Città resilienti, ora c’è un libro

ResilienzaLa resilienza è “la velocità con cui una comunità, un sistema ecologico o socio-economico ritornano al loro stato iniziale – e lo fanno innovandosi – dopo essere stati sottoposti a uno shock, causato da eventi naturali o da attività antropiche” scrive Piero Pelizzaro, co-autore del libro “La città resiliente”, nel “Manifesto per un nuovo immaginario resiliente” che apre il volume.

L’arte di adattarsi al cambiamento (climatico) è il tema centrale di questo libro che racconta le 100 “città resilienti”: da Barcellona a Rotterdam, passando per Milano, illustrando le strategie e le azioni per ridurre gli effetti negativi degli eventi estremi. Perché la sfida del futuro sostenibile dev’essere vinta città per città, laddove – purtroppo – Roma (benché inserita nella rete delle Resilient City) accusa gravi ritardi.

Un tema di estrema attualità dal momento che lunedì 7 novembre inizia a Marrakech la COP22, la Conferenza dei Paesi Onu sugli effetti del riscaldamento globale. Si parlerà di lotta ai cambiamenti climatici, e di come implementare l’Accordo di Parigi, in vigore dal 4 novembre.

Proprio alcuni esempi e strategie di queste tematiche sono raccolte nel libro “La città resiliente”, disponibile sul sito di Altreconomia e in libreria dal 24 novembre, un viaggio tra le città che hanno già messo in atto azioni concrete contro l’impatto territoriale del climate change.

Sono un centinaio le città resilienti in tutto il mondo e otto le metropoli che fanno parte della rete delle Resilient City: Barcellona, New York City, Londra, Singapore, Madrid, Bangkok e anche le italiane Roma a Milano.

Barcellona è la prima “città resiliente”: a partire dagli anni Novanta si sono costruite 15 cisterne sotterranee in grado di immagazzinare fino a 500mila metri cubi d’acqua, per evitare gli allegamenti. Uragani e inondazioni sono uno dei “motori” dei piani di adattamento, come dimostrano anche gli esempi di New Orleans, che – dopo i terribili eventi 2005- sta lavorando a un grande piano di gestione delle risorse idriche, Copenhagen, Rotterdam e Boston.

Un capitolo del libro è dedicato all’Italia. Milano, ad esempio, dimostra di fare “innovazione resiliente” con la congestion charge collegata all’Area C, un esempio unico in Europa i cui risultati sono misurabili: dal 2012, meno 29,2% di traffico all’interno della cerchia dei bastioni, meno 18% per le emissioni di Pm10 e meno 35% per quelle di CO2.

Esempi di resilienza si trovano anche a Roma, a Bologna e a Torino, dove nell’ambito del progetto di riqualificazione delle fonderie Ozanam – un’ex fabbrica, oggi di proprietà comunale – è stata realizzata una copertura pensile di 300 metri quadrati destinati a orto, capaci di produrre frutta e verdura per un’attività di ristorazione apertura nei locali sottostanti.

Il libro ospita contributi ed interventi di Stefano Caserini, titolare del corso Mitigazione dei cambiamenti climatici del Politecnico di Milano, Alessandro Coppola, già Chief Resilience Officer del Comune di Roma, Paolo Pileri, professore associato di Pianificazione territoriale del Politecnico di Milano, Cristina Tajani, assessore allo Sviluppo economico del Comune di Milano

Gli autori sono Pietro Mezzi, architetto e giornalista, ricercatore e consulente nei settori dell’ambiente e delle costruzioni, da anni impegnato in battaglie civili, ambientali e per la legalità e Piero Pelizzaro, esperto di resilienza e di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, di cui si occupa come formatore e consulente per enti pubblici e privati.

Il libro: “La città resiliente. Strategie e azioni di resilienza urbana in Italia e nel mondo”, 144 pagine, 12 euro.