Eccellenze del quartiere: il palazzo delle poste in via Taranto (1933)

ViaTarantoIl lotto destinato alla costruzione del palazzo delle poste di via Taranto è di forma irregolare e di dimensioni ridotte, perciò la planimetria ricalca esattamente quella del lotto, per occuparne l’intera area, ma questo non impedì a Giuseppe Samonà di progettare un’architettura che rispettasse tutti gli schemi funzionali, previsti per assolvere alle diverse necessità dell’edificio.
Il palazzo delle Poste si allinea sui fronti delle tre vie divergenti (Taranto, La Spezia e Pozzuoli) e risulta composto da più elementi:
– corpo angolare – con il salone per il pubblico al pianterreno e gli uffici al primo piano – che si snoda lungo via Taranto e via Pozzuoli in due ali simmetriche, convergenti nella facciata d’angolo;
– il blocco a forma di parallelepipedo su via La Spezia, che comprende il «Servizio pacchi» e, superiormente, il salone a doppia altezza degli apparati telegrafici;
– il padiglione di un solo piano all’interno del lotto per lo smistamento della posta e per i portalettere.
L’efficacia di questa articolazione per blocchi, nata per rispondere alla forma casuale e difficile del lotto, trova conferma nelle precise corrispondenze tra l’organizzazione spaziale semplice e il funzionamento complesso dell’ufficio postale.
L’autonomia dei principali volumi consente l’indipendenza dei diversi ingressi:
– il pubblico accede ai servizi postali e telegrafici da via Taranto, al «Servizio pacchi» da via La Spezia;
– il personale e le merci accedono attraverso la via privata ricavata all’interno del lotto.
La disposizione a settore circolare di una parte dell’edificio, che nasce dalla forma d’angolo determinata dall’incontro tra via Taranto e via Pozzuoli, permette all’architetto di sviluppare lo spazio, destinato al pubblico, in due lunghe ali, che consentono agli utenti così numerosi nel quartiere Appio, di poter facilmente distribuirsi ai diversi sportelli.
La zona destinata agli impiegati è giustamente collocata in uno spazio baricentrico fra quello destinato al pubblico (più periferico) e quello (più interno) dei «Servizi Corrispondenze» (piano terreno) e degli uffici (piano superiore).
La realizzazione dell’edificio ebbe inizio il 10 ottobre 1933, ma procedette con lentezza a causa delle difficoltà incontrate nella posa delle fondamenta.
Nel luglio 1934 la costruzione della struttura portante delle pareti era ultimata.
I prospetti evidenziano elementi classici nelle due, facciate su via Taranto e su via Pozzuoli, che conferiscono all’edificio il carattere civico del palazzo, mentre il fronte su via La Spezia esprime il carattere industriale di questo lato della costruzione.
L’impianto compositivo delle due facciate si basa sulla distinzione tra galleria per il pubblico, trattata in maniera unitaria, e uffici ai piani superiori, concepiti quali elementi seriali ripetuti e ritmati dalle finestre.«Lo scalone – scrive G.Samonà – presenta nel prospetto la sua lunga finestratura verticale, che si oppone al ritmo breve di tutti gli elementi del fronte».
La facciata su via La Spezia è impaginata sull’asse centrale del portone di ingresso, affiancato dalle finestre aritmicamente sovrapposte, che suggeriscono con la loro verticalità, il carattere di «officina» pensato sin dall’inizio dal progettista, per dare una soluzione differenziata a questo prospetto.
Le finestre sovrastanti, coassiali con quelle del pian terreno, alte e strette, accentuano il verticalismo della composizione della facciata su via La Spezia.
I lavori relativi al rivestimento esterno vennero iniziati nel gennaio del 1935 e conclusi in agosto. Furono, quindi, assegnati gli appalti per reperire il travertino che doveva ricoprire le facciate e i diversi marmi destinati ai pilastri interni ed esterni del salone, al basamento e alla scala interna.
Nelle parti sporgenti il rivestimento è in lastre di travertino di Tivoli, nelle parti a filo – abbandonata la soluzione prevista nel progetto di stendere un intonaco «di Terranova» – viene utilizzato un rivestimento in lastre di klinker.
Nel prospetto su via Taranto la parete risulta rivestita da otto fasce di lastre rettangolari nella parte superiore – destinata ad uffici – e chiusa, a livello inferiore,dalla vetrata arretrata, intervallata dai piedritti resi più snelli dal rivestimento scuro, per il quale G.Samonà aveva previsto l’uso di marmo «Verde Oliva» di Val d’Adige, ma a causa della difficoltà di reperimento venne alla fine utilizzato lo Gneiss di Samolaco.
Nella facciata su via La Spezia il rivestimento in travertino si riduce alle incorniciature del basamento, del cornicione, degli stipiti e degli architravi del portale di ingresso, mentre tutta la parete è risolta con una muratura mantenuta a filo con lo scheletro portante.
Non sono comunque le facciate il prodotto più originale della progettazione di G.Samonà, bensì il salone pubblico: uno dei più eleganti del periodo, oggi purtroppo completamente modificato.
Il pavimento e la parete di fondo (opposta alla vetrata) sono rivestiti di marmo di Carrara: le lastre disposte a terra in ampi rettangoli, sulla parete formano una trama geometrica, intersecata dal libero gioco delle venature.
Il soffitto è tinteggiato con vernice «Arsonia» di colore verde-mare. Nello spazio interno, che tali superfici delimitano, sono immersi «come oggetti isolati» gli essenziali elementi strutturali e funzionali:
– i pilastri rivestiti di marmo nero Col di Lana, che separano la gelleria del pubblico dalla zona degli impiegati;
– l’ininterrotto bancone della sportelleria, con il piano orizzontale rivestito di linoleum nero rigato e con il piano verticale rivestito di linoleum verde chiaro;
– la parete curva, a schermare la sala di scrittura, che Samonà avrebbe voluto rivestita in marmo nero, oppure dal costosissimo vetro nero «Fontanit» e che fu invece finita con speciale intonaco e verniciatura alla nitrocellulosa;
– la serie delle grandi lampade a sfera sospese.
Agli estremi dei due bracci della galleria si attestano le due scale principali. I pianerottoli sono rivestiti con lastre e masselli di marmo di Carrara. Le pareti sono tinteggiate di giallo limone. Il parapetto è realizzato con tubi verticali di acciaio.
Tratto da una ricerca degli studenti del liceo Russell di Roma.