Dad o non Dad a gennaio? Il confronto è acceso

C’è chi sostiene che le scuole superiori debbano comunque essere riaperte dopo le vacanze natalizie perché il rischio è un deficit di apprendimento per i ragazzi. E chi, al contrario, ritiene che sia preferibile proseguire con la didattica a distanza per qualche altra settimana, che comunque è scuola, sia per prevenire o attenuare un’eventuale terza ondata che appesantirebbe il già gravissimo bilancio di decessi per Covid di questo 2020 sia per aiutare la campagna vaccinale.

Persino il dualismo tra “Dad” e “scuola in presenza” è quindi divisivo in questo Paese di guelfi e ghibellini.

I fautori della didattica a distanza ricordano il disastro della “scuola in presenza” in tempo di pandemia, soprattutto ad ottobre e novembre, con la discontinuità causata dalle frequenti quarantene di docenti e studenti e le ansie da contagio che legittimamente accompagnano il lavoro di molti insegnanti, ma anche l’esistenza di molti genitori. Inoltre i pro-Dad richiamano i numerosi studi che attestano la crescita dei contagi provocata dalla mobilità dei quasi nove milioni di studenti (mezzi pubblici, assembramenti davanti a scuola, ecc.), specie nel nostro disorganizzato Paese. Meglio, insomma, qualche altra settimana con gli studenti a casa per non rischiare ulteriori drammi.

Sull’altro fronte, però, coloro che vogliono il rientro fisico in classe sbandierano studi sulla demotivazione dei ragazzi davanti ad un computer e sui rischi per la preparazione e l’occupazione futura dei ragazzi. Una lettera aperta, in proposito, è stata pubblicata dal Corriere della Sera nei giorni scorsi, firmata da 12 dottoresse, per lo più milanesi e toscane (Anna Rubartelli, Paola Romagnani, Giulia Casorati, Anna Mondino, Michela Matteoli, Maria Rescigno, Michaela Luconi, Rossella Marcucci, Valeria Poli, Barbara Bottazzi, Lucia Altucci e Francesca Fallarino). “Questi dati ci consentono di ribadire che la scuola di per sé non è un fattore di diffusione dell’epidemia, mentre lo è l’ambiente extrascolastico – scrivono.

Di tutt’altro avviso l’Unsic che ha redatto un approfondito dossier in materia (consultabile QUI) e ha lanciato una petizione – finora oltre 3.700 le adesioni – per proseguire con la didattica a distanza dopo il 7 gennaio alle scuole superiori (per visionare la petizione cliccare QUI).

Chi ha ragione?

Probabilmente entrambi gli schieramenti. Non c’è dubbio che la scuola non in presenza privi i ragazzi del valore dell’aggregazione e della socialità. È altrettanto vero, però, che utilizzare le nuove tecnologie per qualche settimana, specie per uno scopo nobile come quello di salvare le vite dei nonni (e di non solo loro), non può essere vissuto come un dramma epocale, perché purtroppo stiamo vivendo una fase straordinaria che ci sta sottraendo – volenti o nolenti – la possibilità di operare molte scelte.