Il dramma del “Santa Maria”: in viale Manzoni è sconfitta la vita

SantaMariaC’è incredulità e sgomento in viale Manzoni.  Sensazioni che si rinnovano, non meno intense, anche altrove di fronte ad una vicenda atroce. La morte, molto probabilmente per suicidio, di un alunno di 13 anni caduto o che si sarebbe lanciato dalla tromba delle scale al secondo piano dell’istituto Santa Maria, è una notizia che invita a fermarsi. A riflettere. Come forse si fa troppo poco ai giorni d’oggi, schiavi per lo più di dita che compulsivamente animano continuamente e superficialmente le tante tastiere a disposizione.

Viene naturale calarsi – con la mente – in quell’età adolescenziale che sembra così spensierata e lontana dall’autoconsapevolezza ed invece probabilmente richiede il doppio degli sforzi da parte di un qualsiasi interlocutore o educatore. Il tempo, oggi così banalizzato e atomizzato, torna ad essere elemento prezioso, necessario, indispensabile, per essere condiviso con il prossimo. Non una scelta, ma una legge fondante del genere umano. Tanto più con un acerbo bambino di 13 anni, di cui resta un amaro e in fondo generico “saluto a tutti”.

Tutto ciò avviene in una delle più prestigiose scuole romane, quell’Istituto Santa Maria di viale Manzoni che ha formato generazioni di professionisti dal lontano 1889, anno della sua fondazione su volontà nientemeno di un Papa, Leone XIII. Un’istituzione emblematica dell’educazione perché “intesa come formazione dei giovani alla vita”, come recita la presentazione della scuola. Una frase profetica: mai come di questi tempi la scuola non dovrebbe preparare al lavoro – come si sente ripetere troppo spesso con rigoroso e inutile pragmatismo – ma a vivere nel migliore dei modi la vita. Al 13enne, al di là dei colposi “mandanti”, purtroppo non è stato permesso.