Il valore etico delle “artigiane” dell’Appio

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donne-lavoratrici-640borseIl fascino dell’artigianato, della manualità, del contributo al miglioramento della vita sociale attraverso la condivisione del lavoro. Alcune giovani mamme dell’Appio, emulando un po’ le corporazioni medievali, hanno riscoperto l’antica pratica artigianale realizzando, con passione ed entusiasmo, una serie di borse di corda e non solo che potrebbero presto diventare un trendy modaiolo per i nostri quartieri e un vero e proprio emblema del patrimonio artistico-professionale del nostro Paese.

Queste dinamiche signore riescono, con la propria abilità e con la loro propensione alla fantasia, a restituire una forma armonica all’idea di bellezza. Grazie al proprio impegno, alla volontà ferrea, all’occhio, alla pratica stanno restituendo – in tempi di recessione economica, di disfacimento culturale e di visione smodatamente materialista dell’esistenza – un valore alla creazione artistica attraverso la perfezione stilistica del loro lavoro, con risvolti anche spirituali e trascendenti grazie all’emozione per il prodotto finito.

Il loro contributo alla tradizione delle arti e dei mestieri è davvero immenso, così come la loro affermazione di un’unicità in grado di sconfiggere la spinta all’omologazione produttiva, industriale e distributiva, attraverso la grande distribuzione organizzata e i freddi centri commerciali. La loro straordinaria e incomparabile “tecnica” spiazza, quindi, il logorato sistema di vita e di scadimento del mondo moderno, materialista e utilitarista: è un richiamo valoriale che, in questi tempi, diventa spinta anche morale al cambiamento.

Il loro operato, rievocando le intuizioni di un grande sociologico come Pitirim Sorokin, richiama indubbiamente quel legame tra artigianato e antica cultura rurale imbevuta di coesione e di solidarietà nelle relazioni sociali, in opposizione all’individualismo dei nostri tempi.

Le borse di queste intraprendenti signore rappresentano, inoltre, un elemento di riscatto nella dignità del lavoro, una risposta etica ai cicli produttivi dell’estremo Oriente, caratterizzati anche dalla piaga del lavoro minorile. Queste preziose produzioni rappresentano quindi un capitale non soltanto economico, ma soprattutto sociale.