Ebbene, Berardi – dotato sempre di una forte passione civile mista a buon senso – era nettamente contrario alla chiusura di viale Castrense (come dimostra il suo progetto) e aveva offerto delle originali soluzioni che potrebbero essere prese in seria considerazione dagli attuali responsabili dell’urbanistica, specie dopo che la soluzione oggi adottata sta scontentando numerose persone.
Il progetto di Berardi, che “Appioh” riporta dettagliatamente in quanto ci fu consegnato da lui stesso, spicca ancora oggi per una scelta coraggiosa e intelligente: creare un giardino proprio davanti alla biblioteca “Mandela” di via La Spezia (ex biblioteca “Appia”), a disposizione sia dei numerosi utenti della biblioteca sia degli studenti del Russell e della Carducci. Insomma, niente amare diatribe per pochi centimetri in più di marciapiede, per una pista ciclabile che porterebbe al nulla, per qualche povero albero in più distribuito sulla caotica e inquinatissima via La Spezia o per un parcheggio, in una sorta di mercato del “do ut des”, ma un serio intervento a favore della bellezza, della qualità della vita, della salute pubblica, dell’aggregazione, della città partecipata.
Attenzione, però: l’architetto Berardi era favorevolissimo al Parco Lineare che ha il suo embrione in Porta Metronia e in Porta San Sebastiano, ma era consapevole che nel nodo di viale Castrense sarebbe stato necessario non congestionare la città per la pretestuosa chiusura di una strada.
Berardi, che univa l’esperienza sapiente di architetto con quella di funzionario pubblico di rara sensibilità, aveva una visione estremamente pragmatica delle cose, mirata a coniugare per la città il valore della salvaguardia, quello dell’estetica e quello della funzionalità. I suoi numerosi progetti, caratterizzati da un efficace mix di razionalità e di creatività, andrebbero certamente riuniti, rivalutati e analizzati in una logica di contesto per il bene del quartiere e della città. Le sue storiche battaglie, ad esempio contro gli scellerati piani-casa ma anche contro le tante ambiguità progettuali della metropolitana C, non sono mai rientrate in logiche di critica sterile ma estremamente costruttiva, trovando come contrappunto la propria ricca fase progettuale.
Le sue idee per salvare gli alberi, il suo progetto per rivalutare (giustamente) quel degradato spazio davanti al gioiello di Porta Asinaria, il suo rigore sulla riqualificazione del territorio ci mancano tanto di fronte a progetti improvvisati e pregni di idealismo che vedono i nuovi amministratori spegnere le speranze dei tanti romani che, votandoli, hanno riposto in loro la fiducia.
Sostenere la proposta della chiusura di viale Castrense firmata da parte di giovani architetti estranei al quartiere o di amministratori che abitano a Cinecittà est e in altre zone, equivale a calare dall’altro una soluzione che i cittadini della zona non vogliono assolutamente perché viale Castrense, se chiusa, potrebbe fare la fine di piazza Vittorio, se non peggio !
Ecco perché sarebbe utile riprendere in mano il progetto di un professionista realmente appassionato della zona come Brunello Berardi.