti a Cameri (da 12 a 26), Ghemme (da 4 a 21) e Trecate (da 14 a 32).

Nel VERBANO-CUSIO-OSSOLA incrementi non molto sostenuti rispetto alle altre province piemontesi: Mergozzo e Gravellona Toce in testa, mentre numericamente Verbania (da 39 a 72) e Omegna (da 12 a 23). Più o meno in linea Domodossola (da 29 a 33).

Infine da 1 a 6 decessi per Bianzé e Buronzo in provincia di VERCELLIGattinara raddoppia passandoda 12 a 24.

VALLE D’AOSTA

Aosta

Nel periodo tra il 1 febbraio e il 3 aprile 2020, dati Istat, AOSTA registra circa il doppio dei decessi (da 49 a 99), con un picco di 31 decessi (18 ultraottantacinquenni) tra il 28 marzo e il 3 aprile. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l’incremento dei decessi nel capoluogo è stato del 153%, ben nove punti in più rispetto alla settimana precedente.

Rilevanti incrementi a Verrès (da 4 a 10) e Saint-Vincent (da 8 a 17).

LIGURIA

Genova

GENOVA ha un numero di decessi – dal 1 febbraio al 3 aprile di quest’anno – più alto rispetto alla media 2015-2019: 1.922 decessi contro 1.515. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l’incremento dei decessi nel capoluogo è stato dell’84%, tre punti in più rispetto alla settimana precedente. In provincia per percentuale d’incremento si segnala Rossiglione, da 3 a 9.

Numeri più alti anche ad IMPERIA (da 51 a 116), Sanremo (da 73 a 111) e Taggia (da 20 a 39). In percentuale, rilevante crescita a Santo Stefano al Mare (da 2 a 8), quattro volte di più.

In provincia della SPEZIA gli incrementi percentuali maggiori a Beverino (da 1 a 7) e Riccò (da 2 a 8), numericamente si segnala Sarzana (da 29 a 51).

Infine SAVONA: da 86 a 114. In provincia percentuali rilevanti d’incremento a Quiliano (da 6 a 17), Andora (da 5 a 11) e Alassio (da 14 a 26).

LOMBARDIA

Milano

Come per il numero dei contagiati e dei decessi Covid-19, la Lombardia conferma un ruolo rilevante anche per differenze nel numero dei decessi tra le prime settimane di quest’anno (dal 1 febbraio al 3 aprile) e l’analogo periodo del 2019 o la media degli stessi periodo nei cinque anni prececenti.

Iniziamo da MILANO: dai dati Istat si può leggere un incremento dalla media di 2.808 decessi dei cinque anni precedenti a 3.263 di quest’anno. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l’incremento dei decessi nel capoluogo è stato del 103%, sette punti in più rispetto alla settimana precedente. In provincia percentuali record a San Zenone al Lambro (da 1 a 10), Noviglio (da 1 a 7) e a Gessate (da 3 a 20). Numericamente rilevanti gli incrementi a Trezzo sull’Adda (da 13 a 65), Sesto San Giovanni (da 70 a 129), Cinisello (da 77 a 120) e Legnano (da 62 a 105).

Differenze record in provincia di BERGAMO. Qui in ben 31 comuni il numero dei decessi è stato superiore di oltre dieci volte rispetto agli anni precedenti. Rispetto ad un solo decesso, sono passati: Ponteranica a 31, Paladina a 26, Brusaporto a 20, Selvino e Madone a 19, Credaro a 16, Villa d’Ogna a 14, Valbondione a 13, Suisio a 12, Cenate Sopra a 11, Berzo San FermoCortenuovaFonteno e Gandellino a 10. Da due Calvenzano è passato a 32, Bolgare a 26, Sotto il Monte Giovanni XXIII a 22. Da tre San Giovanni Bianco è passato a 49, Villa di Serio a 45, Villongo a 37, Zanica a 35. Da quattro San Pellegrino Terme ha raggiunto quota 50, Pedrengo e Sovere 43, Brembate 41, Gorle 40. Da sette Ponte San Pietro è passato a 86, Gazzaniga a 71. Alzano Lombardo da dieci ha raggiunto quota 112. Da nessun deceduto, Fiorano al Serio è passato a 40, Levate a 15, Antegnate a 11, Vilminore di Scalve a 9, Gromo e Rota d’Imagna a 8.

Numericamente, incrementi molto rilevanti a BERGAMO (da 151 a 729), Brembate di Sopra (da 4 a 97), Caravaggio (da 14 a 67), Castelli Calepio (da 8 a 65), Clusone (da 12 a 95), Costa Volpino (da 8 a 54), Dalmine (da 18 a 137), Gandino (da 10 a 55), Leffe (da 7 a 60), Nembro (da 17 a 154), Osio Sotto (da 12 a 65), Palosco (da 7 a 41), Pradalunga (da 8 a 46), Romano (da 15 a 99), Sarnico (da 4 a 39), Scanzorosciate (da 14 a 83), Seriate (da 19 a 137), Stezzano (da 15 a 67), Trescore Balneario (da 5 a 44), Treviglio (da 31 a 135), Villa d’Adda (da 7 a 61).

Completano il quadro: Albano Sant’Alessandro (da 6 a 46), Almenno San Salvatore (da 5 a 40), Albino (da 24 a 155), Almè (da 7 a 38), Ardesio (da 5 a 23), Arzago d’Adda (da 2 a 9), Bagnatica (da 3 a 22), Bariano (da 6 a 13), Bonate Sopra (da 5 a 22), Bossico (da 2 a 7), Bottanuco (da 6 a 27), Calcinate (da 4 a 22), Calcio (da 8 a 25), Calusco d’Adda (da 7 a 35), Canonica d’Adda (da 4 a 12), Carobbio degli Angeli (da 2 a 12), Carvico (da 3 a 28), Casazza (da 5 a 22), Casirate d’Adda (da 6 a 21), Casnigo (da 4 a 37), Castel Rozzone (da 1 a 7), Castro (da 3 a 9), Cene (da 5 a 38), Chignolo d’Isola (da 2 a 18), Chiuduno (da 4 a 24), Cisano Bergamasco e Ciserano (da 5 a 20), Cividate al Piano (da 7 a 39), Colzate (da 2 a 10), Comun Nuovo (da 2 a 17), Curno (da 11 a 32), Fara Gera d’Adda (da 6 a 19), Foresto Sparso (da 2 a 15), Gandosso (da 1 a 8), Ghisalba (da 7 a 20), Gorno (da 2 a 13), Lenna (da 4 a 9), Lovere (da 11 a 31), Mapello (da 2 a 7), Misano di Gera d’Adda (da 2 a 13), Montello (da 3 a 20), Mozzanica (da 4 a 14), Oltre il Colle (da 2 a 9), Osio Sopra (da 3 a 27), Pagazzano (da 1 a 8), Palazzago (da 2 a 10), Peia (da 7 a 18), Pontida (da 4 a 17), Predore (da 4 a 18), Presezzo (da 3 a 20), Ranica (da 4 a 27), Santa Brigida (da 1 a 9), Schilpario (da 2 a 15), Serina (da 6 a 20), Sorisole (da 4 a 34), Tavernola (da 2 a 16), Terno d’Isola (da 3 a 16), Torre de’ Roveri (da 4 a 7), Valbrembo (da 4 a 20), Verdellino (da 11 a 15), Verdello (da 7 a 33), Viadanica (da 1 a 8), Val Brembilla (da 5 a 22).

BRESCIA ha registrato 707 morti dal 1 febbraio al 3 aprile rispetto ai 397 della media dei cinque anni precedenti. Il picco è stato di 150 nella settimana dal 28 marzo al 3 aprile. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l’incremento dei decessi nel capoluogo è stato del 197%, 18 punti in meno rispetto alla settimana precedente e in controtendenza in un Nord che continua a crescere. Rilevanti gli incrementi percentuali a Corte Franca (da 1 a 28), Passirano (da 1 a 27), Verolavecchia (da 1 a 22), Torbole Casaglia (da 2 a 24), Roccafranca (da 2 a 22), Sale Marasino (da 3 a 31). Numericamente spiccano Palazzolo sull’Oglio (da 15 a 107) e Orzinuovi (da 21 a 100). Da 1 a 10 casi a Moniga e San Gervasio.

COMO città quasi raddoppia da 88 a 164, percentualmente rilevante Asso (da 1 a 7).

CREMONA è passata da 97 a 375 decessi, Crema da 41 a 173, Casalbuttano ed Uniti da 14 a 72. Percentualmente in testa c’è Offanengo (da 1 a 41), poi Pandino (da 3 a 49), Ostiano (da 1 a 14), Vailate (da 3 a 33), Romanengo (da 2 a 22), Capralba (da 1 a 11), Stagno (da 2 a 21), Soncino (da 4 a 35) e Acquanegra (da 3 a 21).

Nella provincia di LECCO gli incrementi percentuali maggiori a Verderio (da 1 a 18), Brivio (da 2 a 29), Paderno (da nessuno a 10) e Lomagna (da 1 a 8). Numericamente significativi Calolziocorte (da 14 a 55), Lecco (da 53 a 95), Casatenovo (da 12 a 30), Costa Masnaga (da 3 a 17), Olginate (da 4 a 16) e Missaglia (da 9 a 21). Dieci decessi in più a CivateGalbiateMonticello e Robbiate.

Forti incrementi anche nella provincia di LODI, la prima ad essere stata contagiata. Il capoluogo passa da 52 a 188 decessi, numeri importanti anche a Codogno (da 25 a 121), Castiglione d’Adda (da 6 a 55), Casalpusterlengo (da 19 a 58), Sant’Angelo Lodigiano (da 15 a 52), Maleo (da 6 a 37), San Rocco al Porto (da 5 a 24), Livraga (da 4 a 19), Borghetto (da 8 a 25), Lodi Vecchio (da 15 a 26). Alcuni comuni, da nessun caso, passano a 12 (Corno Giovine), 8 (Cavenago), 6 (Casaletto), 3 (Montanaso). In termini d’incremento percentuale spiccano Sordio (da 1 a 12), Mulazzano (da 2 a 15), Caselle Landi e Cervignano (da 2 a 14), Graffignana e Turano (da 1 a 7), Fombio (da 3 a 15), Castelnuovo Bocca d’Adda e Guardamiglio (da 3 a 14).

MANTOVA è passata da 69 a 109, Viadana da 22 a 84. I più rilevanti incrementi percentuali: Rivarolo (da 2 a 15), Casaloldo (da 1 a 7) e Schivenoglia (da 2 a 13).

MONZA è passata da 133 a 236 decessi, Vimercate da 31 a 80, Brugherio da 29 a 74, Lissone da 33 a 67, Nova Milanese da 25 a 46, Desio da 32 a 44, Villasanta da 17 a 43, Arcore da 19 a 38, Limbiate da 28 a 37, Agrate da 12 a 36, Concorezzo da 9 a 34, Cornate da 10 a 32, Bernareggio da 7 a 29, Meda da 17 a 26, Bellusco da 7 a 24, Busnago da 6 a 23, Varedo da 12 a 23. In termini percentuale primeggia Ornago (da 1 a 8), seguito da Rocco Briantino (da 2 a 8).

In provincia di PAVIA: da un decesso Zavattarello passa a 17, Ottobiano a 12, Breme a 11 e Cigognola a 9. Numericamente gli incrementi più sostenuti a Voghera (da 52 a 134), Mortara (da 18 a 69), Cassolnovo (da 13 a 44).

SONDRIO non presenta scostamenti (da 31 a 33), mentre Morbegno quasi raddoppia (da 18 a 35), percentualmente spicca Aprica (da 2 a 8).

Passando a VARESE, nel capoluogo da 77 a 131 decessi, numericamente rilevante l’incremento a Busto Arsizio (da 84 a 116)in percentuale spiccano Besnate (da 1 a 8) e Casciago (da 1 a 6).

TRENTINO-ALTO ADIGE

Trento – Castello del Buonconsiglio

TRENTO è passata, sempre dal 1 febbraio al 3 aprile, da 167 decessi medi negli ultimi cinque anni ai 226 di quest’anno, con picco di 41 tra il 28 marzo e il 3 aprile. Più della metà sono stati ultraottantacinquenni. Incrementi rilevanti ad Arco (da 22 a 55) e a Pergine Valsugana (da 20 a 46). In termini percentuali forti discrasie a Pinzolo e Storo (da 1 a 12), Borgo Chiese (da 1 a 11) e Pellizzano (da 1 a 9).

BOLZANO nello stesso periodo ha registrato 243 decessi (metà ultraottantacinquenni), contro i 185 medi degli ultimi cinque anni. Qui il picco s’è registrato prima, tra il 21 e il 27 marzo, con 46 morti. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l’incremento dei decessi a Trento è stato del 50% (un punto in meno rispetto alla settimana precedente) e a Bolzano del 62% (quattro punti in più).

VENETO

Venezia

VENEZIA ha registrato 593 morti dal 1 febbraio al 3 aprile rispetto ad una media di 662 degli ultimi cinque anni. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l’incremento dei decessi nel capoluogo è stato del 14%, tra i più bassi a livello nazionale e con due punti in meno rispetto alla settimana precedente (in controtendenza rispetto ad un Nord che continua complessivamente a crescere). Incrementi significativi a Mira (da 29 a 54) e San Donà di Piave (da 42 a 65). Percentualmente spiccano Stra (da 4 a 13) e Gruaro (da 2 a 6).

In provincia di BELLUNO la differenza più marcata a Cesiomaggiore (da 1 a 6), quindi Sospirolo (da 3 a 8) e Sedico (da 6 a 12).

PADOVA 462 decessi tra il 1 febbraio e il 3 aprile 2020 rispetto ai 479 medi degli ultimi tre anni. Incrementi significativi a Merlara (da 5 a 24), Campodarsego (da 4 a 18), Casalserugo (da 1 a 8) e Bagnoli di Sopra (da 1 a 6).

Incrementi non molto rilevanti in provincia di ROVIGO, in testa Ceneselli (da 1 a 6), Castelnovo Bariano (da 2 a 9), Arquà Polesine (da 2 a 6), Occhiobello (da 5 a 13), San Martino di Venezze (da 4 a 9).

In provincia di TREVISO, numericamente rilevanti gli scostamenti a Conegliano (da 36 a 66), Vittorio Veneto (da 30 a 55), Zero Branco (da 7 a 24), Casale sul Sile (da 10 a 23) e Valdobbiadene (da 7 a 17), Gorgo al Monticano (da 2 a 11) e Gaiarine (da 2 a 10).

VERONA si sono registrati 494 decessi rispetto alla media di 534 dei cinque anni precedenti. Il picco dei decessi – 79 – risulta anticipato rispetto ad altre zone, nella settimana dal 21 al 27 marzo 2020. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l’incremento dei decessi è stato del 40%, sette punti in più rispetto alla settimana precedente. Scarsi gli incrementi rilevanti: l’Istat indica San Pietro di Morubio (da 2 a 9), Belfiore e Pastrengo (da 1 a 4) e Albaredo d’Adige (da 2 a 8)

In termini numerici, in provincia di VICENZA, primeggiano Arzignano (da 21 a 40), Valdagno (da 24 a 40) e Schio (da 46 a 59). In percentuale spiccano Pedemonte (da 1 a 9), Villaverla (da 1 a 7), Noventa (da 2 a 13) e Cartigliano (da 1 a 5).

FRIULI-VENEZIA GIULIA

Trieste – Castello Miramare

Non si registrano rilevanti scostamenti in regione per numero di decessi nel periodo della pandemia e nella media degli anni scorsi, specie se rapportati alle altre regioni del Nord Italia.

I più rilevanti, in percentuale, a Corno di Rosazzo (da 1 a 5), Dignano (da 2 a 5), Zoppola (da 5 a 12), Romans d’Isonzo (da 3 a 7), San Giorgio di Nogaro (da 11 a 22).

EMILIA-ROMAGNA

Bologna

BOLOGNA città, secondo i dati Istat decessi in aumento del 22 per cento, da 472 a 576, forbice che più o meno si conferma con i dati estesi dal 1 gennaio al 4 aprile (da 1.323 a 1.392), anche perché a gennaio 2020 ci sono stati 47 morti in meno rispetto a gennaio 2019. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), l’incremento dei decessi sarebbe stato invece del 47%, sette punti in più rispetto alla settimana precedente. In provincia, l’incremento maggiore a Medicina (da 16 a 57), dichiarata zona rossa. Più che doppia la crescita a Pieve di Cento, da 7 a 15.

I discostamenti maggiori a PIACENZA, dove nel capoluogo si è passati da 121 a 495 decessi. Rilevante anche il dato di Fiorenzuola d’Arda, da 13 a 97. In termini percentuali: Cortemaggiore (da 1 a 17), Castelvetro (da 3 a 34), Gazzola (da 1 a 10), Sarmato (da 2 a 16), Monticelli d’Ongina (da 4 a 31), Vigolzone (da 2 a 15), Castell’Arquato (da 4 a 22).

A seguire PARMA, che passa da 213 a 563. Numericamente rilevanti gli incrementi a Fidenza (da 28 a 116), Salsomaggiore (da 26 a 86), Sissa Trecasali (da 7 a 58), Medesano (da 11 a 47) e Colorno, da 3 a 26, che primeggia con la percentuale d’incremento di 766,7%. Numero di decessi in forte crescita anche a Sala Baganza (da 5 a 27), Calestano (da 3 a 15), San Secondo (da 3 a 13) e Fornovo (da 5 a 21).

In provincia di REGGIO EMILIA: in testa Sant’Ilario d’Enza (da 7 a 40), poi Brescello (da 3 a 16), Ventasso (da 4 a 21), Boretto (da 3 a 15), Castellarano (da 6 a 25) e Poviglio (da 5 a 17).

MODENA passa da 225 a 292 decessi, Carpi da 74 a 120, Sassuolo da 36 a 70, Formigine da 38 a 66, Maranello da 14 a 40.

Per la provincia di FERRARA, l’incremento percentuale maggiore a Mesola (da 4 a 11), poi Bondeno (da 18 a 31) e Portomaggiore (da 13 a 20).

RAVENNA pochi scostamenti: Massa Lombarda da 7 a 13, Solarolo da 4 a 6.

CESENA passa da 109 a 135 decessi, 23,9% in più. In provincia: Sogliano al Rubicone (da 2 a 9), Castrocaro (da 3 a 8), Modigliana (da 5 a 11), Santa Sofia (da 4 a 10) e Sarsina (da 2 a 5).

Infine RIMINI: da 163 a 244, più 49,7%. Riccione passa da 41 a 69, Cattolica da 16 a 38, Bellaria-Igea Marina da 16 a 35, Coriano da 8 a 20, San Giovanni in Marignano da 9 a 13, Morciano da 4 a 10.

MARCHE

Ancona

In termini percentuali, l’incremento maggiore a Cupramontana, che passa da 1 a 15 decessi. Poi Mombaroccio (da 2 a 11), Sassocorvaro Auditore (da 3 a 14) e Gabicce Mare (da 3 a 13). Numericamente rilevanti gli incrementi a PESARO (da 108 a 344), Fano (da 59 a 125), Senigallia (da 43 a 79), Jesi (da 47 a 70), Mondolfo (da 11 a 33), San Severino (da 14 a 26), Montelabbate (da 3 a 16) e Montecassiano (da 9 a 15). Urbino passa da 22 a 33. Incrementi intorno al 50% a Tolentino (da 19 a 29), Porto Recanati (da 13 a 19), Castelraimondo e Folignano (da 7 a 10), Porto San Giorgio (da 16 a 24), Chiaravalle (da 18 a 26). Aumenti minori a Grottammare (da 13 a 17) e Recanati (da 26 a 36).

Sant’Elpidio a Mare ha lo stesso numero di decessi tra presente e passato (24), anche ad ANCONA non ci sono scostamenti con la media degli ultimi tre anni, poco sopra alle 200 unità.

TOSCANA

La cupola del Brunelleschi nel duomo di Firenze

La Toscana, salvo nell’area nord, presenta incrementi limitati nei numeri dei decessi tra quest’anno e gli anni precedenti. Le città con gli scostamenti maggiori sono CARRARA (da 60 a 109), MASSA (da 77 a 105) e PISTOIA (da 107 a 153), GROSSETO (da 88 a 105). Incrementi significativi a Pontemoli (da 9 a 40), Scandicci (da 52 a 76), Camaiore (da 37 a 57), Piombino (da 46 a 64), Greve in Chianti (da 9 a 23), Signa (da 14 a 28), Castiglion Fiorentino (da 7 a 21), Follonica (da 23 a 36), Bagno a Ripoli (da 27 a 39), Santa Croce sull’Arno (da 10 a 20), Impruneta (da 15 a 24), San Miniato (da 36 a 45), Mulazzo (da 3 a 12), Lamporecchio (da 4 a 13), Cascina (da 49 a 57), Aulla e Gavorrano (da 12 a 19), Buggiano (da 7 a 12), Sovicille (da 9 a 14).

In termini percentuali spiccano Pieve Fosciana (da 1 a 7), Castelnuovo di Val di Cecina (da 1 a 5), Capoliveri e Pieve Santo Stefano (da 3 a 9), Filattiera (da 2 a 6), Vaglia (da 5 a 11), Calci (da 4 a 10), Capraia e Limite (da 4 a 9), Capannoli (da 4 a 8), Casole d’Elsa (da 5 a 9), Monterotondo Marittimo (da 3 a 6), Castell’Azzara e Radda in Chianti (da 2 a 4).

FIRENZE in controtendenza: 679 decessi tra il 1 febbraio e il 3 aprile, contro numeri più alti negli anni precedenti.

UMBRIA

Perugia

Rispetto al Nord Italia, scarsi incrementi nei numeri di decessi nei comuni umbri.

PERUGIA registra 330 decessi dal 1 febbraio al 3 aprile 2020, rispetto alla media di 320 dei cinque anni precedenti. Anche TERNI è in linea.

In termini percentuali Attigliano triplica (da 1 a 3), Stroncone più che raddoppia (da 5 a 11), Valfabbrica raddoppia (da 3 a 6), Bastia Umbra quasi raddoppia (da 12 a 23). Altri incrementi a Gualdo Cattaneo (da 8 a 12), Foligno (da 63 a 74), Amelia (da 13 a 16). Stabile Città di Castello: si confermano 66 decessi.

LAZIO

Roma

I numeri dei decessi in epoca Covid-19 nei comuni del Lazio non registrano grandi variazioni rispetto agli anni scorsi.

In percentuale gli incrementi maggiori in Tuscia a Marta (da zero a 5) e Monte Romano (da 1 a 3), in Ciociaria, a Piedimonte San Germano (da 2 a 8), Casalvieri (da 1 a 4) e Serrone (da 2 a 6) e a Rignano Flaminio (da 6 a 10).

Numericamente spicca Civitavecchia (da 63 a 71, secondo l’Istat). Gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), indicano un incremento del 31% per la città tirrenica, ma con ben dieci punti in meno rispetto alla settimana precedente.

Rilevante crescita anche ad Acquapendente (da 6 a 13). Cassino passa da 33 a 38.Piccole crescite a Civita Castellana (da 13 a 17), Montalto di Castro e Norma (da 5 a 8) e Canino (da 5 a 7).

Riguardo ai capoluoghi, scarsi scostamenti per RIETIVITERBOLATINA e FROSINONE in calo rispetto alla media degli ultimi anni.

Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, aggiornati al 18 aprile, l’incremento dei decessi a ROMA sarebbe stato invece del 7%, un punto in più rispetto alla settimana precedente.

ABRUZZO

Un trabocco abruzzese

Non sono molti i comuni che in Abruzzo registrano incrementi nel numero dei decessi in epoca coronavirus rispetto allo stesso periodo degli scorsi anni.

In termini numerici: Lanciano (da 34 a 46), Città Sant’Angelo (da 18 a 26), Pianella (da 7 a 12) e Fossacesia (da 6 a 11).

In termini percentuali primeggiano Guardiagrele (da zero a 13), Gissi (da 1 a 6), Nereto (da 2 a 9), Lucoli (da 1 a 4), Raiano (da 2 a 7), Pescasseroli e Rosciano (da 1 a 3), Villa Celiera (da 2 a 5) e Tagliacozzo (da 5 a 12).

Raddoppia il dato di Bisenti (da 3 a 6), mentre Alanno e Civitella del Tronto passano da 5 a 8. Infine Magliano e San Benedetto dei Marsi, con incrementi di due decessi (da 3 a 5 e da 4 a 6).

Bellante conferma quota 12.

Nessun incremento di rilievo nei quattro capoluoghi di provincia.

MOLISE

Campobasso

Tre comuni registrano incrementi di decessi di un certo rilievo nel confronto tra il 2019 e il 2020: i centri molisani più coinvolti sono Agnone (da 8 a 14), Campomarino (da 2 a 7) e Trivento (da 3 a 8).

Stabili i dati di San Martino in Pensilis (quota 9) e Ururi (4).

Il numero dei decessi nel periodo Covid-19 a CAMPOBASSO e ISERNIA è più basso di quello dello scorso anno. La regione, in sostanza, non contribuisce in modo significativo allo scostamento nazionale tra i decessi ufficialmente riconosciuti come conseguenza del coronavirus e quelli non registrati coma tali.

CAMPANIA

Napoli

Non sono molti i comuni che in Campania registrano incrementi nel numero dei decessi in epoca coronavirus rispetto allo stesso periodo degli scorsi anni.

In termini percentuali spiccano Apollosa (da zero a 7) e San Lorenzo Maggiore (da zero a 5), Pietrelcina (da 1 a 6) e Pontelandolfo (da 1 a 4), tutti nel Sannio; Flumeri (da 1 a 5), Sperone (da 1 a 3), Guardia Lombardi (da 2 a 6), tutti in Irpinia; Padula (da 2 a 8) e Sant’Arsenio (da 3 a 8), nel salernitano.

Differenze numeriche maggiori a Lusciano (da 7 a 17), Atripalda (da 5 a 15), Sant’Antonio Abate (da 12 a 21), Pontecagnano Faiano (da 23 a 32), Gragnano (da 23 a 30), Serino (da 6 a 10), Teggiano (da 12 a 16).

Completano il quadro: Grumo Nevano (da 13 a 16), Sicignano degli Alburni (da 4 a 6) e Oliveto Citra (da 2 a 4).

PUGLIA

Castel del Monte

Non mancano, anche in Puglia, i comuni che incrementano il numero dei decessi nel periodo coronavirus rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, ma in termini generali non ci sono scostamenti marcati, specie rispetto al Nord Italia.

Numericamente gli incrementi maggiori a Foggia (da 159 a 180), San Severo (da 64 a 80), San Giovanni Rotondo (da 24 a 36) e Vico del Gargano (da 5 a 11); Monopoli (da 43 a 67), Palo del Colle (da 13 a 23), Capurso (da 13 a 24), Adelfia (da 15 a 21) e Bitetto (da 6 a 11); Ginosa (da 18 a 23), Avetrana (da 6 a 8), Maruggio (da 8 a 10) e Faggiano (da 6 a 7); Canosa (da 34 a 46) e Margherita di Savoia (da 10 a 16); Ceglie Messapica (da 20 a 35), Francavilla Fontana (da 35 a 42), Erchie (da 3 a 10), Carovigno (da 19 a 24), Torre Santa Susanna (da 11 a 12); Parabita (da 9 a 18), Castri di Lecce (da 2 a 9), Nardò (da 31 a 37), Gagliano del Capo (da 5 a 9), Castrignano de’ Greci (da 2 a 6), Supersano (da 2 a 5) e Zollino (da 1 a 4).

Nei capoluoghi di provincia non si registrano grandi incrementi numerici. Controversi i dati provvisori per BARI: i 592 deceduti dal 1 febbraio al 3 aprile 2020 sono più o meno in linea con il dato 2017 e 2018, ma con un calo di un’ottantina di unità rispetto al 2019; gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (aggiornati al 18 aprile), parlano invece di un incremento del 42%, un punto in meno rispetto alla settimana precedente.

BASILICATA

Potenza

Non ci sono rilevanti scostamenti per numero di decessi tra quest’anno e gli scorsi in Basilicata. In termini percentuali le differenze più marcate a Paterno (da 2 a 5), Ruoti e San Fele (da 3 a 7), Bella (da 5 a 8). A Grottole un deceduto in più. A Lavello si conferma la quota di 17, Irsina addirittura scende da 9 a 8.

Controverso il dato provvisorio sui decessi a POTENZA: 111 dal 1 febbraio al 3 aprile 2020 rispetto ad una media di poco superiore negli ultimi tre anni. Ma il Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1, parlano invece di un incremento del 29%

CALABRIA

La costa calabrese

La Calabria, tra le regioni meno colpite dal Covid-19, registra numeri di decessi nel periodo di maggiore presenza del virus generalmente in linea con quelli dello scorso anno. Discostamenti a Longobucco (da 3 a 9), San Calogero (da 4 a 9), Locri (da 11 a 15), Altomonte e Sellia Marina (da 3 a 7), Africo (da 2 a 6), Melicucco (da 4 a 7), Francavilla Marittima (da 3 a 6), Cerisano (da 1 a 4), San Marco Argentano (da 6 a 9), Motta San Giovanni (da 5 a 8), Dinami e Gerocarne (da 3 a 5), Casabona (da 2 a 4). Molti comuni hanno analoghi numeri presenti e passati, come Santa Maria del Cedro (da 7 a 7). Alcuni addirittura registrano molti meno decessi, come Spezzano Albanese (da 13 a 8).

Sia CATANZARO (142 decessi) sia REGGIO CALABRIA (321) evidenziano un calo di decessi rispetto allo scorso anno.

SICILIA

Palermo

La Sicilia, tra le regioni meno colpite dal coronavirus, registra numeri di decessi nelle settimane di maggiore presenza del virus generalmente in linea con quelli dello scorso anno. Non manca, però, qualche discostamento significativo.

A MESSINA 532 decessi dal 1 febbraio al 3 aprile 2020, una ventina in più rispetto al 2019 e al 2018, in linea con il 2017. Secondo gli ultimi dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera, gestito dal Dipartimento di Epidemiologia dalla Asl Roma 1 (che arrivano al 18 aprile), nella città si registra un incremento del 20%, con due punti in meno rispetto alla settimana precedente. In provincia, a Patti raddoppiano i decessi (da 11 a 22), così come a Ficarra (da 1 a 2). Rilevante incremento percentuale a Nizza di Sicilia (da zero a 7) e Montagnareale (da 1 a 6), ma anche a San Fratello (da 4 a 7) e Sant’Angelo di Brolo (da 7 a 10).

Anche in provincia di TRAPANI casi significativi: Erice passa da 25 a 45 decessi, Mazara del Vallo da 44 a 58, Pantelleria da 5 a 12, mentre Gibellina scende da 11 a 8.

In provincia di RAGUSA unici incrementi di rilievo ad Acate (da 5 a 9) e Santa Croce Camerina (da 4 a 11).

Incrementi percentuali significativi in provincia di ENNA ad Assoro (da 3 a 13) ed Agira (da 6 a 16); crescono i numeri anche a Nissoria (da 2 a 5) e Troina (da 13 a 15).

Casi isolati a Montallegro (da 4 a 7), in provincia di AGRIGENTO, e a Butera (da 3 a 7) in provincia di CALTANISSETTA.

Tre comuni in provincia di SIRACUSAMelilli (da 8 a 14), Priolo Gargallo (da 9 a 14) e Francofonte (da 11 a 16).

CATANIA, la provincia siciliana con più deceduti per Covid-19, vede però un decremento di morti in città nel periodo considerato (548 nel periodo considerato rispetto agli oltre 600 degli anni scorsi). In provincia gli incrementi più significativi a Vizzini (da 5 a 11) e San Gregorio (da 12 a 14).

Calo di decessi anche a PALERMO: 1.237 tra il 1 febbraio e il 3 aprile 2020, un centinaio in più rispetto alla media degli ultimi anni. Incrementi percentualmente più rilevanti a Palazzo Adriano (da 2 a 6), Cerda (da 3 a 8) e Contessa Entellina (da 5 a 8). stesso numero di decessi a Castelbuono (quota 10) e Castellana (6).

SARDEGNA

Cagliari

La Sardegna, tra le regioni meno colpite dal coronavirus, registra numeri di decessi nelle settimane di maggiore presenza del virus generalmente in linea con quelli dello scorso anno. Non manca, però, qualche discostamento significativo.

In termini percentuali scostamenti significativi a Monastir (da 1 a 10), Villaputzu (da 1 a 8), Galtellì (da 1 a 5), Siurgus Donigala e Sorgono (da 1 a 4), Pabillonis (da 2 a 8).

Triplo l’incremento di Burcei (da 2 a 6), Florinas e Santa Giusta (da 1 a 3).

Più che doppio il dato di Vallermosa (da 2 a 5), Ossi (da 5 a 12), Calangianus (da 4 a 9) e Jerzu (da 3 a 7),

Casi doppi a Monti e Uri (da 2 a 4), Thiesi (da 3 a 6) e San Gavino Monreale (da 7 a 14).

Completano il quadro: Cabras (da 9 a 14), Cuglieri (da 4 a 7), Dolianova (da 6 a 10), Oliena (da 9 a 13), Padru (da 4 a 7), Porto Torres (da 24 a 28), Sanluri (da 6 a 21), Sant’Antioco (da 5 a 14), Sestu (da 13 a 19), Settimo San Pietro (da 5 a 8) e Sinnai (da 11 a 15).

Incrementi anche a NUORO (da 34 a 42) e ORISTANO (da 32 a 43), mentre CAGLIARI vede decrescere i decessi.

Indagine originaria: cliccare QUI.