I pastori nomadi del Tibet salutano gli alpinisti usando il termine “Kalipè” per augurare “buon cammino”. Questa affascinante parola – “Kalipè”, appunto – è stata genialmente utilizzata a Roma per un posto magico, un laboratorio permanente, un coworking, una casa per idee.
All’interno degli spazi di una ex carrozzeria in via Taranto 96/a si incontrano e si contaminano due percorsi: uno legato al mondo del libro e al linguaggio delle immagini, l’altro all’architettura e all’autocostruzione. Il laboratorio organizza inoltre workshop e corsi di formazione per condividere esperienze, tecniche e pratiche artistiche.
Cosa ha fatto finora, ad esempio, “Kalipè”?
Ha promosso soprattutto workshop intelligenti e quindi interessanti. Come quello sulla costruzione di un “tetto reciproco” approfondendo, sotto la guida esperta di Biagio Di Carlo, il mondo delle strutture reciproche e geodetiche. Geniale anche “Libri finti clandestini”, un utile esperimento nell’ambito del riciclo: realizzare libri con carta trovata in giro. Lo scopo del collettivo è stato quello di realizzare veri e propri libri (sketchbook, taccuini, diari di viaggio, “libri oggetto”…) usando solamente “carta trovata in giro”, quella che la gente considera spazzatura: scarti di tipografie, prove di stampa e carte di avviamento, sacchetti della spesa, poster, buste, sacchetti del pane, carta da parati. Ingegnoso, no?
Poi, ancora, laboratori per progettare idee (con Oscar Sabini), per approfondire la conoscenza del collage, per esplorare le varie tecniche costruttive con il bambù (naturale, resistente e flessibile). Quindi un workshop di avvicinamento al Vjing, quindi rivolto a tutti coloro con voglia di sperimentare un nuovo metodo di utilizzo delle tecnologie audio-visive legate alla video arte e all’entertainment e a videomakers, registi teatrali, tecnici luci, dj, musicisti che vogliono integrare con immagini le loro performances live.
Insomma, tutto molto brillante e certamente da approfondire. Via Taranto, civico 96/a. Curiosi?
