ANALISI / Le lacrime di Virginia

Raggi
Dunque in meno di 24 ore e a 70 giorni dalle elezioni amministrative, la giunta Raggi ha perso due figure di peso, l’assessore al Bilancio Marcello Minenna e la capo di gabinetto, Carla Raineri. Insieme a tre manager dei vertici di Ama e Atac, dimissionari. Il rischio – avvertono gli analisti – è la paralisi.

Ma le letture, com’è ovvio che sia, sono differenti tra loro.

I giornali – ma non è una novità – ci danno dentro. “Il Messaggero” dei Caltagirone è impietoso, “Il Corriere della Sera” dedica alla notizia l’editoriale di prima pagina affidandolo a Pierluigi Battista, mentre “Repubblica”, usando un termine più degno della criminalità organizzata, parla di “faida” interna al Movimento Cinque Stelle.

La stessa “Repubblica” ospita in prima pagina l’editoriale di Massimo Giannini (che torna a scrivere per il quotidiano dopo la parentesi televisiva), intitolato “L’innocenza perduta”. Scrive l’ex Ballarò: “Se Roma è lo ‘stress test’ che misura la capacità di governo del Movimento 5 Stelle, i segnali che arrivano dalla Capitale non sono confortanti per il Paese. Diciamo la verità, nessuno poteva pretendere che la giunta guidata da Virginia Raggi, in poco più di un mese, potesse ripulire la città eterna di tutti i suoi atavici mali: mafia e monnezza, buche e pantegane. Ma allo stesso modo nessuno poteva immaginare che il Campidoglio pentastellato, dopo appena settanta giorni, facesse saltare cinque poltrone in un colpo solo”.

Tutto vero. E aggiunge: “Un fatto grave. Anche al di là delle ovvie invettive del Pd, che farebbe bene a non maramaldeggiare troppo sulla Capitale, visto che ha allegramente e colpevolmente contribuito a ridurla com’è”. Stravero anche questo.

Di certo, i grillini non sono esenti da colpe. Tanto più gravi, nella consapevolezza di avere i riflettori puntati addosso. Gli stipendi dello staff, ad esempio, rappresentano un autogol abbastanza banale da parte di chi, in parlamento, destina parte del compenso a finanziare la microimpresa. Sarebbe quindi più utile, anziché indagare tra la base (operazione che oggi fanno i giornali alimentando il polverone e la confusione), rilevare e analizzare le ragioni dello smarrimento che oggi assale buona parte di chi l’ha votati. Perché lì sono annodate le inquietudini e i “non capisco” su scelte dissennate, iter procedurali e conseguenti polemiche che investono chi ha assunto la “diversità” come bandiera.

Insomma, si domandano molti cittadini, perché chi ha esaltato la necessità di cambiamento (legittimissima) in campagna elettorale, s’è poi affidato ad assessori e manager non certo di prima investitura o di primo pelo, vedi ex consulenti Ama pagati a peso d’oro o magistrati ugualmente superpagati e per i quali è stato necessario il parere decisivo dell’Anac di Raffaele Cantone? Qual è, ad esempio, il ruolo di Raffaele Marra, il dirigente di scuola alemanniana oggi tanto potente all’interno dei Cinque Stelle?

Non sarebbe stata più apprezzabile l’opzione di tecnici juniores sfornati dagli atenei romani, giovani dal curriculum impeccabile, esperti della materia da trattare, animati da entusiasmo e capacità tecnologiche in linea con i tempi?

C’è un’altra contraddizione che salta agli occhi: chi sbandiera necessità di comunicazione e di trasparenza, abusando spesso di questi termini, perché non tenta di spiegare a 360 gradi – basta con i soliti comunicati su Facebook! – le ragioni vere di tale situazione e di queste scelte, al di là del “dibattito interno al movimento” (che sa tanto delle correnti dei partiti in stile anni Settanta), quello che i giornali riassumono in “concentrato di veleni”? Solo inesperienza, conflitti tra “direttorii”, protagonismi, colpevoli di paralizzare la macchina amministrativa, di fermare la riorganizzazione delle partecipate, di far slittare l’assestamento di bilancio, di lasciare Atac e Ama in balia del mare di problemi?

La resa dei conti avverrà proprio all’Appio. Il 17 settembre è previsto il tagliando alla giunta al Teatro Golden di via Taranto. Facebook, finalmente, finirà in secondo piano.