ELEZIONI / Il “trono” consegnato dalle periferie

Periferia

Raggi X. Questo il commento ironico della matita di Vauro sul Fatto quotidiano, laddove i “raggi” polverizzano il vecchio corso di questa città. Perché, questo il punto, il voto di domenica è frutto di una netta contrapposizione tra coloro che per anni – in modo anche consociativo – ha gestito questa città e coloro che ne sono rimasti esclusi, se non vittime.

Il dato che va messo in evidenza, in questa tornata elettorale, è proprio la netta spaccatura tra il centro della città – compatto nel riconfermare l’establishment di centrosinistra (vedi affermazioni nel centro storico, ai Parioli, a piazza Bologna, zone tradizionalmente di centrodestra) – e le periferie, che hanno premiato in massa i Cinquestelle. Qui sta, in modo visibile, quella frattura.

A Roma, com’è noto, la discrasia tra queste due realtà è particolarmente marcata. Il centro storico è tra i più belli del mondo. Le periferie sono frutto di una speculazione edilizia che dal dopoguerra – con più o meno gli stessi protagonisti – ha sistematicamente saccheggiato questa città, creando dei veri e propri “mostri urbanistici”, spesso senza servizi di base, quasi sempre complicati e conflittuali. Questi territori sono stati dimenticati dalla politica, disertati, spesso volutamente evitati. Manca la presenza dello Stato, ma anche il suo ruolo di mediazione. Talvolta questi luoghi sono persino sconosciuti, come nel caso del sindaco Marino, il “marziano” scollegato con tante componenti della città. Qui, nelle periferie, nel dilagante disagio abitativo e sociale, non c’è stata la minima volontà di favorire un senso di comunità, di recuperare un rapporto tra amministratori e cittadini, di promuovere progetti di rigenerazione urbana. Queste zone sono ormai caratterizzata per una cronica e dilagante mancanza di lavoro a cui sopperisce in parte un’economia illegale, fatta soprattutto di furti e di spaccio della droga. Con conseguenze di degrado fisico anche per l’ambiente, causa ad esempio la distruzione di lampioni pubblici per eliminare le luci o l’apposizione di cancelli per proteggere “forzieri” della droga. L’abbandono scolastico è crescente. Le occupazioni sono all’ordine del giorno. A ciò si somma il degrado fisico dei luoghi, la carenza di spazi verdi e di aree di aggregazione. Un tempo si parlava di “ghettizzazione”.

Al di là di queste immagini ormai stereotipate, ci sono però realtà sociali che non hanno smesso di combattere per individuare potenzialità e valorizzare le risorse, ad esempio quelle sportive o culturali, in particolari musicali e artistiche. Cittadini che, tra mille difficoltà e sacrifici, si autorganizzano, con tutto ciò che comporta in termini di mancanza di fondi e di approssimazione. Piccole conquiste, come l’impeccabile gestione comune di un’area verde o il lancio di piccole biblioteche, diventano miracoli.