ANALISI / L’importanza della biodiversità (anche urbana)

biodiversitàIl 24 giugno 2012, presso la stazione di ricerca “Charles Darwin” situata nel Parco nazionale delle Galapagos, fu ritrovato il corpo senza vita di George, ultimo esemplare di Geochelone abingdoni o tartaruga dell’isola Pinta. Quel giorno il mondo apprese in tempo reale la notizia dell’estinzione di una specie, comunicata da numerosi giornali, siti, pagine social… La morte di George fu un caso straordinario.

Se storicamente le estinzioni sono sempre avvenute, sono due gli elementi peculiari del nostro tempo: la velocità con cui le specie si estinguono e la causa di queste estinzioni. Il biologo Edward O. Wilson, nel 1992, arrivò a determinare che le estinzioni riguardassero 27mila varietà vegetali e specie animali all’anno, 72 al giorno. Quanto alla causa, sempre più spesso le specie soccombono per via dell’azione di un uomo che disbosca, che trasforma le foreste in pascoli, che consuma in modo indiscriminato, che inquina. O che, sempre più spesso, smette di coltivare una varietà o di allevare una razza, perché si sono rivelate poco redditizie su un mercato sempre più orientato a massimizzare le rese per ettaro e a concentrarsi sulle stesse varietà e razze.

Il tema delle estinzioni non riguarda soltanto le specie selvatiche, ma anche le piante e le razze animali selezionate dall’uomo. L’agricoltura e la produzione del cibo sono allo stesso tempo, i principali responsabili e le prime vittime della perdita di biodiversità. In soli 70 anni il sistema industriale applicato alla terra e all’allevamento animale ha cancellato un terzo delle razze animali domestiche e il 75 per cento delle varietà vegetali selezionate dai contadini in 10mila anni di storia dell’agricoltura. Monoculture, fertilizzanti chimici, pesticidi, allevamenti industriali sono i protagonisti di un’agricoltura che fa male all’ambiente e alla nostra salute. Per arginare questa vera e propria estinzione di massa, bisogna intervenire, con progetti concreti che sostengano l’agricoltura di piccola scala e difendano la biodiversità.

Tutto ciò può essere messo in pratica anche in città, nella nostra città, dove si moltiplicano risposte in termini di autoproduzione: grazie alle nuove tecnologie è oggi possibile, ad esempio, coltivare piante in spazi davvero ristretti grazie ai cosiddetti “orti verticali”. Ma, al di là dell’innovazione, sempre più persone si dedicano agli orti urbani, che garantiscono salute e benessere individuali, nonché benefici per l’ambiente.

Tra i tanti progetti a difesa della biodiversità, vanno segnalati quelli a firma Slow Food, che proprio in questi giorni ha lanciato la campagna “Ama la terra. Difendi il futuro” per costruire un mondo migliore. Sostenendo un prodotto si dà dignità al lavoro di chi lo ha realizzato e linfa vitale a intere comunità in ogni parte del mondo. Un futuro che può essere garantito soltanto preservando la biodiversità.