Il confronto tra “AppiOH” e il consigliere Stefàno

Enrico Stefàno

Un contraddittorio civile, come dovrebbe essere sempre, tra posizioni differenti che restano tali. E’ quello tra “AppiOH” e il consigliere Enrico Stefàno, uno dei “registi” della rivoluzione della mobilità a San Giovanni. Sul tappeto i cambiamenti della viabilità nella zona tra via La Spezia e via Taranto, trasformazioni delle abitudini quotidiane per tanti cittadini a fronte non proprio di un miglioramento, semmai di un disorientamento per i tanti anziani del quartiere: si pensi solo all’allungamento di tutte le attese semaforiche in zona, alla crescita dei flussi veicolari in via Taranto e via Monza, alla cancellazione dell’attraversamento semaforico pedonale in via La Spezia. Ma non va meglio ai tanti automobilisti, vittime di una sorta di luddismo ideologico da parte di qualche esponente grillino o ex tale, con rilevanti tagli di parcheggi, nuovi divieti di svolta, crollo generale della sicurezza.

Ovviamente Stefàno resta fermo nelle sue posizioni, sostanzialmente difendendo il progetto come un “riequilibrio” dei flussi veicolari tra via La Spezia e via Taranto e la collocazione del segmento finale di due piste ciclabili, una proveniente dalla Tuscolana (su via Taranto da piazza Casalmaggiore) e l’altra dalla Prenestina (su via La Spezia, da piazza Lodi). In realtà quel flusso di veicoli, incanalato, è notevolmente aumentato, con tutta una serie di disservizi collegati, dal taglio dei parcheggi all’inquinamento acustico – specie di notte – alla pericolosità (infatti incidenti in aumento).

In termini generali, la contestazione del progetto inizia proprio dalla sua logica: avrebbe dovuto apportare un miglioramento della vivibilità e della sostenibilità ambientale – così era stato presentato dalla sindaca Raggi – mentre è andato proprio nella direzione opposta. Un progetto “coraggioso” avrebbe potuto convogliare tutto il flusso della tangenziale – cercando di ridurlo all’origine – nel tratto finale di viale Castrense, quasi privo di abitazioni, spingendolo fino a San Giovanni. Così via La Spezia si sarebbe svuotata di veicoli e qui si sarebbero potute creare aree verdi, ad esempio davanti alla scuola elementare “Carducci” o alla biblioteca “Mandela”. E tra nuovi giardini e la collocazione di singoli alberi (tra l’altro nemmeno avvenuta) c’è differenza.

Ciò che la “rivoluzione” ha prodotto è la trasformazione di tre strade in una sorta di autostrade – via Taranto, via Monza addirittura a quattro corsie e via La Spezia. E la situazione peggiorerà quando sarà pedonalizzata viale Castrense: “ciliegina sulla torta” a chiusura del progetto: siamo pronti a scommettere che con il tempo diventerà il “budello” più degradato e pericoloso del quartiere. Tra le novità, a causa dell’aumento dei sensi unici, anche la difficoltà di accedere in alcune vie (ad esempio in via Rimini), ma anche di fuoriuscire in sicurezza da alcune autorimesse (in via Matera o in via Isernia). Altre polemiche riguardano la corsia dei bus in via La Spezia, contestata in particolare dai genitori della scuola elementare “Carducci” perché i mezzi sfrecciano a pochi metri dai bambini all’entrata e all’uscita da scuola.

Dito puntato anche sulle due piste ciclabili, “colpevoli” della riduzione delle carreggiate: ben vengano le strade per le due ruote, ma sarebbe stato sufficiente farne una sola su via La Spezia, tagliando il marciapiede largo cinque metri, e convogliando le bici della Tuscolana da piazza Casalmaggiore su via Orvieto, già parzialmente pedonalizzata, e quindi su via La Spezia.

Stefàno concorda con noi sulle critiche per la mancanza della componente “sostenibilità” nel progetto, ma spiega che questo aspetto non dipende dal suo ruolo, ma dall’Ufficio giardini. D’accordo, ma un’iniziativa del genere, che impatta su una delle aree più strategiche per la mobilità dell’intera città, avrebbe dovuto garantire il massimo coordinamento tra gli uffici comunali. Anche perché qui non si tratta solo di ricollocare qualche albero (purtroppo ne sono stati sacrificati molti, si pensi a via Pozzuoli e via La Spezia, solo per fare qualche esempio); l’occasione per una rilettura sostenibile del post cantiere della metro C, già fortemente impattante con tutte le costruzioni di superficie, dagli sfiatatoi agli ascensori, è purtroppo svanita.

C’è di più: questo già complicato quadrante rischia di subire un ulteriore impatto negativo a fronte di due notizie dei giorni scorsi: la colata di cemento nella zona della stazione Tuscolana (nell’area delle ferrovie, dove ci sono vecchi capannoni della logistica, sorgeranno ulteriori e numerosi appartamenti) e l’acquisto da parte di Amazon dell’ex rimessa Tuscolana in piazza Ragusa.

Qui l’intervento del consigliere Enrico Stefàno in risposta ad “AppiOH”: https://fb.watch/73x8h7Y_Bg/